Quello che succede questo weekend, di come svalichiamo da settembre a ottobre, l'abbiamo già detto (comunque, riassumendo: Blogfest, WriteCamp, Book L(a)unch). A ottobre, invece, facciamo delle altre cose, anche un po' improvvisate, per la maggior parte ligi al nostro "come viene, viene" che tanto lontano ci ha portati negli ultimi due anni.
Giovedì 6 ottobre
C'è croccantissima, il nuovo libriccino di simone rossi, allo Zammù di Bologna, dalle 21:30. Chitarrini, clarinetti, contrabbassi e letture. Una cosa collaudata, quindi. Ma croccantissima, secondo me, non l'avete ancora vista, dal vivo.
Sabato 8 ottobre
Ci trovate Fidenza (PR), al Quindie?, pensa te che nome, il primo Festival di Cultura Indipendente della zona. Alle 17:00 circa leggiamo la centoventotto rossa, il libro dell'Elena che conoscete tutti; alle 17:30, più o meno, facciamo un discorso sull'autoproduzione che non abbiamo ancora scritto, ma sarà abbastanza simile agli altri; e alle 18:00 spaccate c'è croccantissima, di cui abbiamo già detto qui sopra.
Domenica 16 ottobre
Siamo a Sassuolo (MO), il paese di Nek e del Cardinal Ruini, in occasione della seconda edizione del festival INDIDEE, che quest'anno si fonde con lo (o il) Yasujiro Ozu, un altro festival di cortometraggi abbastanza famoso. Ecco, lì saremo col nostro barabbanchetto, essenzialmente, ma presenteremo in anteprima mondiale (spoiler!) le Spellicolaggini, il prossimo libro elettrico di Barabba Edizioni, una cosa di cinema scritta da osvaldo, cioè Elena Marinelli. Saremo a Sassuolo già dal mattino. Principalmente a bere.
Per ottobre dovrebbe essere tutto. Trovate comunque tutti gli aggiornamenti nella pagina degli Appuntamenti, che ogni tanto ci ricordiamo di aggiornare. Poi a novembre facciamo delle altre cose ancora, tra cui anche le Schegge di Liberazione, ma ve lo diciamo meglio più avanti.
giovedì 29 settembre 2011
mercoledì 28 settembre 2011
martedì 27 settembre 2011
A tavola con Tiziano Fiorveluti: Platano al forno con il pesce (o viceversa)
Avete mai visto il platano? La banana verde che si chiama platano, intendo. Ce l'hanno nei supermercati molto grossi, in genere. Altrimenti lo trovate nei negozietti degli africani ed è proprio lì che vi consiglio di andare a comprarlo. Non tanto per smentire Mogol/Battisti in “Supermarket”, e nemmeno per motivi finto etici, è che in questo modo magari riuscirete a farvi suggerire a vostra volta alcune ricette. Tipo quella che hanno detto a me.
Intanto suggerisco di comprarne più di quanto ve ne serva. In questo modo, se sbaglierete i tempi di cottura o avrete problemi, potrete insistere e correggere la vostra abilità culinaria.
Detto questo, aspettate che i platani maturino. Quando sono pronti, con un coltello tagliate le estremità e incidete un lato, sbucciate e via. Avete comprato delle arachidi? Sì, proprio quelle che sgranocchiate durante la partita. Bene. Se le banane sono sufficientemente mature, potete infilarci le arachidi pressando con il dito (occhio a non distruggerle).
Spennellate con l’olio le banane e scaldate il forno a 220 gradi, poi mettetele dentro per una ventina di minuti. Fate la stessa cosa con un bel trancione di pesce (persico, suggerirei) al quale avrete praticato alcune incisioni, e infilato dentro un po' di erbette, passando poi il pesce nel pan grattato con il pepe prima di metterlo in forno.
Tirate fuori dal forno e preparate una ciotola di ghee (burro chiarificato) o di burro normale fuso, con un po' di sale. Mettete delle belle cucchiaiate di burro sulle banane, servite e mangiate. Una banana e un pezzo di pesce a testa.
(Se il vostro stomaco regge, prendete le banane e friggetele, semplicemente. Sono buonissime e basta.)
Intanto suggerisco di comprarne più di quanto ve ne serva. In questo modo, se sbaglierete i tempi di cottura o avrete problemi, potrete insistere e correggere la vostra abilità culinaria.
Detto questo, aspettate che i platani maturino. Quando sono pronti, con un coltello tagliate le estremità e incidete un lato, sbucciate e via. Avete comprato delle arachidi? Sì, proprio quelle che sgranocchiate durante la partita. Bene. Se le banane sono sufficientemente mature, potete infilarci le arachidi pressando con il dito (occhio a non distruggerle).
Spennellate con l’olio le banane e scaldate il forno a 220 gradi, poi mettetele dentro per una ventina di minuti. Fate la stessa cosa con un bel trancione di pesce (persico, suggerirei) al quale avrete praticato alcune incisioni, e infilato dentro un po' di erbette, passando poi il pesce nel pan grattato con il pepe prima di metterlo in forno.
Tirate fuori dal forno e preparate una ciotola di ghee (burro chiarificato) o di burro normale fuso, con un po' di sale. Mettete delle belle cucchiaiate di burro sulle banane, servite e mangiate. Una banana e un pezzo di pesce a testa.
(Se il vostro stomaco regge, prendete le banane e friggetele, semplicemente. Sono buonissime e basta.)
si parla di:
A tavola con Tiziano Fiorveluti
lunedì 26 settembre 2011
Nove minuti a voce alta + un minuto di silenzio
È il titolo (provvisorio) di un intervento che (forse) faremo domenica 2 ottobre durante il WriteCamp, per la blogfest di Riva del Garda, un po' come abbiamo fatto l'anno scorso. Per usare le parole di gallizio, uno degli organizzatori della riunione, l'intervento dovrebbe (e dico dovrebbe perché magari poi cambiamo idea) parlare di "come cambiano le storie e la scrittura essendo connessi; autori, editori, uditori e storie; la voce e il fenomeno; la parola performativa" più un'altra piccola cosa che non possiamo anticipare.
(A proposito: hai votato Barabba come miglior "sito o blog rivelazione dell'anno" e/o "miglior sito o blog letterario" per i Macchianera Blog Awards 2011? No? Dai, c'è tempo fino alla mezzanotte del 28 settembre. Vota Barabba.)
(A proposito: hai votato Barabba come miglior "sito o blog rivelazione dell'anno" e/o "miglior sito o blog letterario" per i Macchianera Blog Awards 2011? No? Dai, c'è tempo fino alla mezzanotte del 28 settembre. Vota Barabba.)
domenica 25 settembre 2011
La scaletta del Cacomela
Qualche ora fa, abbiamo letto delle cose per l'inaugurazione della sede dell'associazione il Cacomela, a Pieve di Trebbio, dove comincia il Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina, che, oltre ad avere un bel nome, è anche un posto incantevole. Tra un bicchiere di cabernet biologico e una White Dog spillata senza anidride carbonica, abbiamo parlato di testamenti e ultime volontà, di Schegge di Liberazione e di lumache. Di seguito trovate la scaletta con lettori, letture e rispettivi autori.
- Luca Zirondoli (carlo dulinizo): "Se morirebbe prima mia moglie", da Essendo capace di intendere e di volere a cura di Salvatore De Matteis (Sellerio, 1992)
- Marco Manicardi (Many, cioè io): "Lumaca Omnia Vorat - prima parte" di Gabriele Malavasi (capra), dagli inediti di Cronache di una sorte annunciata (Barabba Edizoni, 2010)
- Caterina Imbeni (grushenka): "Allora mi sono fermata e ho smesso per un attimo di fare le solite cose che fanno tutte le donne" di Ludovica Anselmo, da Schegge di Liberazione (Barabba Edizioni, 2011)
- Marco Manicardi (Many): "Lumaca Omnia Vorat - seconda parte" di Gabriele Malavasi (capra)
- Luca Zirondoli (carlo dulinizo): "Non correre" di Emanuele Vannini (Van deer Gaz), da Schegge di Liberazione (Barabba Edizioni, 2010)
- Marco Manicardi (Many): "Lumaca Omnia Vorat - terza parte" di Gabriele Malavasi (capra)
- Luca Zirondoli (carlo dulinizo): "Se esco vivo dalla bara", da Essendo capace di intendere e di volere
- Marco Manicardi (Many): "Lumaca Omnia Vorat - quarta e ultima parte" di Gabriele Malavasi (capra)
- Caterina Imbeni (grushenka): "Il paradiso dell'animale", da Essendo capace di intendere e di volere
sabato 24 settembre 2011
Cicatrici teatrali
Oggi sembra essere il giorno di Farabegoli: alle 19:00 spaccate, a Perugia, alla Rocca Paolina, andrà in scena CONT@TTO, indagine socio culturale nel mondo del senso a cura di Beatrice Ripoli e Valentina Renzulli per FONTEMAGGIORE Teatro Stabile di Innovazione, lo spettacolo che contiene la cicatrice 37 presa dal nostro ebook di sfregi e difetti. Se siete da quelle parti, nel centr'Italia, fateci un salto e poi diteci com'è. Merda, come si dice in questi casi.
Il numero di Playboy con Stephanie Seymour: un ebook
La prima volta che ho ascoltato Nevermind, non ho ascoltato Nevermind. Ero in discoteca la domenica pomeriggio, avevo dodici anni, ed è partita per la prima volta Smells Like Teen Spirit: mi è scoppiata la testa.Vent'anni fa, oggi, è uscito un disco che - vi piaccia o meno - ha fatto la storia della musica.
L’ultima volta che ho ascoltato Nevermind, non ho ascoltato Nevermind. Ero a casa di una donna bellissima, avevo ventisei anni, ho visto una chitarra, l’ho presa e ho suonato Come As You Are: poi ci siamo innamorati.
Vent'anni dopo, oggi, il prode Francesco Farabegoli, leader della band di Bastonate, ha chiamato a raccolta alcune penne della rete e del giornalismo musicale e ha composto un tributo a Nevermind, che noi barabbisti abbiamo impaginato e inserito nella collana Barabba Elettrolibri.
Il numero di Playboy con Stephanie Seymour è proprio un bel librone nostalgico, e potete scaricarlo gratuitamente, in pdf ed epub, da qui.
Buona lettura.
venerdì 23 settembre 2011
Nel mio mondo perfetto (4)
Nel mio mondo perfetto, non è possibile togliere la caffeina dal caffè, la teina dal tè, l'alcool dalla birra, il catrame dalle sigarette, e quello che sta suonando, o cantando, o più in generale si sta esibendo, che sia in uno stadio o davanti a cinque persone, non indossa mai, e dico mai, la maglietta della propria band. Questo, vorrei, nel mio mondo perfetto.
giovedì 22 settembre 2011
Nel mio mondo perfetto (3)
Nel mio mondo perfetto, la golf non han mai neanche iniziato a progettarla, figurati a guidarla, e la classificazione della forza di un lettore, se proprio vogliamo tenercela, comprende anche quei libri che dopo due pagine stan già volando fuori dalla finestra o nel cestino della carta da riciclare (sarei un lettore fortissimissimo), ma, soprattutto, l'importante è che non ci sia la golf. Questo, vorrei, nel mio mondo perfetto.
A tavola con Tiziano Fiorveluti: Australian Rock
Prendi due tranci di salmone fresco al banco pesce della Coop. Incidilo appena in qualche punto dove sistemerai dell'aneto e dei semi di girasole. Scalda una padella antiaderente e mettici del burro chiarificato (si chiama GHEE ed è molto usato nella cucina indiana. Negli Asian Store lo trovi sicuro. A differenza del burro normale non diventa nero e sopporta le alte temperature). Scalda bene la padella a bomba, quando è calda abbassa la fiamma, poi sbattici dentro il burro, distribuisci e poi il salmone. Tuffo nella padella e cottura di qualche minuto per lato. Nella padella io metterei anche un bel po' di semi di girasole, in modo che si tostino per bene. Quando il pesce è pronto lo tiri via e lo metti in un piatto, lasciando il resto in padella. Versi un cucchiaio o due di Bourbon nella padella (OCCHIO ALLA FIAMMATA, forse) e butti un cucchiaino di zucchero di canna. Mescoli bene e fai rapprendere per pochissimo tempo, perché il Bourbon evapora presto.
Versi il contenuto della padella in maniera uguale sui due tranci di salmone.
Contorno: un'insalata verde con dei semi di girasole crudi, così li finisci. E poi così non fai le solite patate, che peraltro ci stanno sempre da dio.
KIM SALMON era il chitarrista dei Beasts of Bourbon. Devo aggiungere altro?
Versi il contenuto della padella in maniera uguale sui due tranci di salmone.
Contorno: un'insalata verde con dei semi di girasole crudi, così li finisci. E poi così non fai le solite patate, che peraltro ci stanno sempre da dio.
KIM SALMON era il chitarrista dei Beasts of Bourbon. Devo aggiungere altro?
si parla di:
A tavola con Tiziano Fiorveluti,
Kim Salmon
mercoledì 21 settembre 2011
Gli ultimi scampoli di una vergognosa campagna elettorale
Niente, solo per ricordarvi che avete ancora una settimana di tempo, fino al 28 settembre, per votare Barabba come "sito o blog rivelazione dell'anno" e "miglior sito o blog letterario" ai Macchianera Blog Awards 2011. Si vota in questa pagina. (Bisogna esprimere una preferenza in ogni categoria, se non sapete cosa scegliere, vi diamo qualche suggerimento spudorato.)
Dai, popolo, l'hai già fatto una volta, tantissimo tempo fa, fallo ancora: vota Barabba.
Dai, popolo, l'hai già fatto una volta, tantissimo tempo fa, fallo ancora: vota Barabba.
martedì 20 settembre 2011
Stanotte ho sognato tantissimo (3)
Ero con un mio amico.
Stavamo passeggiando in un campo di carciofi - mi piacciono i carciofi - e a un certo punto il mio amico mi dice:
Sai perché i carciofi hanno le foglie?
No.
Lo vuoi sapere?
No.
Mi sono svegliata e ho bevuto un bicchiere d'acqua, poi sono tornata a letto.
Ero di nuovo con il mio amico di prima solo più vecchio di qualche anno: aveva qualche capello bianco. Stavamo passeggiando in un campo di pomodori raggrinziti - mi piacciono anche i pomodori - e a un certo punto il mio amico mi dice:
Sai perché i pomodori sono rossi?
No.
Lo vuoi sapere?
No.
Mi sono svegliata di nuovo per andare in bagno, poi sono tornata subito a letto.
Di nuovo sogno il mio amico e stavolta camminavamo sul Sole con delle calosce ignifughe. Avevo un po' caldo, lui sudava ed era un bambino biondo con gli occhiali spessi - mi piacciono gli occhiali - e mi dice:
Sai perché sto sudando e tu no?
No.
Lo vuoi sapere?
Sì: dimmelo.
Non lo so, sono un bambino.
Stavamo passeggiando in un campo di carciofi - mi piacciono i carciofi - e a un certo punto il mio amico mi dice:
Sai perché i carciofi hanno le foglie?
No.
Lo vuoi sapere?
No.
Mi sono svegliata e ho bevuto un bicchiere d'acqua, poi sono tornata a letto.
Ero di nuovo con il mio amico di prima solo più vecchio di qualche anno: aveva qualche capello bianco. Stavamo passeggiando in un campo di pomodori raggrinziti - mi piacciono anche i pomodori - e a un certo punto il mio amico mi dice:
Sai perché i pomodori sono rossi?
No.
Lo vuoi sapere?
No.
Mi sono svegliata di nuovo per andare in bagno, poi sono tornata subito a letto.
Di nuovo sogno il mio amico e stavolta camminavamo sul Sole con delle calosce ignifughe. Avevo un po' caldo, lui sudava ed era un bambino biondo con gli occhiali spessi - mi piacciono gli occhiali - e mi dice:
Sai perché sto sudando e tu no?
No.
Lo vuoi sapere?
Sì: dimmelo.
Non lo so, sono un bambino.
lunedì 19 settembre 2011
Nel mio mondo perfetto (2)
Nel mio mondo perfetto, la birra e il vino vengon serviti sempre nei bicchieri di vetro, e la notte non stiamo mica in giro a gozzovigliare per le strade, in quella cosa che chiamano movida, ma ci svegliamo all'alba, andiamo a letto presto, prestissimo la sera, ché di giorno, con la luce, dobbiamo farci trovare riposati se, metti caso, comincia una rivoluzione. Questo, vorrei, nel mio mondo perfetto.
domenica 18 settembre 2011
E quindi uscimmo a riveder il buio oltre le stelle
Io il naso all'insù, verso il cielo notturno, ce l'ho sempre avuto, con una predilezione tutta mia e un po' perversa per Cassiopea e le costellazioni circumpolari, vai a capire il perché, ma son fatto così. Poi, ieri sera, ho finito il nuovo libro di Amedeo Balbi, Il buio oltre le stelle, che come sottotitolo ha L'esplorazione dei lati oscuri dell'universo, e a parte l'aver goduto tantissimo della bellezza spropositata della prosa del Balbi, che quando scrive delle cose così, per fare un esempio:
Quello che non era suggestione, invece, finito il libro - che vi consiglio, anche se non ve ne frega niente della scienza, perché non è solo di scienza che parla il Balbi, ma di vita e soprattutto della limitatezza di noi microscopici abitanti senzienti del cosmo - quello che non era suggestione è la consapevolezza che per dirci esseri umani fatti e compiuti, per dare un senso al nostro stare qui coi piedi piantati sul nostro pianeta, apparentemente immobili, ma continuamente in moto velocissimo su noi stessi, e poi intorno al Sole, e ancora ruotando nella Via Lattea, che a sua volta gira vorticosamente in un ammasso di galassie, che si muove in un superammasso di ammassi di galassie, e che contemporaneamente si allontana a velocità indicibili da tutti gli altri innumerevoli - nemmeno riusciamo a immaginare quanti - superammassi di ammassi di galassie che popolano l'universo, ecco, per dirci esseri umani fatti e compiuti, e soprattutto continuare a tirar su il naso a riveder le stelle, non è che sia tanto importante arrivare a capire chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. L'importante è continuare a chiederselo.
__________
Poi di Amedeo Balbi vi straconsiglio Seconda stella a destra, vite semiserie di astronomi illustri. E soprattutto di votarlo ai Macchianera Blog Awards come miglior blog tecnico-divulgativo, ché è cosa buona e giusta.
Quando il segnale radio che captiamo oggi partì da 3C48, la Terra era ancora solo un abbozzo informe di magma ribollente.è addirittura eccitante, a parte questo, mi è venuto da tirar su il naso verso il cielo un'altra volta, e non ci avevo mai fatto caso, ma nel nero della notte, tra una stella e l'altra, dove avevo sempre pensato che non ci fosse granché da vedere, ho come percepito la presenza di materia ed energia, le ho sentite esprimere la loro forza gravitazionale, le ho viste ribollire, anche se sono praticamente invisibili all'occhio umano e agli strumenti di misura che i cosmologi usano per tentare di capire cosa siano. Ma forse era solo suggestione.
Di fronte a distanze così enormi, bisognava mettere in una prospettiva completamente diversa la quantità di radiazione elettromagnetica emessa da questi oggetti, tanto nel visibile che nella banda radio. In realtà, fatti i dovuti calcoli, si concluse che i quasar emettevano una quantità di energia di gran lunga superiore a quella di un’intera galassia. Un quasar era più compatto di una normale galassia, ma enormemente più brillante.
Oggi pensiamo che tanto nel cuore delle radiogalassie quanto nei quasar si nascondano, con ogni probabilità, enormi buchi neri, oggetti così massicci e compatti da generare un campo gravitazionale gigantesco, un pozzo senza fondo da cui qualunque cosa, una volta entrata, non può più riemergere. Neanche la luce.
La sola manifestazione della presenza di quel nucleo oscuro è l’enorme energia sprigionata dalla materia che vi precipita dentro: l’ultimo urlo prima della condanna all’oblio. Il materiale che si avvita inesorabilmente verso il baratro sprigiona, per attrito, enormi quantità di calore e quindi di radiazione elettromagnetica (nel caso dei quasar il calore è talmente grande che l’oggetto brilla in maniera tale da renderlo visibile a distanze eccezionali). Nel frattempo, giganteschi getti di particelle cariche vengono espulsi lungo l’asse di questa colossale trottola, avvolgendosi lungo le linee di forza del campo magnetico alimentato dalla trottola stessa. La radiazione di sincrotrone emessa in questo modo può spiegare il potente segnale radio che riceviamo da quasar e radiogalassie.
Il timido ronzio radio catturato per la prima volta dall’antenna di Karl Jansky era quindi la manifestazione di un universo violento, dove avvengono processi fisici di energia un tempo inimmaginabile. Un universo rimasto nascosto agli astronomi per secoli.
Il placido cosmo di Keplero e Galileo, dove piccoli puntini luminosi costellavano il cielo notturno lasciando immaginare un meccanismo perfetto e pressoché immutabile, era ormai superato per sempre.
Quello che non era suggestione, invece, finito il libro - che vi consiglio, anche se non ve ne frega niente della scienza, perché non è solo di scienza che parla il Balbi, ma di vita e soprattutto della limitatezza di noi microscopici abitanti senzienti del cosmo - quello che non era suggestione è la consapevolezza che per dirci esseri umani fatti e compiuti, per dare un senso al nostro stare qui coi piedi piantati sul nostro pianeta, apparentemente immobili, ma continuamente in moto velocissimo su noi stessi, e poi intorno al Sole, e ancora ruotando nella Via Lattea, che a sua volta gira vorticosamente in un ammasso di galassie, che si muove in un superammasso di ammassi di galassie, e che contemporaneamente si allontana a velocità indicibili da tutti gli altri innumerevoli - nemmeno riusciamo a immaginare quanti - superammassi di ammassi di galassie che popolano l'universo, ecco, per dirci esseri umani fatti e compiuti, e soprattutto continuare a tirar su il naso a riveder le stelle, non è che sia tanto importante arrivare a capire chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. L'importante è continuare a chiederselo.
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Poi di Amedeo Balbi vi straconsiglio Seconda stella a destra, vite semiserie di astronomi illustri. E soprattutto di votarlo ai Macchianera Blog Awards come miglior blog tecnico-divulgativo, ché è cosa buona e giusta.
sabato 17 settembre 2011
Nel mio mondo perfetto
Nel mio mondo perfetto, le canzoni col finale che sfuma non esistono, e i protagonisti dei romanzi, se non sono in prima persona, i romanzi, e il protagonista non si chiama come lo scrittore, che è un caso per cui possiamo fare un'eccezione, i protagonisti dei romanzi sai già come si chiamano dal primo paragrafo. Questo, vorrei, nel mio mondo perfetto.
venerdì 16 settembre 2011
Tipo i fratelli Coen della bassa emiliana
L'altra sera c'era questo ex partigiano emigrato clandestinamente in Cecoslovacchia che diceva che l'avevano mandato alla scuola di partito, a Praga. Gli insegnavano la storia del marxismo, la storia del movimento operaio, la storia dell'internazionalismo, la storia del socialismo, la storia del Partito Comunista e la storia dell'Unione Sovietica. E doveva sempre studiare un bel po', senza stringere dei gran rapporti coi cecoslovacchi e neanche coi suoi compagni di corso, perché la clandestinità ha le sue regole.Queste cose, e anche delle altre, le avevo scritte l'anno scorso dopo aver visto l'anteprima nazionale di un documentario molto bello girato da un paio di amici, che si fanno chiamare, quando fanno i registi insieme, i f.lli Levratti (son poi fratelli davvero).
Un giorno, raccontava, era lì seduto sotto un albero, in un parco, e leggeva le dispense che gli avevano dato alla scuola di partito. A un certo punto viene avvicinato da un insegnante, uno di quelli più importanti, uno di quelli che incutevano timore solo a guardarli da lontano. Vien lì, l'insegnante, si siede di fianco a lui, lo guarda un po' studiare, poi gli chiede: Te, dimmi, cosa ci vedi in quelle pagine?
Se devo essere proprio sincero, ha risposto l'ex partigiano emigrato clandestinamente, se devo essere proprio sincero, io, lì, in quelle pagine, ci vedo una donna nuda.
Il documentario s'intitola Memory, fughe dalla democrazia, e che sia molto bello mi pare d'averlo già detto. Quello che invece volevo dire è che adesso potete vederlo anche voi sul sito di ViaEmiliaDocFest. E, se vi piace, potete votarlo e fargli vincere dei premi, ché se lo merita, il documentario, e se lo meritano anche loro, i Levratti. Che poi son tipo i fratelli Coen della bassa emiliana, anche se adesso vivono a Milano.
A tavola con Tiziano Fiorveluti: Polpettone Garrincha
[torna a grade richiesta (?) la rubrica che infiamma gli apparati digerenti dell'internet]
Fai fare del macinato dal macellaio. Cioè, vai dal macellaio, quello vero. Gli dici di farti mezzo chilo di macinato e lui ti chiederà "Come lo vuoi?" oppure "di manzo?" oppure "Lo vuoi misto?" e cose così. Tu digli che lo vuoi misto, ma misto come dici tu, vale a dire: metà carne bianca (tacchino o pollo), un quarto di MORTADELLA (e qui il macellaio farà un sorriso come un massone che capisce che sta parlando con un altro massone) e poi l'ultimo quarto di FEGATO (qui il sorriso si chiuderà, lasciando il posto a un misto di stupore e incredulità). Alcuni macellai integralisti si rifiutano di mettercerlo, il fegato, ma tu insisti. Se lui si rifiuta definitivamente, ha perso un cliente. Se invece accetta, diventerà il tuo macellaio di fiducia, e a quel punto gli compri anche delle uova (te ne serviranno 3) e del pan grattato (se gratti il pane vecchio è meglio, però).
Vai a casa bello contento e mischia il macinato con l'uovo, il pan grattato e alcune spezie a tua scelta. Io consiglio semplicemente sale, pepe nero, erba cipollina. Il fegato è già saporito, così si esalta.
Fai un bel cilindrone di carne e lo sbatti in forno a 220 per... io farei una mezz'ora, ma dopo venti minuti prova a sentirlo. Dipende molto da quanto lo fai spesso (nel senso dello spessore). E NON FARTI INGANNARE! Il Polpettone diventerà NERO perché la carne di fegato diventa nera, funziona così, non spaventarti, non sta bruciando.
Io come contorno farei le patate lesse, poi vedi tu. NON USARE MAI L'ACQUA DELLE PATATE LESSE PER QUALCOS'ALTRO. Rischi di andare all'ospedale secco. Le patate, crude, sono piuttosto tossiche. L'acqua di cottura meno ma... Quindi PATATE LESSE, con un bel cuore di prezzemolo verde.
Ci vorrebbe anche il blu per fare la bandiera del Brasile, ma l'anice e il Curaçao li sconsiglierei.
Fai fare del macinato dal macellaio. Cioè, vai dal macellaio, quello vero. Gli dici di farti mezzo chilo di macinato e lui ti chiederà "Come lo vuoi?" oppure "di manzo?" oppure "Lo vuoi misto?" e cose così. Tu digli che lo vuoi misto, ma misto come dici tu, vale a dire: metà carne bianca (tacchino o pollo), un quarto di MORTADELLA (e qui il macellaio farà un sorriso come un massone che capisce che sta parlando con un altro massone) e poi l'ultimo quarto di FEGATO (qui il sorriso si chiuderà, lasciando il posto a un misto di stupore e incredulità). Alcuni macellai integralisti si rifiutano di mettercerlo, il fegato, ma tu insisti. Se lui si rifiuta definitivamente, ha perso un cliente. Se invece accetta, diventerà il tuo macellaio di fiducia, e a quel punto gli compri anche delle uova (te ne serviranno 3) e del pan grattato (se gratti il pane vecchio è meglio, però).
Vai a casa bello contento e mischia il macinato con l'uovo, il pan grattato e alcune spezie a tua scelta. Io consiglio semplicemente sale, pepe nero, erba cipollina. Il fegato è già saporito, così si esalta.
Fai un bel cilindrone di carne e lo sbatti in forno a 220 per... io farei una mezz'ora, ma dopo venti minuti prova a sentirlo. Dipende molto da quanto lo fai spesso (nel senso dello spessore). E NON FARTI INGANNARE! Il Polpettone diventerà NERO perché la carne di fegato diventa nera, funziona così, non spaventarti, non sta bruciando.
Io come contorno farei le patate lesse, poi vedi tu. NON USARE MAI L'ACQUA DELLE PATATE LESSE PER QUALCOS'ALTRO. Rischi di andare all'ospedale secco. Le patate, crude, sono piuttosto tossiche. L'acqua di cottura meno ma... Quindi PATATE LESSE, con un bel cuore di prezzemolo verde.
Ci vorrebbe anche il blu per fare la bandiera del Brasile, ma l'anice e il Curaçao li sconsiglierei.
si parla di:
A tavola con Tiziano Fiorveluti
giovedì 15 settembre 2011
Una poesia
se alle cose
reali
togli zero
è uguale
__________
(Tempo fa c'era un concorso per la Marcos y Marcos, si chiamava Trent'anni DiVersi, bisognava mandare una poesia su un tema a scelta tra "la differenza" e "l'indifferenza"; io ho spedito quella che leggete qui sopra, e avevo detto alla Marcos y Marcos di scegliere loro, dove metterla. Comunque, non ho vinto niente.)
reali
togli zero
è uguale
__________
(Tempo fa c'era un concorso per la Marcos y Marcos, si chiamava Trent'anni DiVersi, bisognava mandare una poesia su un tema a scelta tra "la differenza" e "l'indifferenza"; io ho spedito quella che leggete qui sopra, e avevo detto alla Marcos y Marcos di scegliere loro, dove metterla. Comunque, non ho vinto niente.)
Cicatrici: 37
[Lo sfregio sul viso del prode Francesco Farabegoli, che trovate già nell'ebook di Cicatrici uscito un paio di mesi fa per Barabba Edizioni, ci han detto ieri che è stato scelto per un laboratorio teatrale sul "tatto" e che verrà rappresentato davanti a un pubblico vero; appena avremo nuove sulla questione, ve le segnaleremo, ma intanto mettiamo la cicatrice qui sul blog, ché siamo molto contenti per noi, per voi e per il Farabegoli.]
(Posizione)
Sul sopracciglio sinistro. Poco sopra, proprio sull’attaccatura delle sopracciglia più alte. Si vede a malapena. Se volete essere miei amici fate finta di notare la mia cicatrice sul sopracciglio sinistro. Ditemi che è sexy.
(Cause)
Sono stato picchiato a sangue da cinque fascisti, tre sere dopo il mio diciottesimo compleanno. Il battesimo del fuoco, viverla sulla propria pelle. E io a volte quando bevo parlo troppo, avreste dovuto conoscermi a diciott’anni. Oddio, forse non erano proprio fascisti. Cioè i fascisti dalle parti del mio diciottesimo compleanno li vedevo davvero DAPPERTUTTO, ecco. I fottuti fasci, il fascismo pasoliniano col sorriso stampato in volto e quelli che manovrano la finanza planetaria e tengono i diti sui bottoni. Però magari non ricordo correttamente e non erano proprio cinque, sto arrotondando perché quando sei gracile e prendi le botte in faccia non stai lì a contare i cazzotti che ti arrivano e quanti sono i pugni che li danno, due più o due meno, i fottuti fasci. I dettagli sfumano nel tempo. Ero per terra e sanguinavo, questo sì. Ad essere brutalmente sincero forse è stato un po’ prima del mio diciottesimo compleanno, perché in effetti ora che ci penso qualcuno me la faceva notare già in prima liceo. E non erano cinque, e non erano fasci. Mia mamma diceva che me la son fatto da bambino cadendo dal seggiolone e lei s’era preoccupata perché buttava sangue, quanto sangue diceva, al pronto soccorso t’han dato i punti, diceva. I fottuti fascisti.
(Conseguenze)
La mia cicatrice si è integrata al resto del corpo, più o meno ai tempi in cui i fascisti si sono integrati con la politica italiana del 2000. Quando avevo quindici anni ho visto una puntata di 90210 e qualcuna diceva che la cicatrice sul sopracciglio di qualcuno era sexy. Ho pensato “ehi”. Dai quindici ai diciotto corrugavo la fronte appena possibile. Dai diciotto in poi avevo gli occhiali e non corrugavo più niente, e poi ho semplicemente capito che per tenerla in mostra avrei dovuto smettere di mangiare così tanto e ho pensato che il gioco non valesse la candela. A forza di concedermi eccezioni sono arrivato al punto che questo pezzo lo scrivo con addosso una camicetta nera e quale miglior prova che anche in questo i fascisti hanno vinto. E il seggiolone ha perso. Se ci guardi, in giro ci sono molti più fascisti e cicatrici che seggioloni. Un fascista, o una cicatrice, è per sempre. Dopo i sei anni, il seggiolone ti serve solo da copiare il design.
di Francesco Farabegoli
(Posizione)
Sul sopracciglio sinistro. Poco sopra, proprio sull’attaccatura delle sopracciglia più alte. Si vede a malapena. Se volete essere miei amici fate finta di notare la mia cicatrice sul sopracciglio sinistro. Ditemi che è sexy.
(Cause)
Sono stato picchiato a sangue da cinque fascisti, tre sere dopo il mio diciottesimo compleanno. Il battesimo del fuoco, viverla sulla propria pelle. E io a volte quando bevo parlo troppo, avreste dovuto conoscermi a diciott’anni. Oddio, forse non erano proprio fascisti. Cioè i fascisti dalle parti del mio diciottesimo compleanno li vedevo davvero DAPPERTUTTO, ecco. I fottuti fasci, il fascismo pasoliniano col sorriso stampato in volto e quelli che manovrano la finanza planetaria e tengono i diti sui bottoni. Però magari non ricordo correttamente e non erano proprio cinque, sto arrotondando perché quando sei gracile e prendi le botte in faccia non stai lì a contare i cazzotti che ti arrivano e quanti sono i pugni che li danno, due più o due meno, i fottuti fasci. I dettagli sfumano nel tempo. Ero per terra e sanguinavo, questo sì. Ad essere brutalmente sincero forse è stato un po’ prima del mio diciottesimo compleanno, perché in effetti ora che ci penso qualcuno me la faceva notare già in prima liceo. E non erano cinque, e non erano fasci. Mia mamma diceva che me la son fatto da bambino cadendo dal seggiolone e lei s’era preoccupata perché buttava sangue, quanto sangue diceva, al pronto soccorso t’han dato i punti, diceva. I fottuti fascisti.
(Conseguenze)
La mia cicatrice si è integrata al resto del corpo, più o meno ai tempi in cui i fascisti si sono integrati con la politica italiana del 2000. Quando avevo quindici anni ho visto una puntata di 90210 e qualcuna diceva che la cicatrice sul sopracciglio di qualcuno era sexy. Ho pensato “ehi”. Dai quindici ai diciotto corrugavo la fronte appena possibile. Dai diciotto in poi avevo gli occhiali e non corrugavo più niente, e poi ho semplicemente capito che per tenerla in mostra avrei dovuto smettere di mangiare così tanto e ho pensato che il gioco non valesse la candela. A forza di concedermi eccezioni sono arrivato al punto che questo pezzo lo scrivo con addosso una camicetta nera e quale miglior prova che anche in questo i fascisti hanno vinto. E il seggiolone ha perso. Se ci guardi, in giro ci sono molti più fascisti e cicatrici che seggioloni. Un fascista, o una cicatrice, è per sempre. Dopo i sei anni, il seggiolone ti serve solo da copiare il design.
di Francesco Farabegoli
mercoledì 14 settembre 2011
martedì 13 settembre 2011
Neverending tour
Bisogna che mettiamo in fila gli appuntamenti di settembre, ché ci abbiamo le agende che scottano.
Domenica 18 settembre
A Modena, alla festa del PD, noi barabbisti emiliani facciamo le Schegge di Liberazione con il Coro delle Mondine di Novi di Modena e le gambe che un po' tremano. Dalle 19 allo spazio Cabò. L'altra volta è andata molto bene, speriamo anche stavolta.
Quasi contemporaneamente, il nostro musicarello fricchettone simonerossi presenta la sua ultima opera, croccantissima, al festival di musica violenta, amore e autoproduzione Paesaggi Sonori, dalle 18 circa a Cardano al Campo, in provincia di Varese. Dopo di lui, tra l'altro, sempre lì, ci sarà il primo reading di Per Genova, dieci anni dopo, l'ebook di cui vi parlava il buon dulinizo e che è uscito ieri. (Se poi siete a Cardano al Campo già da venerdì, c'è il concerto dei Gazebo Penguins, il cui chitarraio, lo sapete, è anche un barabbista.)
Domenica 25 settembre
Trovate il sottoscritto e il dulinizo a leggere delle cose - ancora, sinceramente, non sappiamo cosa - durante l'inaugurazione della nuova sede dell'Associazione Cacomela, a Pieve di Trebbio. Il logo l'ha disegnato l'altro giorno la nostra amica Sara Gavioli.
Venerdì 30, sabato 1 e domenica 2 ottobre
Il buon dulinizo, con lo spazio Meme e il Mattatoio Culture Club, durante il Festival del Racconto di Carpi, si è inventato un pranzo letterario coi fiocchi dal nome Book L(a)unch. Se siete in zona e avete fame, sapete dove andare.
Intanto, qualcuno di noi sarà pure alla Blogfest di Riva del Garda, per vedere se abbiamo vinto qualcosa, ma soprattutto per bere come si deve.
A ottobre facciamo delle altre cose, ma ve ne parliamo in seguito. Poi bisogna che ci prendiamo delle ferie, ché cominciamo a invecchiare e a tenere famiglia.
Domenica 18 settembre
A Modena, alla festa del PD, noi barabbisti emiliani facciamo le Schegge di Liberazione con il Coro delle Mondine di Novi di Modena e le gambe che un po' tremano. Dalle 19 allo spazio Cabò. L'altra volta è andata molto bene, speriamo anche stavolta.
Quasi contemporaneamente, il nostro musicarello fricchettone simonerossi presenta la sua ultima opera, croccantissima, al festival di musica violenta, amore e autoproduzione Paesaggi Sonori, dalle 18 circa a Cardano al Campo, in provincia di Varese. Dopo di lui, tra l'altro, sempre lì, ci sarà il primo reading di Per Genova, dieci anni dopo, l'ebook di cui vi parlava il buon dulinizo e che è uscito ieri. (Se poi siete a Cardano al Campo già da venerdì, c'è il concerto dei Gazebo Penguins, il cui chitarraio, lo sapete, è anche un barabbista.)
Domenica 25 settembre
Trovate il sottoscritto e il dulinizo a leggere delle cose - ancora, sinceramente, non sappiamo cosa - durante l'inaugurazione della nuova sede dell'Associazione Cacomela, a Pieve di Trebbio. Il logo l'ha disegnato l'altro giorno la nostra amica Sara Gavioli.
Venerdì 30, sabato 1 e domenica 2 ottobre
Il buon dulinizo, con lo spazio Meme e il Mattatoio Culture Club, durante il Festival del Racconto di Carpi, si è inventato un pranzo letterario coi fiocchi dal nome Book L(a)unch. Se siete in zona e avete fame, sapete dove andare.
Intanto, qualcuno di noi sarà pure alla Blogfest di Riva del Garda, per vedere se abbiamo vinto qualcosa, ma soprattutto per bere come si deve.
A ottobre facciamo delle altre cose, ma ve ne parliamo in seguito. Poi bisogna che ci prendiamo delle ferie, ché cominciamo a invecchiare e a tenere famiglia.
lunedì 12 settembre 2011
Per Genova, dieci anni dopo: Bonifica
Genova, piazza caricamento.
Stiamo tutti correndo, e urlando. Forte, molto forte.
Il frastuono intorno è pazzesco.
Lungo la costa, al di là del porto, una collina va a fuoco. Ma sembra farlo con calma.
Ci chiamiamo, ci cerchiamo. Nella ressa, pigiati, urtati, strisciati, tentiamo l’impossibile: rimanere uniti.
Ci riusciremo, per tutta la notte.
Genova 2001 per me sono stati due giorni di lavoro con un caldo micidiale e tre sere in casa a sentire, col telefono a filo, i tuoi amici che sono andati a mettersi nei casini.
Di giorno sballavo, pulivo, incelofanavo TV da 30 chili in su, mentre continuavo a chiedermi se c’era un collegamento tra dialogo famigliare e diagonale in pollici dello schermo.
Alla sera ascoltavo, domandavo, sentivo pareri, trattenevo stupori. Ogni fonte era buona, ogni media era utile. Solo alla notte, nei tuoi sogni, brevi sogni afosi, tutto assumeva un senso, una direzione, una precisa definizione.
Di giorno, alle mie spalle, una parete di schermi sul canale satellitare mi rimandava le immagini dei disastri, degli scontri, degli incendi. Di sera le telefonate si chiudevano su dettagli, su particolari, su perquise approfondite, su maschere da carnevale sequestrate, sui tonfi di proiettili contro il muro di uno stadio tramutato in campeggio senza ombre.
Ma tutto era astratto, vago per me, che non avevo mai visto Genova, se non per la proverbiale gita all’Acquario in seconda media, dove ricordo benissimo le sale con gli squali, le mante e le razze ma nient’altro.
Genova, per me, è diventata vera nel 2005 barra 2006. Nei giorni intorno a capodanno.
Dodici amici imbucati in un appartamento a Camogli, tre per ogni stanza, cesso escluso.
Poi altrettanti che salivano al mattino per festeggiare tutta notte e poi dormire in treno per non perdersi il cenone del primo a casa. Più una manciata di autoctoni.
Sembravamo uno squadrone, in effetti. Una squadra di calcio in piena regola, con titolari, panchina, allenatore, dirigenti e personale sportivo. Ovviamente misti. Ma lo eravamo. Davvero. Però di calcetto.
Eravamo lo Spartaco 1905 Football Club di Correggio (RE) e i suoi aficionados.
Unici grandi assiomi della squadra: anarchismo solidale, confutazione recisa del mito della preparazione atletica, rifiuto dei tatticismi e delle strategie pre post e durante partita, nessun contenimento alimentare o sessuale. Un solo rituale scaramantico: prima della partita, durante il discorso d’incoraggiamento del Presidente, ingannare l’attesa sgranocchiando ciccioli, che per chi non lo sapesse, sono biscotti di maiale. Son bravi tutti a mangiare un bue intero dopo aver corso, ma quanta gente sa fare il contrario. Gli spartachisti Sì. Forse anche per questo non sono mai andati oltre il girone, ma se è per questo non sono mai nemmeno retrocessi. Perché loro, e noi con loro, credevamo strenuamente nell’idea romantica e spontaneista di genio e sregolatezza, nel gioco spumeggiante e nell’italiano misterioso e zoppicante di Zeman.
I cori ufficiali erano tre:
- il primo ripeteva in loop “Fate Gol” (x2) + bestemmia a scelta (x2) + “Fate Gol” / “Fate Gol” (x2) + bestemmia a scelta (x2) + “Fate Gol” (ogni strofa esigeva uno scatto d’originalità)
- il secondo sull’aria di Enola gay ripeteva “La Serie B / è un pianeta fantastico / io voglio stare qui / in serie B” (solo ritornello)
- il terzo sostituiva “Spartaco” al “Fate Gol”, le bestemmie non cambiavano.
Dei primi giorni a Camogli ricordo i terrazzamenti, l’odore del pino marittimo, il treno che quasi in bilico scivola a mezza costa, le passeggiate sul lungomare, i camogliesi, non gli abitanti, i dolci, poi l’orizzonte al mattino, il pesce arrostito, le lezioni di bocce al circolo della croce verde, le parolacce in stretto idioma locale del presunto maestro, il vino bianco leggero e fresco, i Camogliesi, stavolta gli abitanti, socievoli e tranquilli, e come regalo d’accoglienza, sei teglie di focaccia, larghe un metro per un metro ciascuna.
Poi è arrivato il 31, l’ultimo dell’anno. E sono arrivati anche gli altri. Tutti felici di rivederci, tutti eccitati per la serata. E alla fine è arrivata la notte, la notte di capodanno. C’eravamo organizzati bene: 3 panini a testa, 2 bottiglie di plastica da due litri con svariate combinazioni tra vino rosso, bianco, vodka, grappa e acqua. Chi portava l’acqua era ritenuto il migliore di tutti, il più affidabile. Le birre e i caffè li avremmo trovati sul posto.
Certo, non ricordo bene la serata, un po’ per gli anni passati, un po’ per il contenuto di quelle bottiglie ma ricordo benissimo di aver festeggiato l’anno in piazza caricamento, in mezzo a migliaia di persone mentre ragazzi neri suonavano musica africana e una collina alle nostre spalle, oltre il porto, ma molto timidamente, andava a fuoco. Poi ricordo una corsa infinita nei viottoli e a ogni svolta una piazzetta diversa che ci accoglieva e ci faceva ballare prima di scappare verso quella dopo. Hip-hop, balcanica, house, rock, ska, reggae, liscio,di tutto, abbiamo ballato e cantato di tutto, credo ci sia stato anche un tendone da circo gigante ma qui potrei sbagliare, e mentre eravamo tra le piazze, nella ressa infinita della festa, i nostri cori facevano eco nelle strettoie, un po’ edulcorati per tutelare i bambini, e c’avevamo una felicità addosso e dentro, e avevamo delle risate così forti che per un attimo ho pensato che eravamo dove molti (anche tra gli Spartachisti) erano stati quattro anni prima, e che eravamo tutti come Supermario quando è iridescente, quando diventa multicolore e indistruttibile, o qualcosa del genere e che con le nostre risate e le nostre corse stavamo restituendo a Genova lo spirito e la gioia che le avevano portato via.
Ovvio, è stato solo un pensiero, ma da quella notte, Genova mi piace ricordarla così.
__________
Oggi esce un ebook collettivo e collaborativo per i dieci anni dal G8 di Genova, promosso dall'Associazione 26x1, che pare essersi ispirata a noi sia nel nome che nell'iniziativa. Noi non possiamo che sentirci orgogliosi di tutto questo e quello qui sopra è il mio piccolo contributo.
Si può scaricare l'ebook (in pdf, epub e mobi) da qui.
E se la prossima settimana siete dalle parti di Varese, a Paesaggi Sonori, Festival di musica violenta, amore e autoproduzione promosso sempre dai 26x1, potreste anche incappare nella presentazione ufficiale con letture e musiche (e per chi non li ha mai visti dal vivo sarebbe anche la volta buona per beccarsi un live dei Gazebo Penguins).
Intanto li ringraziamo, perché anche grazie a loro, dieci anni dopo nessuno dimentica.
Stiamo tutti correndo, e urlando. Forte, molto forte.
Il frastuono intorno è pazzesco.
Lungo la costa, al di là del porto, una collina va a fuoco. Ma sembra farlo con calma.
Ci chiamiamo, ci cerchiamo. Nella ressa, pigiati, urtati, strisciati, tentiamo l’impossibile: rimanere uniti.
Ci riusciremo, per tutta la notte.
Genova 2001 per me sono stati due giorni di lavoro con un caldo micidiale e tre sere in casa a sentire, col telefono a filo, i tuoi amici che sono andati a mettersi nei casini.
Di giorno sballavo, pulivo, incelofanavo TV da 30 chili in su, mentre continuavo a chiedermi se c’era un collegamento tra dialogo famigliare e diagonale in pollici dello schermo.
Alla sera ascoltavo, domandavo, sentivo pareri, trattenevo stupori. Ogni fonte era buona, ogni media era utile. Solo alla notte, nei tuoi sogni, brevi sogni afosi, tutto assumeva un senso, una direzione, una precisa definizione.
Di giorno, alle mie spalle, una parete di schermi sul canale satellitare mi rimandava le immagini dei disastri, degli scontri, degli incendi. Di sera le telefonate si chiudevano su dettagli, su particolari, su perquise approfondite, su maschere da carnevale sequestrate, sui tonfi di proiettili contro il muro di uno stadio tramutato in campeggio senza ombre.
Ma tutto era astratto, vago per me, che non avevo mai visto Genova, se non per la proverbiale gita all’Acquario in seconda media, dove ricordo benissimo le sale con gli squali, le mante e le razze ma nient’altro.
Genova, per me, è diventata vera nel 2005 barra 2006. Nei giorni intorno a capodanno.
Dodici amici imbucati in un appartamento a Camogli, tre per ogni stanza, cesso escluso.
Poi altrettanti che salivano al mattino per festeggiare tutta notte e poi dormire in treno per non perdersi il cenone del primo a casa. Più una manciata di autoctoni.
Sembravamo uno squadrone, in effetti. Una squadra di calcio in piena regola, con titolari, panchina, allenatore, dirigenti e personale sportivo. Ovviamente misti. Ma lo eravamo. Davvero. Però di calcetto.
Eravamo lo Spartaco 1905 Football Club di Correggio (RE) e i suoi aficionados.
Unici grandi assiomi della squadra: anarchismo solidale, confutazione recisa del mito della preparazione atletica, rifiuto dei tatticismi e delle strategie pre post e durante partita, nessun contenimento alimentare o sessuale. Un solo rituale scaramantico: prima della partita, durante il discorso d’incoraggiamento del Presidente, ingannare l’attesa sgranocchiando ciccioli, che per chi non lo sapesse, sono biscotti di maiale. Son bravi tutti a mangiare un bue intero dopo aver corso, ma quanta gente sa fare il contrario. Gli spartachisti Sì. Forse anche per questo non sono mai andati oltre il girone, ma se è per questo non sono mai nemmeno retrocessi. Perché loro, e noi con loro, credevamo strenuamente nell’idea romantica e spontaneista di genio e sregolatezza, nel gioco spumeggiante e nell’italiano misterioso e zoppicante di Zeman.
I cori ufficiali erano tre:
- il primo ripeteva in loop “Fate Gol” (x2) + bestemmia a scelta (x2) + “Fate Gol” / “Fate Gol” (x2) + bestemmia a scelta (x2) + “Fate Gol” (ogni strofa esigeva uno scatto d’originalità)
- il secondo sull’aria di Enola gay ripeteva “La Serie B / è un pianeta fantastico / io voglio stare qui / in serie B” (solo ritornello)
- il terzo sostituiva “Spartaco” al “Fate Gol”, le bestemmie non cambiavano.
Dei primi giorni a Camogli ricordo i terrazzamenti, l’odore del pino marittimo, il treno che quasi in bilico scivola a mezza costa, le passeggiate sul lungomare, i camogliesi, non gli abitanti, i dolci, poi l’orizzonte al mattino, il pesce arrostito, le lezioni di bocce al circolo della croce verde, le parolacce in stretto idioma locale del presunto maestro, il vino bianco leggero e fresco, i Camogliesi, stavolta gli abitanti, socievoli e tranquilli, e come regalo d’accoglienza, sei teglie di focaccia, larghe un metro per un metro ciascuna.
Poi è arrivato il 31, l’ultimo dell’anno. E sono arrivati anche gli altri. Tutti felici di rivederci, tutti eccitati per la serata. E alla fine è arrivata la notte, la notte di capodanno. C’eravamo organizzati bene: 3 panini a testa, 2 bottiglie di plastica da due litri con svariate combinazioni tra vino rosso, bianco, vodka, grappa e acqua. Chi portava l’acqua era ritenuto il migliore di tutti, il più affidabile. Le birre e i caffè li avremmo trovati sul posto.
Certo, non ricordo bene la serata, un po’ per gli anni passati, un po’ per il contenuto di quelle bottiglie ma ricordo benissimo di aver festeggiato l’anno in piazza caricamento, in mezzo a migliaia di persone mentre ragazzi neri suonavano musica africana e una collina alle nostre spalle, oltre il porto, ma molto timidamente, andava a fuoco. Poi ricordo una corsa infinita nei viottoli e a ogni svolta una piazzetta diversa che ci accoglieva e ci faceva ballare prima di scappare verso quella dopo. Hip-hop, balcanica, house, rock, ska, reggae, liscio,di tutto, abbiamo ballato e cantato di tutto, credo ci sia stato anche un tendone da circo gigante ma qui potrei sbagliare, e mentre eravamo tra le piazze, nella ressa infinita della festa, i nostri cori facevano eco nelle strettoie, un po’ edulcorati per tutelare i bambini, e c’avevamo una felicità addosso e dentro, e avevamo delle risate così forti che per un attimo ho pensato che eravamo dove molti (anche tra gli Spartachisti) erano stati quattro anni prima, e che eravamo tutti come Supermario quando è iridescente, quando diventa multicolore e indistruttibile, o qualcosa del genere e che con le nostre risate e le nostre corse stavamo restituendo a Genova lo spirito e la gioia che le avevano portato via.
Ovvio, è stato solo un pensiero, ma da quella notte, Genova mi piace ricordarla così.
__________
Oggi esce un ebook collettivo e collaborativo per i dieci anni dal G8 di Genova, promosso dall'Associazione 26x1, che pare essersi ispirata a noi sia nel nome che nell'iniziativa. Noi non possiamo che sentirci orgogliosi di tutto questo e quello qui sopra è il mio piccolo contributo.
Si può scaricare l'ebook (in pdf, epub e mobi) da qui.
E se la prossima settimana siete dalle parti di Varese, a Paesaggi Sonori, Festival di musica violenta, amore e autoproduzione promosso sempre dai 26x1, potreste anche incappare nella presentazione ufficiale con letture e musiche (e per chi non li ha mai visti dal vivo sarebbe anche la volta buona per beccarsi un live dei Gazebo Penguins).
Intanto li ringraziamo, perché anche grazie a loro, dieci anni dopo nessuno dimentica.
si parla di:
Associazione 26x1,
Carlo Giuliani,
ebook,
g8,
Gazebo Penguins,
genova
(comunicazione di servizio)
Abbiamo avuto qualche problema, ultimamente, col feed rss - se non sai cosa sia, a parte che puoi considerarti perfettamente sano di mente, molto più sano di uno che lo sa, fai come se questa comunicazione non ci fosse - e può darsi che abbiamo sparso in giro per i vari socialcosi e feed reader in generale un po' di post che non esistono o che devono ancora essere pubblicati. Ci scusiamo per il disservizio, come si dice nei posti seri.
venerdì 9 settembre 2011
Biografie essenziali (122)
Giovanni Lindo Ferretti ha sempre avuto carisma e talento da vendere. Spesso, al miglior offerente.
(di Giancarlo Frigieri)
(di Giancarlo Frigieri)
giovedì 8 settembre 2011
Spudorate indicazioni di voto
Visto che il meccanismo di votazione dei Macchianera Blog Awards impone al votante di segnare la preferenza in tutte le categorie (è una roba da matti) e che anche mia mamma mi ha mandato una mail per sapere chi votare nei posti in cui non c'è Barabba, ho pensato che fosse il caso di scrivere un post di servizio con i miei consigli (miei personalissimi) su dove, come e perché riempire le caselline di voto. Se avete delle altre idee sensate o delle obiezioni ragionevoli, mettetele pure nei commenti. Sicché, io farei così:
Ma Votate. Votate bene. Votate Barabba.
- Personalità in rete dell'anno: eviterei politici e politicanti, quindi voterei Makkox, ché quest'anno ha superato sé stesso e tutti gli altri con le vignette sul Post, i librini autoprodotti, il canemucco, la copertina di Schegge di Liberazione, eccetera, e si merita tutto il bene del mondo, oltre che dei soldi, ogni tanto.
- Sito o blog rivelazione dell'anno: Barabba.
- Migliore community o sito collettivo: molti non li conosco, alcuni non mi piacciono granché, quindi spenderei un voto per Spinoza, perché anche se hanno vinto tutto e tutti negli anni passati, rimangono pur sempre i migliori guaglioni con cui berrei una birra dietro l'altra.
- Miglior sito o blog d'opinione: Leonardo, che è pure un barabbista.
- Miglior blog o testata giornalistica: il Post, perché, pur con tutti i suoi difetti, è davvero il miglior blog o testata giornalistica delle lista.
- Miglior sito o blog tecnico-divulgativo: (mi scuserà il sempiterno Andrea Beggi, che comunque ha sempre vinto) io voterei Keplero, di Amedeo Balbi, perché parlare di fisica, astrofisica, cosmologia e cosmogonia così chiaramente a noi profani e ignorantoni è mestiere di pochi, tipo Stephen Hawking, per dire.
- Miglior sito o blog televisivo: (non lo so, non guardo la televisione).
- Miglior sito o blog culinario: (non lo so, non so cucinare).
- Sito o blog con la miglior grafica: questa è una categoria che non ho mai capito, penso che voterò completamente a caso e, se anche voi farete lo stesso, per un calcolo approssimativo delle probabilità, dovrebbero arrivare tutti a pari merito.
- Miglior sito cinematografico: qui voterei i 400 calci, che spaccano sempre tantissimo, ma hanno vinto l'anno scorso, quindi proviamo ancora a far vincere il buon kekkoz, che però, ahilui, è in nomination con due blog: Friday Prejudice e Memorie di un giovane cinefilo. Voto Friday Prejudice, forse quello che seguo di più.
- Miglior sito o blog erotico: Lindalov, perché sì.
- Miglior sito o blog musicale: è difficile, ci sono un sacco di amici in nomination e tutti scrivono bene e soprattutto sanno quello che scrivono: polaroid, inkiostro, Stereogram e Tabacaria, almeno. Allora, con un colpo di coda, si dà il voto all'artigianato settoriale ma di altissima qualità di Tabacaria: metallo, monaci e le avventure di casa potts.
- Miglior sito o blog letterario: Barabba.
- Miglior disegnatore o vignettista: anche qui è dura, voterei Makkox, che ci ha pure fatto la copertina di Schegge di Liberazione. Voi, però, potete votare anche Joshua Damian Held, che è un genione. Per votare Gipi, invece, dovremmo rivederlo disegnare, soprattutto online, ma ci ha la testa da un'altra parte, ultimamente.
- Miglior sito o blog politico: Io ricordo Genova, perché hanno fatto un lavoro tosto. E poi è il 2011, se non ora, quando?
- Miglior post o articolo dell'anno: Leonardo, per i motivi di cui sopra, e Il Lodo Ligabue, in particolare, ché noi carpigiani, Ligabue, lo amiamodiamo da sempre.
- Miglior podcast / trasmissione radio online: (non lo so, di solito ascolto quella borsa di radio3 e poco altro).
- Miglior social network / servizio per i blog: FriendFeed, senza il quale non esisterebbero gran parte delle cose elettriche di Barabba Edizioni, e forse nemmeno noi.
- Miglior tweeter italiano: Lucah, per Sucate, oppure Tigella, ch'è brava un bel po'. Eviterei politici, politicanti, giornalisti e gente di spettacolo. Peccato solo che non ci sia Riotta.
- Miglior sito o blog personale: Azael, per questo e tanto altro. Oppure Sempre un po' a disagio, che forse doveva essere nominato nelle rivelazioni o nei migliori blog dell'anno. Epperò ad Azael vogliamo un bene che non si spiega.
- Miglior web agency / digital PR online: (cos'è?).
- Cattivo più temibile della rete: UomoMordeCane, secondo me (poi mi sono stancato di scrivere, figuriamoci voi di leggere).
- Miglior sito o blog andato a puttane: Le Malvestite, a malincuore.
- Miglior sito o blog a sfondo sociale: Io Ricordo Genova, vedi sopra.
- Miglior sito o blog fotografico: io di foto non ci capisco niente, giuro, ma voterei Pro-Fumo, che tempo addietro scattò la foto che Mario Vargas Llosa scelse per il Nobel.
- Miglior sito o blog di satira: Spinoza, e ci dispiace per gli altri.
- Miglior sito o blog turistico: NoBordersMagazine, e oltre il voto, vi consiglierei di seguirlo quotidianamente.
Ma Votate. Votate bene. Votate Barabba.
mercoledì 7 settembre 2011
Son fatto così (13)
Son fatto che è un periodo, anche lungo, a dir la verità, che quando c'è una pista da ballo, o un'occasione per ballare, che son poche, ultimamente, in realtà, le piste da ballo, o le occasioni per ballare, io sto lì ai margini, da solo, a bere una birra, a pensare alle mie cose, a fare i fatti miei, eccetera, e non c'è mica bisogno che vi sentiate allarmati e obbligati a chiedermi ogni dieci minuti se vengo a ballare o perché non vengo a ballare, ché tanto non ci vengo, a ballare, e il perché non lo so, del fatto che non ballo; invece, al contrario, quando sono in macchina, da solo, canto sempre a squarciagola. E batto con la mano sul tettuccio. Son fatto così.
lunedì 5 settembre 2011
Trucchi della borghesia (37)
La spiaggia di ciottoli, che in realtà sono giaroni (dicesi giarone una pietra di medie dimensioni, che ti può stare in mano, ruvida, irregolare ma, soprattutto, appuntita).
si parla di:
trucchi della borghesia
venerdì 2 settembre 2011
Blog rivelazione dell'anno? Miglior blog letterario?
Con gioia incontenibile annunciamo la candidatura di Barabba ai Macchianera Blog Awards 2011 – quella cosa che viene spesso definita come la notte degli Oscar della blogsfera italiana e che si svolge ogni anno durante la Blogfest di Riva del Garda – nelle due categorie "sito o blog rivelazione dell'anno" (pensa te) e "miglior sito o blog letterario" (robe da matti, ce la giochiamo con gente del calibro di Finzioni, Paolo Nori, Poesie da decubito, E io che mi pensavo).
Potete esprimere il vostro voto per Barabba a questo indirizzo da oggi fino al 28 di settembre. E nel ringraziare e glorificare tutti quelli che hanno candidato il nostro simpatico blogghetto, vi chiediamo ancora uno sforzo: o popolo, fai come un paio di migliaia d'anni fa, VOTA BARABBA.
Potete esprimere il vostro voto per Barabba a questo indirizzo da oggi fino al 28 di settembre. E nel ringraziare e glorificare tutti quelli che hanno candidato il nostro simpatico blogghetto, vi chiediamo ancora uno sforzo: o popolo, fai come un paio di migliaia d'anni fa, VOTA BARABBA.
giovedì 1 settembre 2011
Trucchi della borghesia (36)
Il beach soccer. Il campionato del mondo di beach soccer, in particolare.
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