di Cristiano Micucci Mix
(Per colpa della crisi ieri alla fiera invece di comprare due tartarughine ne ho presa solo una. Come cena è stata piuttosto misera)
C'è questo mio amico, lui ha un criceto. All'inizio l'aveva messo in una bella gabbia col fondo di plastica verde e le sbarre bianche. C'erano una ruota, quella classica che uno pensa sempre di attaccarci una dinamo e mandarci delle robe elettriche, e un po' di altri giochini per far svagare l'animale lì, il criceto. (A me alcuni di quei giochini hanno fatto pensare agli attrezzi delle palestre, perché le palestre, alla fine di tutto, sono nient'altro che gabbie, solo che paghiamo l'ingresso, per non pensarci). Era una gabbia di tutto rispetto, molti altri criceti domestici l'avrebbero invidiata. A terra, appoggiata al muro, assolveva con dignità alla sua missione di casa forzata per il roditore.
Poi un giorno vado a casa di questo amico e, appoggiato al muro, al posto della gabbia dignitosa, trovo il brutto trip da LSD di un designer di gabbie per criceti che ha assunto forma materiale. Quattro piani, scale, pertiche, botole, una intricatissima rete di tunnel multicolori, sezioni di gallerie esterne alle sbarre, per depositare cibo e - in caso di criceti parecchio intelligenti - articoli di quotidiani. In cima, frutto del momento più alto del trip, un tunnel sospeso nel vuoto, con nel mezzo una sfera rotante, evoluzione nella terza e quarta dimensione della cara vecchia ruota per criceti.
Lo so, che dovrebbe essere il criceto più contento del mondo. Cibo e casa garantiti. Una gabbia di dimensioni tali che la vita media di un criceto non basta per attraversarla tutta, garantendo l'illusione della libertà. (Noi pure siamo in una gabbia di quel tipo, cosa credete?). E lo so, che il criceto sta bene, mangia, dorme, corre nella sfera (diomio) e conduce un'esistenza spensierata. Se non fosse per quei giganti che ogni tanto s'avvicinano e lo fissano sarebbe sul serio l'essere più felice del creato. Lo so, lo so, che va bene così.
Infatti non dovrei dirlo che il mio sogno più grande è arrivare un giorno a casa di questo mio amico e trovarlo chinato sulla gabbia, con lo sguardo di quelli che hanno parcheggiato al volo per prendere il giornale, escono dopo 20 secondi dall'edicola e si trovano la macchina bloccata dalla ditta di traslochi col montacarichi che fa già su e giù. Allora pure io mi chino sulla gabbia, e vedo un buco nel fondo di plastica, e il buco continua nel pavimento, un buco piccolo, che ci passa giusto giusto un criceto. E il buco continua ancora, e diventa una galleria, grigia, polverosa, che però non fa il giro, non circùita, e chissà dove sbuca. Sono lì, in ginocchio, che guardo ammirato quella via di fuga e immagino il criceto su una spiaggia esotica (facciamo Zihuatanejo, anche se ormai dev'essere affollatissima) a bere margarita e fumare sigari.
Dopo un mese al mio amico arriva una cartolina. Non c'è scritto niente. Arriva da Zihuatanejo. "Te l'avevo detto di non dargli la pagina del cinema".
[Occupy Everything. Occupy Barabba.]
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