mercoledì 29 gennaio 2014

Son fatto così (22)

Son fatto che sono nato in una casa dove non c'era neanche un libro, e per questo, forse, penso di avere una malattia: voglio leggere tutto, dalla prima all'ultima riga. Tutto, cioè tutto quello che è stato scritto nel mondo e tradotto nella mia lingua, o magari in inglese, che è l'altra lingua che un po' conosco, anche se sarebbe meglio che qualcuno avesse il mio stesso tipo di malattia ma rivolto alla traduzione. Si farebbe prima.
La mia paura più grande è di diventare cieco, e so che un giorno lo diventerò, perché sono convinto che se uno ha paura di qualcosa quella cosa prima o poi gli viene. Va sempre a finire così. Hai paura del cancro? Ti viene il cancro. Hai paura del parkinson? Quando hai l'età ti viene il parkinson. Hai paura dell'ipertensione? Diventi iperteso. Hai paura di prender freddo? Prendi freddo anche se hai quattro maglioni uno sopra l'altro. E così via, vale per tutti. Un giorno mi son visto una macchia gialla allo specchio, esattamente sopra la pupilla, è ancora lì, i dottori dicono che non è niente.
Diventerò cieco. Non credo che sia una questione fisica o parapsicologica come quelli che dicono che è il cervello a farci ammalare o eventualmente guarire, che la testa comanda il corpo, che l'omeopatia, che lo stile di vita, eccetera. No. Credo piuttosto nella Sfiga. Son fatto così.

lunedì 27 gennaio 2014

Trucchi della borghesia (97)

Riflettevo, e allargando il pensiero dalla puttanOOPS del film in questione [Carrie - NdR] ai remake in generale m'è parso che dietro questa cosa dei rifacimenti ci sia lo zampino della borghesia.

(di Massimiliano Calamelli "mc")

mercoledì 15 gennaio 2014

venerdì 10 gennaio 2014

Barabba Elettrolibri: Mix - M1CR0RACC0NT1 D1G1TAL1

Mi dispiace ma non capirete. Non che siate stupidi, certo. Cioè, alcuni di voi magari lo sono, ma non è quello il problema, con questo libro. Il problema è che anche il più intelligente tra voi è e resta una creatura analogica. Siete schiavi delle sfumature, delle variazioni infinitesimali, del continuo. Potete apprezzare un buon vino, una sinfonia, un romanzo scritto a parole. Questo libro però no. Non è per voi. Il mio consiglio, infatti, è quello di non leggerlo. Passate al prossimo. Mi ringrazierete.

(Cristiano "Mix" Micucci, dalla prefazione ai M1CR0RACC0NT1 D1G1TAL1)
Il libro binario di Mix esce oggi, che è il 10-01, per la nostra collana inesistente che non pubblica niente chiamata Barabba Elettrolibri. Si scarica gratis alla vecchia maniera in pdf, o alla nuova in epub e in mobi.

Se ci fosse una fascetta come per i libri di carta, direbbe una cosa del tipo: «Finora, il libro più di nicchia della Storia.»

Buona lettura.

giovedì 9 gennaio 2014

La gente si dividono in due (8)

«Tra i continui lampi caddero alcune gocce, esitanti, dividendo così i porteños in quei due partiti che, diceva Bruno, si formano sempre nelle soffocanti giornate d'afa estiva: quelli che, con espressione scettica e amareggiata, già un po' stereotipata dall'esperienza di cinquant'anni, affermano che non succederà niente, che le imponenti nuvole finiranno per sciogliersi e che il giorno dopo il caldo sarà ancora peggiore e molto più umido; e quelli, ingenui e speranzosi a cui basta un inverno per dimenticare l'oppressione di quelle giornate atrioci, i quali annunciano che le nuvole faranno piovere subito stanotte o, nella peggiore delle ipotesi, non oltre domani.
[...]
Insomma, i temporali estivi di Buenos Aires dividono gli abitanti, come in qualsiasi altra grande città del mondo, in pessimisti e ottimisti. Divisione, come spiegava Bruno a Martín, che esiste a priori, ci siano o meno temporali, ma che si rivela solo a certe condizioni, come un'immagine quando si sviluppa una lastra. E, diceva anche, se questo vale per qualsiasi regione del mondo dove esistono esseri umani, è indubbio che in Argentina, e soprattutto a Buenos Aires, la proporzione dei pessimisti è molto più alta, per la stessa ragione che il tango è più triste della tarantella o della polca o di qualsiasi altro ballo di qualunque altra parte del mondo.»

(da Sopra eroi e tombe, Ernesto Sábato, Giulio Einaudi editore, Parte seconda - capitolo sesto, versione ebook)

sabato 4 gennaio 2014

il verbo rubare: l'inesistente quarto libro di simone rossi

Quattro giorni fa, che per noi che viviamo alla velocità dell'internet è come dire l'anno scorso, è uscito il verbo rubare, l'inesistente quarto libro di simone rossi.
Il testo integrale del libro è stato pubblicato on line sul sito ilverborubare.tumblr.com nell’ottobre 2013 (serve una password per entrare, ci sono tanti modi per venirla a sapere).

Il verbo rubare è un libro elettronico a offerta libera, nel senso che non esiste la versione cartacea e puoi pagarlo quanto ti pare, anche niente (il coso con il paypal è da qualche parte sul sito di cui sopra).
In ogni caso, puoi rubare il verbo rubare gratuitamente in epub e in mobi, che chissà, magari per Natale ti hanno regalato un robo per leggere i libri elettronici e non sai ancora come sfoggiarlo.

In copertina c’è un quadro che Monk ha rubato a Rousseau per fare un disco in cui ruba i pezzi a Ellington. Il quadro si chiama il pasto del leone.

Buon appetito.

venerdì 3 gennaio 2014

Finalmente

Se incontro qualcuno che non vedo da tempo, da mesi o da anni addirittura, la prima cosa che mi dice è: «Come sei dimagrita!» E può succedere che, in caso di maschi, finisca qui, mentre, in caso di femmine, scatti lo sguardo solidale o quello felice o quello, più profondo, celebrativo, uno di quelli che brilla solo se ci conosciamo da almeno dieci anni.
Il maschio certifica un avvenuto cambiamento, se ne compiace o rallegra, ma non fa altre domande, poiché è stato cresciuto con la certezza che alle donne bisogna sempre dire che stanno bene, non sono grasse, sono solo rotonde e va bene anche qualche chilo in più, se non riescono a dimagrire. Spesso lo dicono proprio se non riesci, va bene così (anche quando una parte in quarta con il pan di spagna a tre piani e sì e no arriva a farne uno solo e pure terremotato, le dicono se non riesci, va bene così); è un po' come quando provavo a saltare la corda, a scuola, incespicavo prima di tutti e la maestra arrivava con una palla rossa tonda e sbiadita dalle pedate, dicendomi: «Prova con questa, prova a farla rimbalzare al muro, se non riesci con la corda.»

La metà delle persone, soprattutto donne, che sono a dieta si rammarica di non esserci mai riuscita prima.
La pretesa è tutta lì: riuscirci. Provare poche volte e subito riuscirci.
La metà delle persone, soprattutto donne, che sono a dieta, è riuscita a risolvere problemi di matematica molto difficili, a fare traduzioni di greco complicatissime, a risolvere quesiti di fisica in pochissimo tempo, si è diplomata, perfino laureata, magari più di una volta, va al mare nonostante tutto, digiunando la sera prima, continua a comprare riviste di moda e guardare i cartelloni pubblicitari, sapendo di non avere i soldi per quella gonna, non di essere troppo rotonda per indossarla; molto spesso si dice felice, va a fare l'aperitivo e si fotografa nei camerini mentre fa le compere, sbagliando quasi sempre la prospettiva. Ma, se glielo chiedete, si rammarica del fatto che non riesce a dimagrire. Si rabbuia in un secondo, inarca i sopraccigli o aggrotta la fronte o ancora abbassa la testa, come se avesse preso un brutto voto.
Il problema è tutto lì. Riuscirci.

Quando ho iniziato questo lungo patimento che ha un nome così breve - dieta - da farmi innervosire tutte le volte, pensavo che sarei stata felice di indossare la taglia 42 o meglio: la 41, come quando ero giovane, e sarei riuscita a comprarmi tutti i modelli di vestiti che per più di dieci anni non ho potuto mettere.
Invece no.
Oggi, 20 chili e quasi due anni dopo, sono felice solo di esserci riuscita. Nemmeno avessi scansato per un millimetro fortunato il pericolo più grosso. Riuscirci è una delle cose che fa stare meglio in assoluto.