Fratello: Oh, come si chiama quella cosa, quella cosa che fa suonare la roba del papà?!
Io: Cosa?
Fratello: Dai, quella roba di vinile!
Io: il giradischi?
(e tra 20 anni i miei figli diranno la stessa cosa delle mie adorate musicassette, che non so se si scrive così, a ben pensarci non ho mai scritto musicassette in vita mia prima di adesso, ma se dovessi scegliere, musicassette lo scriverei sempre così, voi fate pure come vi pare)
mercoledì 31 agosto 2011
martedì 30 agosto 2011
Cicatrici: una recensione
Il libro più bello che ho letto in vacanza non l’ho comprato, ma scaricato gratuitamente da internet.Matteo B. Bianchi, che a quanto pare è un nostro affezionato lettore, ha speso delle parole bellissime per il nostro ebook di sfregi e difetti uscito qualche tempo fa (potete leggerle sul suo blog e su l'Unità). Noi lo ringraziamo e lo ricopriamo di baci.
È l'inizio della fine (3) | Trucchi della borghesia (35)
Qualcuno saprebbe spiegarmi il momento preciso e il motivo per cui a un certo punto della nostra esistenza le scarpe son diminuite tutte di un numero, un numero e mezzo? Ché, per esempio, quand'ero già un ometto fatto e formato, portavo il 42, me lo ricordo bene, e invece, adesso, porto il 41. Ma anche voi, se ci pensate, vi è rimpicciolito il piede.
lunedì 29 agosto 2011
Domatori
Eran già dei giorni che pioveva che dio la mandava, e la strada sterrata che da Rolo porta a Novi di Modena era diventata un pantano che non si poteva percorrere neanche coi carretti tirati dalle vacche. Solo che bisognava percorrerla lo stesso, quella strada lì, che era l'unica e bisognava portare in paese il raccolto, la frutta, le uova, la roba per tirare su qualche soldo e mangiare. Così tutti i contadini del vicinato partivano con le vacche e il carretto, poi arrivavano al valico sul canale e immancabilmente le vacche ci finivano dentro, sempre, quasi tutte, facendo scaravoltare il carico prezioso dentro all’acqua e soprattutto loro, le vacche, si ritrovavano immerse fino al collo e non ne volevano sapere di risalire. I contadini ci mettevano un giorno intero, delle volte, per tirarle fuori.
Allora mio bisnonno, che si chiamava Archimede e dicevano che avesse la doppia nervatura, una mattina ha svegliato mio nonno, Corrado, suo figlio adolescente, e gli ha detto Veh Corrado, m’è venuta un’idea, non l’ha mai fatto nessuno, ma ci proviamo. Poi ha preso due tori grossi e giovani dalla stalla e li ha legati a al carretto vuoto.
Babbo, cosa sei dietro a fare?, gli ha chiesto Corrado.
Eh, attacchiamo i tori al carretto, gli ha risposto Archimede ridacchiando.
Ma sei matto? - gli ha detto ancora Corrado - Non son mica delle vacche, non riesci mica a farli andar via dritti, due tori.
Adesso poi vediamo - gli ha risposto Archimede ridendo - salta su.
E mio nonno, Corrado, il figlio di Archimede, senza capirci niente è montato sul carro di fianco a suo padre, che aveva già le briglie in mano, come al solito, come quando andavano in paese col carretto pieno, solo che adesso il carretto era vuoto e a tirarlo c’eran due tori che sbattevano gli zoccoli nervosi nel fango e mandavano delle sbuffate dalle narici. C’era da aver paura davvero.
Mio bisnonno, Archimede, invece, non ha fatto una piega, ha dato un colpo con le briglie e son partiti. Così, sotto la pioggia, nella strada sterrata che da Rolo porta a Novi di Modena e che era un pantano indescrivibile, andavano coi tori al trotto, prima, ma poi sempre più forte, e dagli zoccoli posteriori delle bestie arrivavano degli zampilli di fango come se piovesse merda dal basso.
Dopo un po', con la velocità sempre in aumento, i tori ormai stavano correndo forte, nervosi, bizzarri, cattivi, correvano verso il valico sul canale, quello dove le vacche s’impantanavano e i carretti si rovesciavano, correvano senza rendersi conto, solo con la rabbia di avere delle cose attaccate al collo. E ogni tanto Corrado, mio nonno, si girava verso suo padre, Archimede, lo guardava e poi guardava la strada, lo riguardava e tornava a guardare la strada, e Archimede, invece, era lì che sorrideva e sputazzava via il fango che veniva su dai due bestioni bellissimi e stupidi che correvano impazziti.
Oh, papà, io salto giù, gli diceva Corrado.
‘spetta, valà, tra un po’, rispondeva Archimede ridendo e sputazzando.
Ma diobono, andiamo troppo forte!, gridava mio nonno.
‘spetta, t’ho detto, rispondeva ancora Archimede, e intanto teneva suo figlio con una mano per non farlo cadere e non farlo saltare.
Erano già a qualche metro dal canale quando Archimede, sempre con la faccia che sembrava divertirsi come un matto, si è girato verso mio nonno, suo figlio, e gli ha detto Corrado, conto fino a tre, poi saltiamo giù.
Uno.
Due.
E tre!
Subito, mio nonno, Corrado, è saltato giù dalla sua parte. Archimede, suo padre, dall’altra.
Il carretto è andato a finire dritto nel canale e si è rovesciato, e i tori, da tanto che andavano forte, son caduti, han picchiato la testa fortissimo e si sono ritrovati nell'acqua fino al muso, rintronati e scemi, scuotevano la testa e muggivano da fare compassione.
Corrado era per terra che controllava di non essersi fatto niente di grave. Archimede, invece, non ha fatto una piega: si è tirato su, è andato nel canale a piedi, comminando, ha preso i tori per le anelle del naso, li ha legati al carretto e li ha tirati fuori dall'acqua, poi li ha riportati a casa: i due tori, il carretto, e suo figlio, Corrado, che non ci aveva ancora capito niente.
Il giorno dopo sì, ha capito, quando è successo che delle altre vacche, come al solito, erano andate a finire nel canale e il contadino di turno non riusciva a tirare fuori il carretto e le bestie. Allora Archimede ha preso i due tori e loro, oh, non ci credeva nessuno, uscivano dalle case per vedere, addirittura, ché loro, i due tori, andavano al trotto, mansueti, arrivavano al canale e mio bisnonno gli attaccava con delle corde le vacche e il carretto impantanati e tiravano su tutto in cinque minuti, con grande gioia degli altri contadini.
Per qualche settimana quello lì è stato il suo lavoro, e anche quello di suo figlio, Corrado, che gli dava una mano per andare a ripescare le vacche e i carretti degli altri contadini. Tutto il paese diceva che Archimede era un domatore di tori, era un doma-tori.
***
E qui finisce la storia, me l'ha raccontata mio nonno, Corrado, qualche tempo fa per la prima volta. E quando mi racconta queste cose, gli viene una faccia che lo vedi proprio quanta ammirazione aveva per quel fenomeno di suo padre, mio bisnonno, Archimede.
Io, invece, è strano, io sto sempre a grattarmi la testa, e tutte le volte mi guardo le braccia, il petto, le gambe, e penso che se è proprio vero che sono suo pronipote, che sono il pronipote di Archimede, boh, mi domando dov'è che sbagliano le teorie sull'evoluzione della specie.
Allora mio bisnonno, che si chiamava Archimede e dicevano che avesse la doppia nervatura, una mattina ha svegliato mio nonno, Corrado, suo figlio adolescente, e gli ha detto Veh Corrado, m’è venuta un’idea, non l’ha mai fatto nessuno, ma ci proviamo. Poi ha preso due tori grossi e giovani dalla stalla e li ha legati a al carretto vuoto.
Babbo, cosa sei dietro a fare?, gli ha chiesto Corrado.
Eh, attacchiamo i tori al carretto, gli ha risposto Archimede ridacchiando.
Ma sei matto? - gli ha detto ancora Corrado - Non son mica delle vacche, non riesci mica a farli andar via dritti, due tori.
Adesso poi vediamo - gli ha risposto Archimede ridendo - salta su.
E mio nonno, Corrado, il figlio di Archimede, senza capirci niente è montato sul carro di fianco a suo padre, che aveva già le briglie in mano, come al solito, come quando andavano in paese col carretto pieno, solo che adesso il carretto era vuoto e a tirarlo c’eran due tori che sbattevano gli zoccoli nervosi nel fango e mandavano delle sbuffate dalle narici. C’era da aver paura davvero.
Mio bisnonno, Archimede, invece, non ha fatto una piega, ha dato un colpo con le briglie e son partiti. Così, sotto la pioggia, nella strada sterrata che da Rolo porta a Novi di Modena e che era un pantano indescrivibile, andavano coi tori al trotto, prima, ma poi sempre più forte, e dagli zoccoli posteriori delle bestie arrivavano degli zampilli di fango come se piovesse merda dal basso.
Dopo un po', con la velocità sempre in aumento, i tori ormai stavano correndo forte, nervosi, bizzarri, cattivi, correvano verso il valico sul canale, quello dove le vacche s’impantanavano e i carretti si rovesciavano, correvano senza rendersi conto, solo con la rabbia di avere delle cose attaccate al collo. E ogni tanto Corrado, mio nonno, si girava verso suo padre, Archimede, lo guardava e poi guardava la strada, lo riguardava e tornava a guardare la strada, e Archimede, invece, era lì che sorrideva e sputazzava via il fango che veniva su dai due bestioni bellissimi e stupidi che correvano impazziti.
Oh, papà, io salto giù, gli diceva Corrado.
‘spetta, valà, tra un po’, rispondeva Archimede ridendo e sputazzando.
Ma diobono, andiamo troppo forte!, gridava mio nonno.
‘spetta, t’ho detto, rispondeva ancora Archimede, e intanto teneva suo figlio con una mano per non farlo cadere e non farlo saltare.
Erano già a qualche metro dal canale quando Archimede, sempre con la faccia che sembrava divertirsi come un matto, si è girato verso mio nonno, suo figlio, e gli ha detto Corrado, conto fino a tre, poi saltiamo giù.
Uno.
Due.
E tre!
Subito, mio nonno, Corrado, è saltato giù dalla sua parte. Archimede, suo padre, dall’altra.
Il carretto è andato a finire dritto nel canale e si è rovesciato, e i tori, da tanto che andavano forte, son caduti, han picchiato la testa fortissimo e si sono ritrovati nell'acqua fino al muso, rintronati e scemi, scuotevano la testa e muggivano da fare compassione.
Corrado era per terra che controllava di non essersi fatto niente di grave. Archimede, invece, non ha fatto una piega: si è tirato su, è andato nel canale a piedi, comminando, ha preso i tori per le anelle del naso, li ha legati al carretto e li ha tirati fuori dall'acqua, poi li ha riportati a casa: i due tori, il carretto, e suo figlio, Corrado, che non ci aveva ancora capito niente.
Il giorno dopo sì, ha capito, quando è successo che delle altre vacche, come al solito, erano andate a finire nel canale e il contadino di turno non riusciva a tirare fuori il carretto e le bestie. Allora Archimede ha preso i due tori e loro, oh, non ci credeva nessuno, uscivano dalle case per vedere, addirittura, ché loro, i due tori, andavano al trotto, mansueti, arrivavano al canale e mio bisnonno gli attaccava con delle corde le vacche e il carretto impantanati e tiravano su tutto in cinque minuti, con grande gioia degli altri contadini.
Per qualche settimana quello lì è stato il suo lavoro, e anche quello di suo figlio, Corrado, che gli dava una mano per andare a ripescare le vacche e i carretti degli altri contadini. Tutto il paese diceva che Archimede era un domatore di tori, era un doma-tori.
***
E qui finisce la storia, me l'ha raccontata mio nonno, Corrado, qualche tempo fa per la prima volta. E quando mi racconta queste cose, gli viene una faccia che lo vedi proprio quanta ammirazione aveva per quel fenomeno di suo padre, mio bisnonno, Archimede.
Io, invece, è strano, io sto sempre a grattarmi la testa, e tutte le volte mi guardo le braccia, il petto, le gambe, e penso che se è proprio vero che sono suo pronipote, che sono il pronipote di Archimede, boh, mi domando dov'è che sbagliano le teorie sull'evoluzione della specie.
venerdì 26 agosto 2011
Meraviglie dalla campagna (4)
Lo schifo.
Sono andato per chiudere il pollaio e le galline si stavano mangiando un uovo.
Sono andato per chiudere il pollaio e le galline si stavano mangiando un uovo.
mercoledì 24 agosto 2011
Croccantissima: un ebook
Non è per deludere un giovane scrittore che gli mostriamo che il suo brano di narrativa commestibile, autodistruttiva o fai-da-te ha venerabili antecedenti nella storia delle avanguardie. È da una parte per fornirgli padri e compagni spirituali, dall’altra per evitargli di sprecare la sua energia immaginativa: per risparmiargli la fatica di reinventare in continuazione la ruota.simone rossi - suonatore di clarini e chitarrini, scrittore e gran brava persona - ha fatto uscire il suo nuovo libro autoprodotto e in materiale cartaceo. Si chiama croccantissima e, se volete comprarlo, dovete seguire le istruzioni che trovate sul suo sito.
(John Barth)
simone rossi, però, che è anche un barabbista per meriti conseguiti sul campo e, come già detto, una gran brava persona, ha deciso con croccantissima di farci anche un libro elettrico e di farlo uscire per la nostra tanto amata Barabba Edizioni: potete scaricarlo gratuitamente qui in pdf e qui in epub.
Fatene buon uso, leggetelo; poi, magari, se vi piace, compratelo, ché la versione cartacea e profumata, corredata dai disegnini di un certo Francesco Farabegoli, ha una fragranza tutta particolare.
Buona lettura.
martedì 23 agosto 2011
Croccantissima: esce domani
Il nuovo libro di simone rossi (che si scrive con le minuscole, ricordatevelo) è già uscito qualche giorno addietro, in carta tangibile e profumata; se ne volete una o più copie, seguite le istruzioni che trovate sul suo sito.
simone rossi, tuttavia, lo sapete, è anche un barabbista, e quindi ha deciso di fare uscire croccantissima (questo è il titolo del suo librino, sempre con la minuscola, ricordatevelo) in ebook profumato d'elettroni, scaricabile aggratis per la premiata Barabba Edizioni.
Esce domani, se tutto va come deve andare.
simone rossi, tuttavia, lo sapete, è anche un barabbista, e quindi ha deciso di fare uscire croccantissima (questo è il titolo del suo librino, sempre con la minuscola, ricordatevelo) in ebook profumato d'elettroni, scaricabile aggratis per la premiata Barabba Edizioni.
Esce domani, se tutto va come deve andare.
venerdì 19 agosto 2011
ERRATA CORRIGE sulla Lunigiana
Niente, avevamo capito male, domenica 21 agosto non facciamo le Schegge di Liberazione con le Mondine, ma le accompagniamo semplicemente nelle terre di Bassignani e cantiamo con loro sul pullman. Le Mondine, però, il concerto lo fanno e presentano il loro spettacolo "Pietà l'è morta". Quindi, se siete in zona, venite che ne val la pena.
Ci scusiamo per il disguido.
Ci scusiamo per il disguido.
mercoledì 17 agosto 2011
21 Agosto a Merizzo: con le Mondine, sulle orme di Ebio
Si sa. Alle cose migliori è difficile non dare un seguito, un bis, una prossima puntata.
Ed è per questo, e anche perché in ormai due anni di tour non ci siamo ancora mai stati dai nostri cugini toscani, che così, al volo, come nei giri di valzer, dove mentre sei lì fermo a guardare e in un secondo, via, un braccio si allunga e tu cominci a girare e a girare, a vorticare tra i sorrisi, le Mondine, le Mondine di Novi (se non hai presente cerca su google) ci caricano in pullman e ci portano a Merizzo (MS), questa domenica 21 Agosto, a leggere le Schegge insieme alle loro meravigliose cante.
A Merizzo troveremo, tra tanti cori e tanti racconti, una storia che ha illuminato un paese, la storia di Ebio, Edoardo Bassignani, che col suo esempio antifascista ha mostrato a tutti come si resiste e come si combatte per un mondo migliore, fino all'ultimo.
Sarà un'altra occasione per ricordare a tutti che, al di là di ogni insistenza, non siamo proprio tutti uguali (la mobilitazione contro l'equiparazione tra partigiani e repubblichini comincia domani, al Campo Volo di Reggio Emilia, dove a quanto pare si è rock su e giù dal palco) e che il 25 Aprile deve essere festeggiato ogni volta che arriva il 25 Aprile.
Non c'è proprio santo che tenga, davvero.
Noi ci saremo a Merizzo, per tutti questi motivi, dalle 21 o giù di lì, con le Mondine, e anche per Ebio.
Ed è per questo, e anche perché in ormai due anni di tour non ci siamo ancora mai stati dai nostri cugini toscani, che così, al volo, come nei giri di valzer, dove mentre sei lì fermo a guardare e in un secondo, via, un braccio si allunga e tu cominci a girare e a girare, a vorticare tra i sorrisi, le Mondine, le Mondine di Novi (se non hai presente cerca su google) ci caricano in pullman e ci portano a Merizzo (MS), questa domenica 21 Agosto, a leggere le Schegge insieme alle loro meravigliose cante.
A Merizzo troveremo, tra tanti cori e tanti racconti, una storia che ha illuminato un paese, la storia di Ebio, Edoardo Bassignani, che col suo esempio antifascista ha mostrato a tutti come si resiste e come si combatte per un mondo migliore, fino all'ultimo.
Sarà un'altra occasione per ricordare a tutti che, al di là di ogni insistenza, non siamo proprio tutti uguali (la mobilitazione contro l'equiparazione tra partigiani e repubblichini comincia domani, al Campo Volo di Reggio Emilia, dove a quanto pare si è rock su e giù dal palco) e che il 25 Aprile deve essere festeggiato ogni volta che arriva il 25 Aprile.
Non c'è proprio santo che tenga, davvero.
Noi ci saremo a Merizzo, per tutti questi motivi, dalle 21 o giù di lì, con le Mondine, e anche per Ebio.
domenica 7 agosto 2011
Poesie e canzoni d'amore, non d'amore e del terzo tipo
Stasera c'è l'ultimo appuntamento domenicale curato dai barabbisti per il Coccobello 2011, a Carpi. Dopo i Readingelli e le Schegge con le Mondine (ah, a proposito, è andata molto bene, domenica scorsa, ci ride ancora il culo, come si dice), arriva Guido Catalano, il più grande poeta contemporaneo vivente (e chi dice il contrario, peste lo colga).
Guido Catalano è uno che scrive delle ròbe così (da Bella ragazza mia):
Guido Catalano è uno che scrive delle ròbe così (da Bella ragazza mia):
sole baciala pure coi tuoi labbri infuocatie così (da È venuta la Tristezza):
falla calda se ha freddo
allùciala se ha buio
poi scomparve la Tristezzao così (da I bambini non baciano, vengono baciati):
mi feci il caffè
fumai la sigaretta
piovve
i bambini non baciano, vengono baciatie c'è una poesia che si chiama Decalogo, dove il poeta, come ogni poeta che si rispetti, fa quella cosa che ogni poeta che si rispetti non dovrebbe mai fare, e cioè discutere sulla poesia, e fa così:
se baciano
per lo più
è un'imposizione sociale
non scrivere poesieE insomma, se siete in zona, stasera, e magari per le ferie partite domani, lunedì, che è un giorno perfetto per una partenza intelligente, fate un bel lavoro.
se ti viene da scrivere poesie non scrivere poesie
fai altro
tipo masturbazione, pesca, decespugliazione, gocard, guarda la tele, dormi
se proprio non ce la fai a non scrivere poesie
una volta scritta la poesia
cancellala subito dal compiuter
e se l’hai stampata
appallottolala e mangiala
se proprio non riesci a distruggerla
evita perlamordiddio
di andare in giro a leggere la tua poesia in giro
anche se ti invitano a farlo non farlo
mentono
ti pigliano per il culo
sono sadici o pazzi
se qualcuno ti dice, che bella questa poesia!
non credergli
ti piglia per il culo
oppure è sadico
oppure è pazzo
non fare amicizia con i poeti
i poeti non esistono
fare amicizia con qualcuno che non esiste
è sintomo di follia
se qualcuno ti si presenta dicendo, sono un poeta
colpiscilo con tutta la forza che hai sulla fronte
col palmo aperto della mano
urlando SUCA!
evita assolutamente i raduni di poeti
se per disgrazia ti trovi a un raduno di poeti
non andarci armato
uccidere un poeta a un raduno di poeti
sarà quasi certamente considerato dalla legge italiana
un eccesso colposo di legittima difesa
non usare mai una fiamma ossidrica
per accenderti una sigaretta
venerdì 5 agosto 2011
Una vergognosa campagna elettorale
Ecco, io non sono mica bravo a fare queste cose, le campagne elettorali, ma, visto che l'ultimo anno e mezzo è stato abbastanza fitto di barabbate anche di una certa entità, faccio di popolarità populismo e vi invito a candidare Barabba ai Macchianera Blog Awards, quelli che si svolgono durante la Blogfest di Riva del Garda, dove l'anno scorso siamo stati applauditi mentre facevamo i cretini. Le categorie in cui poter candidare Barabba, boh, non lo so, fate voi, mi vengono in mente: "sito rivelazione dell'anno" (sarà poi vero?), "miglior blog collettivo" (qualunque cosa significhi), "miglior blog letterario" (ma non esageriamo, dai). E infine, visto che è piaciuto molto, se volete candidare Ci vuole del coraggio come "miglior post dell'anno", beh, io son contento, e anche Corrado.
Avete tempo fino al 31 di agosto. Intanto noi andiamo al mare e diradiamo le pubblicazioni.
Buone ferie.
Avete tempo fino al 31 di agosto. Intanto noi andiamo al mare e diradiamo le pubblicazioni.
Buone ferie.
mercoledì 3 agosto 2011
martedì 2 agosto 2011
Inseguendo un Super Santos verso l'infinito: un ebook
Il bello di avere una casa editrice inesistente, ma soprattutto una collana che non pubblica niente, è che puoi fare i libri sulla fiducia. Ieri, infatti, son lì che navigo nella rassegna stampa dei miei blog preferiti e vedo che il doc manhattan ha messo online, in pdf, una raccolta di raccontini sugli anni '80. Allora ne leggo l'esergo, che dice così:
Inseguendo un Super Santos verso l'infinito si scarica senza spese nell'antro atomico, in pdf, epub e mobi. È la nuova non-uscita della collana Barabba Elettrolibri. Buona lettura.
(Adesso, tra l'altro, lo leggo anch'io.)
Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?e poi così:
STAND BY ME – RICORDO DI UN’ESTATE
Se la missione avrà successo, questo 1985 alternativo tornerà ad essere il vero 1985e prima ancora di proseguire la lettura, contatto il doc, che di nome fa Alessandro Apreda, e gli chiedo se per caso non ha voglia di mettere l'epub scaricabile dal suo blog, ché io i pdf, sull'aicoso, proprio non ce la faccio a leggerli, lo sapete.
RITORNO AL FUTURO – PARTE II
Inseguendo un Super Santos verso l'infinito si scarica senza spese nell'antro atomico, in pdf, epub e mobi. È la nuova non-uscita della collana Barabba Elettrolibri. Buona lettura.
(Adesso, tra l'altro, lo leggo anch'io.)
lunedì 1 agosto 2011
Gli antieroi: Carlo Lievore
A Vicenza mangiano i gatti. Non si sa se sia vero, ma in Veneto dicon tutti così. Non è che si sappia esattamente da dove parte questa nomea, diciamo che probabilmente risale a qualche carestia o periodo di magra. Probabilmente è falsa, ma, anche se fosse, certamente tempo addietro i vicentini non sono stati gli unici a mangiare i gatti. Oggi non penso proprio che mangino i gatti. Però quando al ristorante a Vicenza senti dire che hanno il coniglio con la polenta un dubbio ti viene, e magari alla fine ordini una cotoletta alla milanese, o il baccalà mantecato se proprio vuoi fare quello che assaggia il piatto tipico.
Carlo Lievore nasce a Carré, nel vicentino. Non sappiamo se c'entri qualcosa con il pan carré, ma non siamo mica a tavola. Lievore nasce nel 1937, quando le famiglie erano numerose. Carlo ha un fratello maggiore che si chiama Giovanni e che fa uno sport che è abbastanza particolare, almeno per noi. Non gioca mica a pallone, per dire: lui lancia il giavellotto. Non sappiamo se per cacciare i gatti nei periodi di magra. Carlo, con la classica spinta che i fratelli minori hanno nel voler imitare quelli maggiori, comincia anche lui a lanciare il giavellotto. È bravo, Carlo. Talmente bravo che nel 1954, a diciassette anni, comincia a gareggiare con la squadra della Lanerossi e poi passa alle Fiamme Oro di Padova, un paio di anni dopo. Perché Carlo Lievore migliora, e addirittura nel 1956, ché le Fiamme Oro sono una squadra seria un bel po’, fa il record italiano. Nel 1957 diventa campione italiano assoluto.
Insomma, diventa il miglior giavellottista che l'Italia abbia mai avuto. E nel 1960 a Roma ci saranno le olimpiadi. Proprio nel 1960 Lievore fa un salto di qualità mica da ridere. Inizia a ottenere risultati degni di un vero campione, sopra gli 80 metri. A Schio, praticamente in casa, arriva a lanciare 83,60, neanche 3 metri sotto il record del mondo. E alle olimpiadi manca appena un mese. Vuoi vedere che un "mangiagatti" ti diventa campione olimpico?
Agosto del 1960 vuol dire la seicento e le gite fuori porta, l'Italia che inizia realmente ad uscire dall'economia di sussistenza post bellica e che riscopre due gambe sulle quali correre veloce. Sono le gambe di Livio Berruti, vittorioso sui 200 metri. Le gambe di Carlo Lievore invece gli giocano un brutto scherzo, in quell'agosto. Una caviglia durante un allenamento comincia a fargli male e lo porta a Roma in condizioni fisiche proibitive. Carlo non si perde d'animo, alle Olimpiadi l'importante è partecipare, no? Eppure dobbiamo immaginarci quanto bruci arrivare soltanto nono, quando sai che ti saresti potuto giocare anche l'oro, che va al sovietico Tsybulenko con un grande lancio di 84,64.
L'anno dopo, durante una riunione di atletica all'arena civica di Milano, Carlo Lievore mette tutta la voglia di rivalsa nel braccio e scaglia il giavellotto lontano, lontano, lontano. Talmente lontano che il giavellotto finisce conficcato nella pista di atletica che circonda il campo. Così lontano non l’ha mai scagliato nessuno, a prima vista. Siamo nel 1960 e quindi non ci sono le misurazioni elettroniche. Bisogna fare la misurazione manuale stendendo una fettuccia e calcolando la distanza, ma prima deve finire il programma delle gare in pista.
Il giavellotto di Lievore resta lì. E aspetta. Aspetta che si corrano i 100 metri, i 200, tutte le altre gare.
Poi, in un questa atmosfera degna di una commedia dell'assurdo, si procede alla misurazione. 86 metri e settantaquattro centimetri. È il nuovo primato mondiale.
***
(Il record di Carlo Lievore resisterà mondiale fino al 1964 e primato italiano addirittura fino al 1983. Carlo Lievore non otterrà mai nessuna medaglia a livello continentale e intercontinentale, ma il suo contributo al giavellotto italiano continuerà come allenatore. Zahra Bani, italo somala per cinque volte campionessa italiana assoluta sarà scoperta e allenata proprio da lui. Carlo Lievore è morto nel 2002, stroncato da un male incurabile).
Carlo Lievore nasce a Carré, nel vicentino. Non sappiamo se c'entri qualcosa con il pan carré, ma non siamo mica a tavola. Lievore nasce nel 1937, quando le famiglie erano numerose. Carlo ha un fratello maggiore che si chiama Giovanni e che fa uno sport che è abbastanza particolare, almeno per noi. Non gioca mica a pallone, per dire: lui lancia il giavellotto. Non sappiamo se per cacciare i gatti nei periodi di magra. Carlo, con la classica spinta che i fratelli minori hanno nel voler imitare quelli maggiori, comincia anche lui a lanciare il giavellotto. È bravo, Carlo. Talmente bravo che nel 1954, a diciassette anni, comincia a gareggiare con la squadra della Lanerossi e poi passa alle Fiamme Oro di Padova, un paio di anni dopo. Perché Carlo Lievore migliora, e addirittura nel 1956, ché le Fiamme Oro sono una squadra seria un bel po’, fa il record italiano. Nel 1957 diventa campione italiano assoluto.
Insomma, diventa il miglior giavellottista che l'Italia abbia mai avuto. E nel 1960 a Roma ci saranno le olimpiadi. Proprio nel 1960 Lievore fa un salto di qualità mica da ridere. Inizia a ottenere risultati degni di un vero campione, sopra gli 80 metri. A Schio, praticamente in casa, arriva a lanciare 83,60, neanche 3 metri sotto il record del mondo. E alle olimpiadi manca appena un mese. Vuoi vedere che un "mangiagatti" ti diventa campione olimpico?
Agosto del 1960 vuol dire la seicento e le gite fuori porta, l'Italia che inizia realmente ad uscire dall'economia di sussistenza post bellica e che riscopre due gambe sulle quali correre veloce. Sono le gambe di Livio Berruti, vittorioso sui 200 metri. Le gambe di Carlo Lievore invece gli giocano un brutto scherzo, in quell'agosto. Una caviglia durante un allenamento comincia a fargli male e lo porta a Roma in condizioni fisiche proibitive. Carlo non si perde d'animo, alle Olimpiadi l'importante è partecipare, no? Eppure dobbiamo immaginarci quanto bruci arrivare soltanto nono, quando sai che ti saresti potuto giocare anche l'oro, che va al sovietico Tsybulenko con un grande lancio di 84,64.
L'anno dopo, durante una riunione di atletica all'arena civica di Milano, Carlo Lievore mette tutta la voglia di rivalsa nel braccio e scaglia il giavellotto lontano, lontano, lontano. Talmente lontano che il giavellotto finisce conficcato nella pista di atletica che circonda il campo. Così lontano non l’ha mai scagliato nessuno, a prima vista. Siamo nel 1960 e quindi non ci sono le misurazioni elettroniche. Bisogna fare la misurazione manuale stendendo una fettuccia e calcolando la distanza, ma prima deve finire il programma delle gare in pista.
Il giavellotto di Lievore resta lì. E aspetta. Aspetta che si corrano i 100 metri, i 200, tutte le altre gare.
Poi, in un questa atmosfera degna di una commedia dell'assurdo, si procede alla misurazione. 86 metri e settantaquattro centimetri. È il nuovo primato mondiale.
***
(Il record di Carlo Lievore resisterà mondiale fino al 1964 e primato italiano addirittura fino al 1983. Carlo Lievore non otterrà mai nessuna medaglia a livello continentale e intercontinentale, ma il suo contributo al giavellotto italiano continuerà come allenatore. Zahra Bani, italo somala per cinque volte campionessa italiana assoluta sarà scoperta e allenata proprio da lui. Carlo Lievore è morto nel 2002, stroncato da un male incurabile).
si parla di:
antieroi,
Carlo Lievore,
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