giovedì 10 luglio 2008

Parole Sante

Roma. Pioggia di dissociazioni bipartisan dalla manifestazione di piazza Navona di martedì. Entrambi gli schieramenti politici si dicono indignati dalle parole del noto comico satirico Giuseppe Garibaldi che ha definito il papa «quel metro cubo di letame» e «la più nociva fra le creature, perché egli, più di nessun altro è un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza fra gli uomini e dei popoli».

«La fedeltà incondizionata al Santo Padre è un valore di sinistra,» commenta infastidito il leader dell'opposizione Weimar Velcroni, «è urgente definire un confine netto tra la satira e l'insulto,» e aggiunge «questo fantomatico Giuseppe Garibaldi non fa nemmeno ridere».

Perentorie le dichiarazioni del Vaticano, che si trova impegnato a pieno ritmo nel tentativo di salvare la vita della giovane malata terminale per la quale il tribunale ha imposto la sospensione del sostentamento vitale. «E' un pessimo momento per la Chiesa e per la società civile,» commenta il cardinal Rovina «insulti da una parte, eutanasie dall'altra».

Rincara la dose il Garibaldi, il quale deposita il proprio testamento e ne rende nota la clausola finale: «Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo, e della confusione che sovente vi succede, s'inoltra, e mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga coll'impostura in cui è maestro, che il defunto compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico: in conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare, in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare. E che solo in stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente di Torquemada»

giovedì 3 luglio 2008

Now we overcome on Braglia's green

Capitano le mattine in cui leggi il giornale e sorridi, quasi ridi in mezzo agli altri avventori assonnati nel bar della stazione ferroviaria. Lo so, ultimamente c'è poco da ridere e molto da rabbrividire. La cosa diventa ancor più straordinaria se è "l'informazione di modena" a farti tornare alla mente un'esperienza che, senza esagerare, definirei gloriosa. Purtroppo il giornale non concede versioni on-line degli articoli pubblicati, a patto di essere registrato/controllato, quindi vi dovrete fidare. L'articolo, inserito nella sezione sportiva, accennava a quel lontano 14 giugno (giacchè quando si parla di eventi epocali, il passato prossimo diviene subito epoca arcaica e la vicenda assume subito tutte le connotazioni del mito fondativo) in cui trentamila beati si sono goduti, pigiandosi come olive nel frantoio e sgolandosi meglio di qualsiasi ultrà, l'unico concerto italiano dei Rage Against The Machine.




Non se ne abbiano a male le lettrici ma questo è un mito fondativo in stile classico, pertanto, seguendo le orme degli argonauti, ha per unici protagonisti uomini. Qualche donzella comparirà ma tutto il resto sarà pura machia e virile spregio del pericolo.

Infatti siamo dei cazzoni, il concerto è per le 22 e noi alle 19 siamo ancora a Carpi, intenti a sbranare pezzi di pizza e a brindare con birre, quasi dovessimo cogliere nel luppolo favorevoli auspici all'impresa. Qualcuno proroga ulteriormente la partenza causa l'espletamento di necessità fisiologiche. Finalmente si parte. Siamo il sottoscritto, F. A. mio vecchio compagno di scuola e di pallamano, F. B. esimio barabbista e fumettaro, fulgido esempio di post-quartario avanzato, talmente avanzato da confondersi con l'orizzonte, Johnny brillante dimostrazione vivente di come si cresce bene, con sani principi ed ancor più saldo stomaco, lottando per il cibo con altri 5 fratelli, N.P. ex-biologo a breve storico, cultore di Nuto Revelli, esperto trombettista ma credo ancor più esperto rugbista, la cugina di quest'ultimo e il di lei compagno, incontrati per l'occasione. "Ma come?" vi starete chiedendo, "allora una ragazza c'è!" non siate impazienti, lasciate fare all'aedo. Giunti a destinazione, la parcheggiata migliore non può essere che quella davanti agli autocarri per la rimozione forzata, provateci anche voi, cominciate a spacciare di fronte alla questura o a prostituirvi dentro le chiese, poi mi saprete dire se funziona sempre... Cominciamo ad avvicinarci allo stadio e, come tutti, mentalmente iniziamo a dividere i fan in nostalgici over 25-under40 e giovani promesse, complessivamente il rapporto sembra equilibrato. I gruppi-spalla Linea 77 e Gallows hanno già suonato e nessuno sembra essersene accorto. Superati i controlli, nei quali N.P. e il sottoscritto rischiano un azzannata per aver fatto gli amici degli animali con un cane poliziotto, entriamo sul prato e subito un odore di mariuana all'amoniaca ci viene incontro. La folla è già quasi al livello di massa critica (7/8persone per mq), dopo una breve valutazione dei pro e dei contro optiamo per la mossa del cavallo: allungarsi sul bordo destro per poi tagliare al centro. La strategia funziona, talmente bene che finiamo in bocca alla ringhiera interna posta proprio sotto il palco, che dovrebbe custodire i fan più fedeli muniti di un fantomatico braccialetto, ma Italy's Italy e così entriamo tutti allegramente. Durante l'attesa cominciamo a simpatizzare con i vicini, ci troviamo immersi tra vicentini, trentini, marchigiani, siculi, tutta la popolazione dello stivale è degnamente rappresentata. La densità è talmente alta che per non perdere il posto faticosamente guadagnato la gente piscia nelle bottigliette, ma non mancano i molesti e N.P. si accorge, in ritardo, che qualcuno, pisciando, ha colpito il suo polpaccio destro ma non ci sono cani in giro...Comincia il buio ed inizia l'attesa, alla fine di ogni canzone un mormorio sempre più forte sale a richiedere l'uscita dei musici. Mentre cominciamo a compattarci, per non perderci di vista, una sirena lacera le aspettative, diventa sempre più forte, la folla inizia ad eccitarsi, uno strano misto di rabbia, esaltazione ed inquetudine si spande nell'aria. Sul palco compaiono 4 incappucciati in tuta arancione, Guantanamo dresscode, solo il giorno prima infatti la corte suprema degli u.s.a. aveva stabilito che ogni prigioniero di Guantanamo può e deve essere processato secondo le procedure dei tribunali americani. La sirena termina di ululare, Bombtrack esplode nell'aria insieme a tutto lo stadio. Come ho già detto c'eravamo compattati, ai primi accordi istintivamente tutti guardiamo la cugina di N.P. ed il suo boyfriend, sorridono mentre tutti iniziamo ad ondeggiare in questa marea umana, al primo urlo di Zach De la Rocha la marea si tramuta in tsunami, non ci sono più punti di riferimento, non sai dove premere o dove schiacciarti, tutto si muove e spinge, sembriamo globuli rossi in un cuore umano in preda ad un infarto, l'espressione di ogni volto che incontri in quel turbine è gioia e stupore per un energia così forte, quando finisce il pezzo tutti cerchiamo la signorina e il suo uomo, hanno scelto di allontanarsi, comincia la machia. Ci stringiamo come una squadra di rugby e resistiamo ai primi pezzi, intorno si creano nuove geografie, spazi che un'autogestione inconscia e collettiva ha eletto a poghi primari o secondari intervallati da solide banchine di incoercibili spettatori che insistono a vedere cosa succede sul palco mentre intorno a loro è il caos. Finito il pezzo la band si sveste ed alza il pugno mentre le casse mandano We Shall Overcome, canzone dell'Internazionale, versione I.W.W.
La testuggine ha tenuto, io e F.B. cerchiamo un'avanzata disperata durante Testify, la pressione dei corpi diventa via via più insostenibile, riesco a raggiungere la 4a fila, le prime 3 possono ancorarsi alla ringhiera, considero, mentre rischio l'asfissia, che la 4a fila è il primo posto degli ultimi e torno indietro. La machia è ancora in atto, appaiono esseri mitologici, dai metallari gemelli alti 2m che con l'headbanging (se non sapete cos'è andate a studiare, oppure al prossimo concerto degli Slayer...) frustano tutti quelli che si trovano nel raggio di 4 metri, al punk-a-bbestia romano/rumeno che è alto 1,65cm ma pesa 100 chili e pertanto è irremovibile, vera ed oscura nemesi di F.B. Non mancano le apparizioni celestiali stile Fantozzi. Mentre cerchiamo di scacciare questi mostri una ragazza bionda cade nel gruppo da un'altezza di 2m ed atterra come nei cartoni animati, di faccia, alcuni compari gli si fanno intorno, tra il preoccupato e l'interessato, la bionda si rialza, due manate per ripulirsi, ringrazia e si lancia avanti lasciandoci esterrefatti, ancora oggi ci chiediamo come avesse fatto a cadere da così in alto. I RATM continuano a macinare riff e grida devastanti, le orde si spingono ma il pogo è ordinato, tutti si fanno avanti o improvvisano un cordone quando qualcuno finisce sotto una pila di corpi o si sta allacciando una scarpa, sono sempre più fiero di questa machia...Dopo una seconda, ed ancor più violenta incursione nelle prime file, durante la quale assisto a piccoli show, come un obeso ultraquarantenne che tenta d'infilarsi gli occhiali mentre saltella Guerrilla Radio, un falò improvvisato con tanto di saltatori e un ultrapressurizzato giovinastro che tranquillizza le folle con calma pontificia ripetendo "boni, boni, semo tutti fratelli, boni", ritorno nel gruppo in tempo per ascoltare il discorso di Zach durante Wake Up che accusa Bush, ci dice che abbiamo un governo fascista ma che ci ricorda che siamo comunisti, anarchici, rivoluzionari e che "we shall overcome". Il concerto si chiude con l'epica Killing in the Name, siamo ancora tutti interi, un pò doloranti ma felici. F.B. ed il sottoscritto, veterani del concerto di Sonoria del 1996, commentiamo che "è stato fantastico, come 12 anni fa". Ritroviamo la cugina col moroso e c'incamminiamo verso una birra ghiacciata ed una piadeina, ho di nuovo 17 anni e mi sembra di aver festeggiato la Rivoluzione dopo averla fatta.

Ah, dimenticavo, l'articolo de "l'informazione di modena" si lamentava coi gestori dello stadio perchè a quasi 3 settimane dal concerto il campo era ancora impraticabile e traumatizzato, meglio degli Unni...