mercoledì 26 dicembre 2007

Natale con i tuoi

Come di consueto, la redazione di Barabba augura a tutti voi un Buon Natale e un felice anno nuovo.

giovedì 6 dicembre 2007

Somewhere Over the Rainbow

L'arcobaleno è quella cosa che si forma dopo una giornata di pioggia, quando i primi timidi raggi di sole fendono le goccioline d'acqua rimaste sospese in aria, colorandole per un singolare fenomeno di riflessione, rifrazione e trasmissione. E' molto bello a vedersi, ma non vuol dire che poi non possa ricominciare a piovere.

L'arcobaleno si forma sovente di fronte a una cascata, sospeso a mezz'aria davanti all'acqua che cade rovinosamente al suolo. Alcune goccioline fuoriescono dalla massa e se ne rimangono a pascersi al sole, osservatrici in bella posa senza alcuna possibilità d'interferenza con le altre goccioline che continuano a franare.

L'arcobaleno lunare, detto moonbow o arcobaleno notturno, si può vedere in notti fortemente illuminate dalla luna. Siccome la percezione visiva umana per i colori è bassa in condizioni di scarsa illuminazione, i moonbow vengono spesso percepiti come bianchi (!!!).

L'arcobaleno, nell'immaginario fiabesco popolare, ha estremi irraggiungibili, ma se qualcuno ha la fortuna di arrivarne a capo vi troverà una masnada di folletti brutti, pelosi e dai vestiti bizzarri che custodiscono un pentolone di monete d'oro. Monete d'oro che da dove vengono nessuno lo sa.

L'arcobaleno è il simbolo della pace, quella pace che sventola da sempre meno finestre e che sbiadisce pian piano al sole, mentre la geopolitica del capitale continua imperterrita nella sua opera bellica, senza curarsi di tutti quei colori che si discostano dal nero.

L'arcobaleno... tanto valeva chiamarsi "mezze seghe"...

martedì 27 novembre 2007

Paris vaut bien une messe?

Un paio di barabbisti sono stati inviati a Parigi per osservare le meccaniche scioperistiche francesi.
No. Non è vero. Siamo andati a Parigi in vacanza e solo per caso abbiamo visto come le cose funzionano anche quando non funzionano.
Nello specifico questo post si rivelerà pressoché inutile. Ma volevamo condividere con voi una manciata di esperienze parigine, così tanto per appuntarle da qualche parte:

1) Hanno chiuso la Sorbona mentre stavamo atterrando al Charles De Gaulle. Siamo andati a vederla, la Sorbona chiusa - non è mai successo, nemmeno nel '68 - e l'abbiamo trovata circondata da un anello di camionette della Gendarmerie, piene zeppe di fustacchioni armati fino ai denti. Ci siamo avvicinati un poco per leggere il cartello affisso sul portone e abbiamo immediatamente sentito il "clack" d'apertura del portellone della camionetta a noi più vicina. Ovviamente abbiamo alzato i tacchi.

2) Al Pompidou sono riuscito a filmare l'igloo di Giap di Mario Merz. Dice: "Se il nemico si concentra perde terreno, se si disperde perde forza". Roba d'altri tempi. Eccolo qui di seguito:



3) Ci siamo accorti, tornando allo stivale, di quanto la stampa italiana sia pressapochista, quando non decisamente tendenziosa. Proprio qualche minuto fa il gr3 - il mio fidato gr3 - diceva: "continuano le proteste antifrancesi nelle banlieu magrebine". No, signori miei. Non si tratta di proteste antifrancesi, perché i ragazzi incazzati - a torto o a ragione, poco importa ora - i ragazzi che incendiano le periferie sono nati in Francia, quindi francesi, seppur francesi poveri. Proletari, avremmo detto un tempo (si legga a tal proposito l'ultimo articolo di Fofi su Internazionale) e quindi le parole giuste sono "continuano le proteste dei poveri francesi discriminati nelle banlieu parigine".

Vabbé, tutto qua. Alla prossima vacanza.

mercoledì 21 novembre 2007

Avanzi, Savoia!

I Savoia chiedono 260 milioni di risarcimento all'Italia repubblicana per i 54 anni di esilio che hanno dovuto scontare. Danni morali, dicono, e la restituzione dei beni confiscati al momento della nascita della Repubblica.

Pronta la reazione dei parenti di vittime e dispersi nella spedizione in Russia - oltre diecimila corpi ancora non identificati sono stati da poco restituiti all'Italia - che attendono trepidanti la seconda tornata parlamentare della finanziaria per impugnare una class action contro la famiglia reale. Il senatore Antonione scoppia in una seconda crisi di pianto.

Noi, che qui dalle parti di Barabba siamo di quelli a cui piacerebbe impiccare l'ultimo re con le budella dell'ultimo prete, dedichiamo alla famiglia Savoia il filmato che segue:




[la vignetta è del buon Klaus Aughentaler aka Filo aka Filosofil]

mercoledì 7 novembre 2007

Dagli all'untore

Ho passato a Roma il ponte dei morti, un periodo di tensione palpabile tra romani e romeni. Sentendo i discorsi che regnavano nella maggior parte dei bar della capitale - sono un incallito frequentatore di locali diurni in ogni parte del mondo - credo di potermi ritenere graziato per non aver subito molestie, angherie e soprusi da rom, romani, romeni e rumeni.

Ho camminato incautamente nelle periferie della città, dove posteggiava il mio umile camperino a pochi metri da un campo nomadi - il parcheggio stesso, fino a poco tempo fa, era condiviso pacificamente tra campeggiatori e rom - e poi su mezzi di trasporto in degrado, dalla metropolitana di notte, all'autobus che porta all'estremo capo periferico della Casilina. Non mi è successo nulla, e dire che a vedermi alla luce dei lampioni sono un tipo abbastanza mingherlino e indifeso, a tratti timoroso e imbelle. Non mi è successo nulla! E nemmeno alla mia dolce metà, ancor più indifesa del sottoscritto, né ai miei genitori che però rincasavano presto la sera. Incolumi tutti quanti. Che singolare fortuna!

In verità qualche attimo di spavento l'ho avuto. Ad esempio quei tre ratti giganteschi che mi hanno attraversato la strada in Vicolo della Spada d'Orlando, a cinquanta metri dal portone del Parlamento. Oppure nella piazza della Basilica di San Pietro, quando tutti quei tedeschi carichi di medaglie e gonfaloni si scambiavano un furtivo saluto romano in attesa di festeggiare il compleanno del signor Papa. Anche per le vie, la sera, ho incrociato troppi fascistelli troppo giovani per non cambiare strada vedendoli da lontano.

Però ora che ci penso, sono stato a Roma per il ponte dei morti e sono sopravvissuto. Che singolare fortuna!


[la vignetta è del buon Klaus Aughentaler aka Filo aka Filosofil, che in un anno di barabbate ancora non riesce a completare l'iscrizione a blogger]

sabato 13 ottobre 2007

Piddi!

Che ci crediate o meno, che lo vogliate o no, domani nasce ufficialmente il Partito Democratico. Tra chi fornisce spiegazioni sommarie e chi si sbilancia in controverse ipotesi, anche noi barabbisti - sinistri extraparlamentari - ci siamo interrogati in passato sulla svolta storica e storiografica di un evento di tal portata mediatica.

In questo clima fintamente anti-diastatico (ma cosa scrivo?), in egual misura distanti dalla frustrazione nostalgica della vecchia guardia e dalle madide speranze malriposte nei politicanti del piccolo stivale (ma giammai grillini!), dedichiamo al nascente PD e al suo nuovo leader il filmato che segue:

mercoledì 10 ottobre 2007

Giornalisti di tutto il mondo, unitevi!

Un paio di giovani barabbisti hanno partecipato ad un evento storico per l'editoria del piccolo stivale: Internazionale a Ferrara. Ecco, di seguito, un piccolo prologo al racconto che seguirà nei prossimi giorni su queste pagine.




Era la fila davanti al Cinema Apollo per l'anteprima del film d'animazione Persepolis, della mai abbastanza lodata Marjane Satrapi. Quel paio di giovani barabbisti ci ha messo quasi tre minuti per risalire la china.

giovedì 27 settembre 2007

le mort comic


[clicca sull'immagine per ingrandire]

Per informazioni più esaustive sul Comic Sans, si leggano Barabba qui e Leonardo qui e qui.

mercoledì 19 settembre 2007

Sapoeri forti per menti un po' scipite

In occasione del festivalfilosofia di Modena,Carpi e Sassuolo, alcuni barabbisti viventi in Carpi sono di buon grado andati a qualche lezione, in nome degli antichi lussi universitari. Il tempo (atmosferico), seguendo alla lettera le teorie di Murphy, è stato sempre sereno, soleggiato e rinfrescato da tiepide folate di vento fresco, a discapito dell’immenso tendone anti-grandine/fulmini/meteoriti/piaghe d’Egitto accampato in piazzale Re Astolfo. Un tendone così tipico e benaugurante da attirare la curiosità degl’ignavi (la nonna mi ha chiesto se era in programma la fiera del cipollotto oppure la sagra della zucca).

In ogni caso questi tre giorni, come ogni anno, hanno momentaneamente ma radicalmente modificato la popolazione che frequenta il centro storico; d’un tratto si parlava di ermeneutica e di Spinoza laddove si sentivano abitualmente elogi del doping e dell’evasione fiscale; ci si interrogava sull’ontologia, l’episteme e sul rapporto uomo-tecnica e non sul magnamagna dei politici e lo scandalo Ferrari-McLaren (quantunque un certo nesso col rapporto antropos-tekné, qui fosse plausibile). Ma più di tutto ha stupito profondamente i barabbisti lo scenario bucolico degli “alunni” placidamente distesi nei giardinetti dietro il teatro come in un celebre quadro di Manet, con somma onta del centro storico in attesa di shopping compulsivo. Riguardo alle lezioni, ancora oggi non abbiamo compreso la sicumera con cui Stefano Rodotà ha affibbiato del “gran reazionario” a Giuseppe Gioachino Belli e la timida vergognosità con cui Anthony Appiah ritiene che sia un dispiacere “parlare del crollo dell’impero romano qui in Italia” - all’estero ci ritengono ancora dei nostalgici di Roma Caput Mundi? -
Maurizio Ferraris invece ci ha mostrato un nuovo modo per guardare alla santità: “abbiamo capito che per diventare santi non servono le opere di bene, ora ci dicono che anche la fede non è necessaria, persino i laici possono assurgere a quella soglia…Ora, io sono ateo dall’età di 5 anni e da poco ho scoperto di esser stato credente più a lungo di Madre Teresa di Calcutta…”
Assodato che “la conoscenza è inseparabile dall’uso che se ne fa”, abbiamo molto apprezzato le nette eppure esaustive risposte di sapor schiettamente stoico e/o epicureo di Umberto Galimberti ed Emanuele Severino alle domande di qualcuno del pubblico che fin dai termini e dalle metafore scelte olezzava di sagrestia ed ansia di redenzione. A quanto pare “qualcuno” ha dichiarato guerra non solo al terrorismo islamico ma anche al libero pensiero umano…
Abbiamo inoltre appreso che persino le grandi menti, esperte nelle più complesse cogitazioni, come Sergio Moravia, hanno "435 quesiti ed inquietudini sul futuro partito democratico".

Infine, tanto per ridimensionare le sublimi vette del pensiero umano e ricordarci che la filosofia oggigiorno viene racchiusa in un festival, cioè in un evento sovversivo ma temporaneo, come il carnevale medievale, ed in quanto tale tollerato dalla grigia quotidianità che regna, chiudiamo queste considerazioni con due autentiche perle-domande, orgogliosamente poste come capofila di quelle che sono seguite nel dibattito, tratte dal pubblico sempre attento e desideroso d’interloquire con i portatori di saggezza:
1- (rivolta ad Umberto Galimberti): “Le volevo chiedere perché non è venuto all’incontro di Roma di due settimane fa; sa, noi eravamo tutti lì in attesa e lei…”( i filosofi più attesi delle rockstar, stranisce un po’ tanta idolatria).
2- (rivolta a Sergio Moravia): “ Premesso che vorrei sapere dov’è la mia classe…” (piccoli studenti disorientati crescono)

mercoledì 29 agosto 2007

Controesodo

Direi che tutta la redazione di Barabba - chi più, chi meno - sia tornata dai convenzionali quindici giorni l'anno per fare il giro del mondo. Riprendono quindi - in un modo o nell'altro - le pubblicazioni in questa sede. Alle edicole ci siamo forse rassegnati, colpa dell'inedia e della burocrazia.

[Guernika-lùmo, Euskal Herria - fiesta di San Roke]

giovedì 12 luglio 2007

È la stampa, bellezza

A pagina 22 del nuovo numero di Voce, quello con la brasiliana in copertina (a Voce serve un copertinista), col titolo improvvisato di "Fenomenologia della Carta Igienica" (a Voce serve anche un titolista) trovate il copincolla dell'ultima fatica giornalistica del vecchio malvissuto. Sì, stiamo parlando di Carta Assorbente, il pezzo immediatamente anteriore al presente.

Ormai sappiamo bene quanto la tiratura di Voce aumenti a dismisura quando tra la sue porosità appare un pezzo del vecchio (a Voce urgono opinionisti). E ringraziamo a nostra volta per la doverosa citazione di questo infimo e verace blogghettino militante a piè d'articolo (anche Barabba, nel suo piccolo, necessita di pubblicità).

E nonostante la mossa editoriale odori di dubbia spinta giornalistica o, per meglio dire, di raschiamento del barile (a Voce occorre gioventù), siamo tutto sommato compiaciuti del riconoscimento dovuto alla genialità anziana del nostro collaboratore.

Non voglio, comunque, da par mio, dilungarmi in futili e sterili polemiche (a Barabba non serve, invero, un polemista) sulla legittimità o la mancanza di questa in relazione al probabile abuso dei Creative Commons (Voce agogna, ahilei, un esperto di new media). Tuttavia, la prossima volta che mi troverò a cena col vecchio malvissuto mi vedrò costretto a spiegargli quali siano diritti e doveri legati alla libera diffusione dei contenuti digitali senza fini di lucro.

Dei diritti, soprattutto. Di quelli dovrò parlare al vecchio, ché a quell'età i doveri possono anche andare, francamente, a farsi benedire. Poiché quando e se ricapiteranno situazioni del genere, egli sappia ricavarne almeno un compenso personale, in quanto autore unico e indivisibile delle proprie creazioni (a Voce, si sa, han le braccine corte). Anche solo perch'egli possa comprarsi - chessò - un paio di scarpe nuove...

domenica 8 luglio 2007

Il taccuino del vecchio: Carta assorbente

Il primo incontro con un rotolo di carta igienica il sottoscritto lo celebrò nel 1942-43 nel licet della residenza personale ed effettiva (7 stanze al piano nobile del ricovero per anziani “Tenente Luigi Marchi”) di monsignor Silvio Sabbadini, camerlengo di quel pio istituto nonché vicario generale vescovile e protonotario apostolico per la diocesi di Carpi. Una mia prozia, la sua perpetua già in età ultrasinodale, mi aveva severamente ammonito: “Schiacciala bene la carta dopo che l’hai usata, fànne un gomitolo compatto prima di lasciarla nel wc, poi aspetta un po’ che l’acqua lo assorba prima di tirare la catenella, se no può restare a galla oppure intasare la tazza!”. E così feci, senza alcun doppio senso glottologico, felice della buona riuscita.

In seguito, nel non lentissimo fluire degli anni del dopoguerra, furono i tempi dei cessi denominati 00 (doppio zero come il fior di farina) e dei numero 100, pochi i water closet, diffusissimi quelli alla turca con o senza rialzo all’altezza dei ginocchi, taluni dei quali muniti di salvanatiche in legno (per sedersi?) sorta di seggette ottocentesche che pochi, se non stremati dalla stanchezza o anziani orrorosi, osavano adoperare secondo le istruzioni implicite nel design dei progettisti. Questi impianti li trovavi nei cinematografi e nelle trattorie, ma lì le istruzioni erano apertamente graffite sul muro: “Qui la faccio e qui la lascio, metà al duce e metà al fascio”, un po’ antica o, più moderna: “Non dico fate centro, ma almeno cagate dentro”. Ovvero: “Chi col dito il cul si netta / tosto in bocca se lo metta / così resterà pulito / muro, culo, carta e dito”. E qui c’è l’aggancio per tornare all’argomento di cui trattasi.

In bagno bisognava cavarsela proprio à la carte. Come in amore. Cioè come sognano di fare ancora oggi, per l’appunto in amore, i putti, i celibi, i malmaritati, i timidi colpevoli, i casanova da circoscrizione n° 1, i “tangheri afficati”, gli astemi maledetti, gli stitici di cuore e di scarsella, o i post pci, pds e via siglando. Vale a dire usando la carta che c’era dentro il gabinetto pubblico-privato appesa a un chiodo, carta di quotidiano ritagliata a rettangoli, la prima forma storica di riciclo ecologico. La carta del giornale L’Unità, quella del quotidiano più morbido e poroso d’Italia perché passato per molte mani e letto e amato, veniva per ciò (per questa ragione) denominata in vernacolo dai nemici di classe (pardon, dagli avversari con i quali stiamo veltronianamente collaborando) la cartàza, la cartaccia.

Ho visto, ho conosciuto (biblicamente non già, poffarbacco!) ragazze delle quali neanche il mio collega Durante o Ariodante potrebbe mai cantare la grazia, l’incedere onesto benigno e lieto, le ho viste umiliate dalla schiuma di sapone come le schedine da Totocalcio in mano a un barbitonsore sulle quali egli, come suole, asperge nettandolo il suo impavido, sapiente rasoio. Queste ragazze, nel giudizio della nostra scalcinata borghesia, subivano in medesimo apprezzamento della carta nazionalpopolare di cui sopra: ragazze godibilmente consumabili, si pensava, belle, sì, ma di una bellezza “della sinistra”, venustà di conio inferiore, moneta spendibile ma non “forte”, non “pregiata”. Come i rubli sovietici o i marchi della Ddr: nessun banco di cambiavalute le avrebbe accettate.

Ma ho rivisto anche il mio alto medioevo. E ho risognato i miei 5 anni su quel lontano water closet del ricovero Marchi. Mi hai fatto rimembrare, o Barabba, la mia infanzia da Odi barbare carducciane: il cuore non poteva “fuggir sul Tirreno”, non ci ero mai stato, non mi ero mai mosso da qui. Tranquillo, cioè trasognante e un po’ grassoccio, dalla tazza del wc non arrivavo a terra con i piedi, dovetti fare un saltino. La Teresina, quella prozia monarchica che non si fidava di nessuno (tantomeno dell’Italia che avrebbe di lì a poco proclamato la Repubblica) mi voleva nonpertanto un po’ di bene, però quando defunse era ancora persuasa che io non fossi altro che un essere molliccio. Dalle finestre della sua stanza-dominio che dava (dominava) sul prato e giardino e orti del Ricovero ammiravo i vecchi che giocavano a bocce.

All’età di sette anni (era il 1945) mi fu concesso di far comunella con loro. Mi insegnarono niente. Erano dei vecchi autentici, poveri ma non invalidi o stremati come quelli che il “Marchi” ospita adesso. Da loro imparai soltanto a fare un aquilone con le pagine del Corriere della Sera o con quelle del quaderno di scuola, piegando i margini e attaccandoli a una funicella, e a correre come un matto per fargli prendere quota. Correvo dentro l’ampia corte dell’ospizio, circondata da orti profumati, arrivavo fino alla statua biancoceleste della madonna di Lourdes, là in fondo a un verziere vertice del roseto, tra via Catellani e via San Bernardino da Siena.

Conciononsiacosacchè, come dice Totò, assai presto giunse l’età dell’adolescenza, con le sue esigenze nutrizionali. Cominciarono a non bastarci più, a me e ad altri ragazzi carpensi del quartiere, i pezzi di manzo già sfruttato, consustanziato, con cosce di cappone, al brodo del pingue Camerlengo, frattaglie residue che egli cristianamente ci elargiva. Nella saggezza delle zirudèle del dialetto carpigiano c’è un canonico che dice: “I puvrètt in n‘in mai a pòst , i vòlen la zigòla (cipolla), i la vòlen pulida e arpunsèda (una notte di ristoro dentro un’acqua sorgiva), po’ i pretènden anch l’oli e l’azé (aceto forte non balsamico, ohibò). Me invece am cuntèint: du gran ed sèl e un pùi (pollo) aròst, e a sun apòst!” (il pollo del Camerlengo vs. la cipolla dell’affamato).
Per fare la cacca bisogna avere mangiato. E in questo mondo dolorante e immedicabile assai spesso la stitichezza e la pellagra generano da assenza di cibo ruminato nell’epigastrio.

Infine: la carta assorbente. Era molto spessa quella in dotazione al camerlengo direttore unico del Ricovero, ma la usava solo come estrema ratio. Quel prelato, che a onor del vero ricordiamo riconoscenti anche come omileta colto e realista (e come pacioso vangelista in Duomo) preferiva usare al suo posto una finissima sabbietta che aveva il potere di asciugare le righe pulsanti dell’inchiostro nero e di quello rosso che adoperava per vergare le sue bolle motu proprio. Il risultato ero uno scintillio, un fulgore da firmamento che distoglieva dal contenuto e alleviava per un istante i morsi della coscienza e quelli della fame.
Cum servata sint omnia quae servanda erant, nihil obstat quominus imprimatur.

venerdì 6 luglio 2007

Nel mondo istituzionalmente rovesciato, il vero è un momento del falso

A proposito di Sismi, Magistratura ed intercettazioni varie, un vecchio rompicoglioni nel 1979 diceva:

"L'Italia riassume le contraddizioni sociali del mondo intero e tenta, nel modo che si sa, di amalgamare in un solo paese la Santa Alleanza repressiva del potere di classe, borghese e burocratico-totalitario, che già funziona apertamente su tutta la superficie della Terra, nella solidarietà economica e poliziesca di tutti gli Stati... Gli altri governi sorti dalla vecchia democrazia borghese prespettacolare guardano con ammirazione al governo italiano per l'impassibilità che esso sa conservare al centro tumultuoso di tutte le degradazioni, e per la tranquilla dignità con la quale siede nel fango."

Sembra quasi che, da quando il "movimento" si muove entro la candida legalità e combatte a suon di processi, le istituzioni non possano fare a meno d'insultarsi e sbranarsi a vicenda.

Un vero spettacolo granguignolesco

Che cominci adesso la risata che li seppellirà?

mercoledì 4 luglio 2007

Carta canta

"Se la carta igienica si diffonde in Cina, il paese rischia il collasso. Immaginate 1,3 miliardi di cinesi che, come noi, usano il rotolo più volte al giorno. Tutta quella carta dovrà pur finire da qualche parte. E da qualche parte dovrà pur essere prodotta".

Così inizia un lungo articolo di Stefanie Schramm su Die Zeit di un paio d'anni fa sull'impatto ambientale dell'unico atto quotidiano che veramente accomuna ricchi e poveri occidentali. Non so se mai vi siete posti il problema - davvero, non so se augurarmelo o meno - ma oltre al petrolio, alle emissioni di CO2 e alle energie rinnovabili, una delle sfide che ci attendono nel futuro prossimo venturo riguarderà la carta, soprattutto quella utile a ripulirsi - mi si scusi il francesismo - il culo. Quale sarà il degno sostituto della carta igienica?

Soprassediamo immediatamente su metodologie di pulizia quantomai becere come le salviette umidificate, i rotoli a cinque strati o la carta igienica nera. Pare che la soluzione più accettabile sia quella del risciacquo totale, il quale, se adottato quotidianamente, oltre a rivelarsi come un gradevole sollazzo psicofisico, diverrebbe panacea degli impianti fognari e delle foreste tropicali. Ho comunque scoperto (partendo da qui) una letteratura abbastanza vasta e interessante sull'argomento. Anche se una soluzione vera e propria sembra al di là delle nostre attuali capacità tecnologiche.

Difficilmente da domani vi metterete a sciacquare le vostre natiche senza passare per quel rotolino appeso alla meglio a lato del vostro sciacquone. Quasi impossibile rinunciare di colpo a una sensazione della quale - diciamolo! - ci siamo un poco innamorati. Sicuramente non andremo a vantarcene in giro, anche soltanto per non incappare in facili scherni.

Ma un primo tentativo di arginare il consumo dipenderebbe da un paio di nevrosi freudiane che ci attanagliano la mente a nostra completa insaputa. L'umanità che fa uso di carta igienica, invero, si divide in una manciata di categorie: piegatori, appallottolatori, arrotolatori e utenti a strappo singolo, con le relative estensioni del caso (chi ripiega o capovolge il lembo di carta per un secondo uso, chi lo umidifica appena per avere un effetto detergente, chi sovrabbonda per evitare un contatto seppur furtivo, segreto e minimale con i propri escrementi, etc.). Un po' di autoanalisi potrebbe aiutarvi a consumare meno.

Insomma, il problema è serio e diverrà pressante in men che non si dica. Il mercato della carta igienica in Europa vale 8,5 miliardi di euro (oltre 440 milioni di euro solo in Italia) e rappresenta il 26% del consumo mondiale. Ogni europeo ne consuma in media 13 kg ogni anno, per un consumo europeo totale pari a 5,5 milioni di tonnellate o 22 miliardi di rotoli complessivi. Numeri che fanno girare la testa.
***

Nella prossima puntata esamineremo l'impatto psicologico delle varie tipologie di sciacquone. Scopriremo da dove deriva l'innata puzza sotto il naso dei francesi in relazione alla conformazione "a tubo" dei loro water, in cui l'escremento sparisce immediatamente con un "pluf" per nasconderne la vista al suo stesso autore. Analizzeremo l'ambigua pratica americana di riempire la tazza d'acqua fino al bordo. Vedremo come mai la conformazione "a piattaforma" degli sciacquoni tedeschi, che bloccano l'escremento su di un semipiano orizzontale permettendo al creatore di esaminare il prodotto, abbia concorso a creare la famigerata indole aggressiva germanica e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

giovedì 28 giugno 2007

Il taccuino del vecchio malvissuto

Sarà perché dalle edicole carpensi manca ancora Barabba, che il vecchio malvissuto torna all'ovile da cui gran parte dei concittadini lo conobbero stimandolo alla follia...

Sarà un'astuta mossa editoriale dell'intellighenzia di Voce sbattere il mostro in prima pagina al posto dei soliti neo-laureati e/o post-imprenditori rampanti del momento...

Sarà che alla città intera non possono mancare le argute e pungenti chiacchiere politiche sulla sinistra vista da sinistra, che il nostro inverte la rotta per impugnare di nuovo la penna...

Sarà forse per motivi oscuri e misteriosi, ma, inevitabilmente, questa settimana il nuovo numero di Voce lo dovete comprare. Volenti o nolenti. C'è un lembo di Barabba e un pezzo di storia cittadina tra quelle pagine.

mercoledì 27 giugno 2007

Pleasure From The Bassa

1. Self-Service Jesus
Klaus Aughenthaler mette a pubblica disposizione le foto della piace teatrale messa in scena da un manipolo di pazzi scriteriati - tra i quali alcuni inviati speciali di Barabba - in occasione della serata conclusiva del festival ArtiVive di Soliera.

La brochure di presentazione diceva più o meno così:
"SELF-SERVICE JESUS
performance apocrifa

Domenica 10 Giugno
h 21.00 Castello di Soliera
Festival Artivive


Cannibalismo latente nella transustanziazione del consumo "contemporaneo".

Non assimilazione/assuefazione all'insoddisfazione nell'infinita spirale che innesca il circolo vizioso.
Autodafè divina o logorante ed eterno consumo? E soprattutto tu ci sarai all'ultima cena?"

Il tutto a cura degli effetti pirotecnici di Castellaro Crew e delle peripezie teatrali di Ultimo Movimento, collettivo specializzato in rappresentazioni dell'ultima cena.

***
2. bring your daughter to the slaughter
In centro è tornato alla vita il Mattatoyo. Per chi incautamente non avesse partecipato all'inaugurazione, la rete offre:

il resoconto ultracommentato di Enzo
il resoconto e le foto di Anais
le foto di un tizio di nome Lucio
le foto di una certa Laurie

Cercate tutti i Barabba presenti qualla sera. In premio una partecipazione apostolica gratuita alla prossima, ultima cena.

sabato 23 giugno 2007

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

In realtà le dieci di sera.
Mi affaccio alla finestra e vedo l'ammazzamento.
Qualcuno riprende col telefonino.
La città torna tranquilla dieci minuti dopo.
Alcuni passanti calpestano i rivoli di sangue.
Gelato in mano e risate scherzose.

venerdì 22 giugno 2007

Una fetta di Dileggio

Dal DeMauro-Paravia:

di|lég|gio
s.m.
CO derisione

Saremmo lieti di ospitare da queste parti gli amici di Carpi Bec nel caso le cose dovessero mettersi male. Così, per dileggiare in compagnia.

giovedì 14 giugno 2007

Sarà che sono ingenuo...

...ma vorrei che mi chiariste un dubbio: com'è che in un'epoca in cui dall'ufficio in un paesello di qualche migliaio d'abitanti posso mettermi in video conferenza con un numero indefinito di persone sparse per il mondo, mentre otto individui che si definiscono "i grandi del pianeta" devono cercare continuamente un luogo fisico dove riunirsi?

Ho pensato a un numero sterminato di risposte a questa domanda, ma sono tutte ovvie, pacchiane o tendenziose. Ho anche immaginato un numero abbastanza enorme di soluzioni, e risultano tutte pressoché inutili o scontate.

Chissà che non gli venga in mente un giorno, agli otto "grandi del pianeta", di incontrarsi su Second Life, nella loro bella zona rossa, mentre fuori succede il finimondo o qualche sparuta versione di una macelleria messicana virtuale. La polizia si sta già attrezzando...

Prima di darmi una risposta di qualsiasi tipo, leggetevi il pezzo di Leonardo sulle Diaz.
Ho paura che continueremo a vederci in piazza. Ricordatevi il limone e un fazzoletto abbastanza largo.

lunedì 11 giugno 2007

Guida galattica per autostoppisti

Qui da noi è difficile che i bloggers influenzino l'opinione pubblica. Forse ci riescono Sofri (quello giovane), Macchianera, (ahinoi!) Camillo e pochi altri. Al tg, invece, si (s)parla spesso dei blog americani, specie sotto elezioni. Ho trovato (via Francesca Sibani) questa guida spicciola alla blogsfera statunitense. Se vi mettete in viaggio, restate alla larga dalla Cintura di Reagan...

giovedì 7 giugno 2007

ovvero: come imparai a non preoccuparmi

"Vladimir? Vladimir, non sento molto bene. Ti dispiacerebbe usare il traduttore? Adesso è molto meglio, sì. Eh... Sì, sì, bene. Ti sento alla perfezione, Vladimir. La voce mi arriva chiara e senza il minimo disturbo. Anch'io non sono disturbato, vero? Bene, bene... Allora vuol dire che nè io né te siamo disturbati. Bene. Sì, è una bella cosa che tu stia bene e anch'io. Sono dello stesso parere. È bello stare bene. Senti un po', Vlady... Ti ricordi che noi... noi abbiamo sempre parlato di questa possibilità che succedesse qualche inconveniente con lo scudo? Lo scudo, Vladimir. Lo scudo spaziale. Beh, insomma, è successo questo: uno dei nostri al Pentagono ha... ha... ha... ha avuto come... beh, insomma, gli è girato il boccino. Beh, sai, è diventato un po'... strano, e... Insomma, ha fatto una sciocchezzuola... Ecco, adesso ti dico cosa ha fatto: ha ordinato che venga messo nella Repubblica Ceca. Ma lasciami finire, Vladimir! Lasciami finire, Vladimir! Ma cosa credi, che io mi stia divertendo? Tu te l'immagini quello che sto passando io con l'Iraq e tutto il resto, Vladimir? E se no perché t'avrei interpellato? Per dirti ciao? Certo che mi fa piacere parlarti. Mi fa molto, moltissimo piacere. Non adesso, però, un'altra volta. Adesso t'ho incontrato per dirti che è successo qualcosa di... di veramente terribile. È una chiacchierata amichevole, sicuro che è amichevole. Senti, se non fosse amichevole non... non l'avrei fatta proprio. No, i nostri missili raggiungeranno i terroristi. Sì, ma... io dico sul serio, Vladimir. Ma ne ho già discusso coi ciechi, non è uno stratagemma, te lo giuro. E adesso ti dico... Noi vogliamo dare al vostro Stato Maggiore tutte le notizie riguardanti i bersagli, le rotte e il sistema di difesa. E... E... E certo, beh, è naturale. Se non ci riesce di salvarci, mi pare... mi pare che sia... beh, ma insomma... ci dovete aiutare ad abbatterli quei terroristi, Vladimir. Ma lo so che sono i nostri. Va bene, ma allora chi dobbiamo chiamare? No, dico, chi è che dobbiamo chiamare? L'Azerbaijan? No, scusami, non si è capito molto bene. La vostra base in affito nell'Azerbaijan. Uhm... E dove sta, Vladimir? Bene. Sì... Ah, li vuoi avvisare tu? Senti, ce l'avresti il numero di telefono lì? Beh, va bene, lo chiederò all'ufficio informazioni. Ah... Eh... Uhm... Dispiace anche a me, Vladimir. Mi dispiace molto. Va bene, dispiace più a te che a me, però dispiace anche a me. A me dispiace quanto a te, Vladimir. Non dire che a te dispiace più che a me, perché io ho il diritto di essere dispiaciuto quanto lo sei tu, né più né meno. Ci dispiace ugualmente, va bene? D'accordo."

(liberamente tratto da...)

lunedì 4 giugno 2007

Chi è senza peccato

Ci si impunta oggi a mettere in rilievo questa considerazione e a chiedere una società in cui per merito esclusivo della polizia nessuno possa recar danno agli altri, e nessuno in conclusione operi male, anche a costo che nessuno abbia il concetto di bene.

Che vita tremenda questa! Che putredine sotto il verde placido manto di verzura! Che quieto stagno d'acque velenose! No, no, mille volte no! Piuttosto ci conceda Iddio un mondo in cui tutti si sentano a loro agio, anche se tutti recheranno danno; in cui gli uomini si battano acciecati dall'affetto; in cui tutti soffriamo in silenzio per il male che ci vediamo trascinati ad affliggere agli altri. Sii generoso, e assali pure tuo fratello; comunicagli il tuo spirito, e sia pure a suon di botte.

Esiste qualche cosa di più intimo di ciò che siamo soliti definire "morale", e si tratta di una sorta di giurisprudenza che sfugge alla polizia; vi è qualcosa di più profondo del Decalogo stesso, che è una tavola della legge - una tavola, una tavola, e della legge per giunta! - vi è uno spirito d'amore.

Miguel de Unamuno, Vita di don Chischiotte e Sancio Panza. 1905

mercoledì 30 maggio 2007

Umanità Novi

"Il Paese è malato e Prodi, che dovrebbe essere il dottore, lo sta ammazzando"

Probabilmente il Fini considera il mio piccolo paesino natale di diecimila abitanti alla stregua di un tumore da estirpare al più presto, con un sindaco di Rifondazione eletto a larga maggioranza e tredici consiglieri su venti dalla lista del centrosinistra.

E infine il mio quartiere, dove il Partito Comunista prendeva il 74% e la Democrazia Cristiana... il 6%...

venerdì 18 maggio 2007

Mamma li turchi

Le due immagini che seguono differiscono per un milione di piccoli particolari. Trovali tutti!

mercoledì 16 maggio 2007

Mettila da parte

Che cos'è arte e che cos'è non-arte?
Una domanda che gli studenti del DAMS hanno imparato a odiare, più o meno quanto gli studenti di tutte le altre facoltà odiano quelli del DAMS.

"Il bello dell'arte piuttosto contemporanea è che anche se ti cade uno Schifano per terra e si fa un buco, puoi esporlo ugualmente e molti non ci faranno nemmeno caso (per dire, con Raffaello non si può fare)"

Il bello dell'arte piuttosto contemporanea, però, è anche che la si può mettere in classifica. Se partiamo dal presupposto che anche un barattolo di merda è arte, possiamo - con uno sforzo decisamente innocuo per il nostro organismo - prendere due o più opere e decidere quale di queste sia più artistica (in senso piuttosto contemporaneo) delle altre.

Quindi, se dovessi scegliere tra «Emergenza vene» in Largo Cairoli a Milano e i Bloodworks di Pete Doherty a Londra, dico che il buon Pete se la cava alla grande. Poi lui è ancora uno di quelli che usa la scusa della musa...

mercoledì 9 maggio 2007

Scienze della scomunicazione

A meno di tre giorni dall'attesissimo Family Day, ce ne stiamo qui seduti ad invidiare certi politici che possono ritrovarsi scomunicati da un giono all'altro.
L'aborto, che brutta cosa.
La famiglia, invece, tutt'altra musica...



PS: Il fatto che questo sia il quarto post consecutivo che cerca di inneggiare all'anticlericalismo, mi rattrista un poco: rischiamo davvero di pensare troppo all'elefante. Ma sono tempi difficili. Dio ci perdoni.

lunedì 7 maggio 2007

Io sono Gesù Cristo (o Barabba?)

Per fomentare un pò questa nuova caccia ai laici e al pensiero critico pubblicherò qui di seguito la lettera di un tizio che aveva delle idee assurdamente chiare in fatto di religione:

Al Papa
In nome della Patria, in nome della Famiglia, tu (Papa), tu induci alla vendita delle anime, alla libera triturazione dei corpi.
Abbiamo, tra noi e la nostra anima, abbastanza percorsi da superare, abbastanza distanze per interporvi anche i tuoi preti tentennanti e questo ammasso di azzardate dottrine di cui si nutrono i castrati del liberalismo mondiale.
Il tuo Dio cattolico e cristiano:
1° te lo sei messo in tasca.
2° Non sappiamo che farcene dei tuoi canoni, del tuo indice, del peccato, del confessionale, della tua pretaglia; noi pensiamo ad un'altra guerra, la guerra contro di te, Papa, cane.
Qui lo spirito si confessa allo Spirito.
Dall'alto in basso della tua pagliacciata romana, quello che trionfa è l'odio per le verità immediate dell'anima, di quelle fiamme che ardono direttamente lo spirito.
Non siamo al mondo. O Papa confinato nel mondo, né la terra, né Dio si esprimono in te.
Il mondo è l'abisso dell'anima, Papa deformato, Papa esteriore all'anima, lasciaci nuotare nei corpi, lascia le nostre anime alle nostre anime, non abbiamo bisogno della tua lama di abbagli.

giovedì 3 maggio 2007

E tu vivrai nel terrore! L'aldilà

Anch'io non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby, mentre li ha concessi a Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. Anche se in effetti assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma due ladroni...

...volevo fosse l'incipit del mio post del giorno su Barabba, ma ci hanno già pensato leonardo e il tuareg isterico. Ero appena uscito di casa per fare due passi e fotografare la lapide sul lato ovest del castello dei Pio, a Carpi. In qualche giorno dell'anno ci sono anche dei fiori appoggiati al muro.


Noi, se sa, ar monno semo ussciti fori

Impastati de mmerda e dde monnezza.
Er merito, er decoro e la grannezza
Sò ttutta marcanzia de li siggnori

A ssu' Eccellenza, a ssu' Maestà, a ssu' Artezza
Fumi, patacche, titoli e sprennori;
E a nnoantri artiggiani e sservitori
Er bastone, l'imbasto e la capezza

Cristo creò le case e li palazzi
P'er prencipe, er marchese e 'r cavajjere,
E la terra pe nnoi facce de cazzi.

E cquanno morze in crosce, ebbe er penziere
De sparge, bbontà ssua, fra ttanti strazzi,
Pe cquelli er zangue e ppe nnoantri er ziere.

Giuseppe Gioachino Belli
,
famigerato terrorista. 7 aprile 1834

domenica 29 aprile 2007

Nomen omen

Foto scattata ieri pomeriggio al monumento ai caduti nella prima guerra mondiale, in piazza Leopardi a Recanati.

"E il nostro elimento era la bestemia, tutte l'ore e tutte li momente, d'ognuno con il suo dialetto: che butava besteme alla siciliana, chi li botava venite, chi le butava lompardo, e che era fiorentino bestemiava fiorentino, ma la bestemia per noie era il vero conforto."
Vincenzo Rabito, in trincea.

sabato 28 aprile 2007

Noli me tangere

ovvero noi mettiamo la benzina, voi pensate al fiammifero

In occasione del 25 Aprile, con un po' di ritardo, ho una storiellina da raccontarvi.
L'estate dell'anno scorso ho raccolto pere in una fattoria tra Carpi e Correggio. Scoprii in seguito che la fattoria era il premio dato dai fascisti al padre-padrone, nel 1944 baldo giovine, per aver fatto una spiata su un gruppo di partigiani che si era appostato nelle vicinanze. Arriva la Liberazione, ma, alla faccia del triangolo rosso, nessuno muove un dito. Invece ci pensa madre natura, assicurando una placida e duratura impotenza al delatore. Rimorsi, sensi di colpa o le maledizioni assortite di chi la storia la sapeva tutta fanno il resto e finalmente in un pomeriggio agostano di 3 anni fa l'infame, come nei romanzi di Pavese, si dà fuoco tra i frutteti.
Questo piccolo fatterello m'è tornato in mente giovedì notte mentre su Raidue per La Storia siamo noi passava lo speciale "1945 un nodo di sangue" incentrato sulla violenza durante la Resistenza e nel periodo della Liberazione nella provincia reggiana. Tra le ricostruzioni e le analisi dei vari storici e le interviste a partigiani e presidenti dell'ANPI il programma seguiva anche le interviste rancorose e sbalordite di alcuni figli di persone che, per motivi ai discendenti inspiegabili ed incomprensibili, erano state uccise e seppellite in mezzo ai campi dopo il 25 Aprile.
Come diceva il poeta? Non ti curar di lor ma guarda e passa...

lunedì 23 aprile 2007

Nome di battaglia: Barabba

dal numero di aprile di Resistenza Oggi, periodico dell'ANPI provinciale di Modena.
Ai familiari le condoglianze della redazione di Barabba, la rivista.

sabato 21 aprile 2007

La storia siamo noi

Quelli della mia generazione sono troppo giovincelli per ricordare con la dovuta emozione la svolta della Bolognina e quell'ultimo occhettiano congresso del PCI, nel febbraio '91. Mieli e Minoli, nelle loro infinite ricostruzioni storiche in prima serata, non sono mai riusciti a farci capire, a farci provare le giuste sensazioni.

Ma non tutto è perduto, perché come un dogma: se l'uomo di sinistra non va alla storia, la storia va all'uomo di sinistra. Potremo addirittura prenderla sul ridere, citando Marx:

«Secondo Hegel tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.»

lunedì 16 aprile 2007

Sulla città a oltranza

Siamo lieti di invitare i nostri affezionati venticinque lettori all'incontro più atteso della stagione:

Dopo una lode di Goffredo Fofi su Internazionale, una velata stroncatura tra le pagine del Diario e mille, milioni di bicchieri di vino, Ugo Cornia parlerà finalmente de Le Pratiche Del Disgusto con il vecchio malvissuto, scrittore carpigiano e consulente politico di Barabba.

Domani sera presso la Libreria Fenice di Carpi. Ore 21 abbondanti.
Aftershow offerto dalla redazione di Barabba nel primo bar aperto della piazza. Oppure in qualche buco, in qualche casa, ovunque capiteremo.
Fin che ce n'è.

Volenti o nolenti, siateci.

venerdì 13 aprile 2007

Jailhouse Rock

Nel maggio 2003, Shafiq Rasul fu prelevato dalla sua cella del centro di detenzione Camp Delta a Guantanamo Bay, Cuba, e condotto in una piccola, squallida baracca destinata agli interrogatori. Fin dal suo arrivo a Cuba, quasi diciotto mesi prima, a intervalli di qualche settimana veniva portato nella baracca e interrogato su persone a lui note, luoghi frequentati e sul motivo della sua presenza in Afghanistan a fine 2001 assieme a due amici, Ruhal Ahmed e Asif Iqbal, come lui cittadini inglesi ventenni. Ma quella volta fu diverso.

L'addetto all'interrogatorio entrò nella baracca, premette il tasto di avvio di uno stereo che si trovava nella stanza e uscì. Rasul riconobbe immediatamente le note che uscivano dalle casse: Kim di Eminem. «Avevo già sentito quella musica», dice. «Probabilmente ho l'album a casa da qualche parte. Hanno messo su Eminem e se ne sono andati. Ho pensato: “Che cosa diavolo sta succedendo?”». Rasul rimase seduto lì con Kim a ripetizione. La cosa non lo disturbò più di tanto («Era come ascoltare musica a casa, solo incatenato al pavimento») e dopo qualche ora lo ricondussero in cella.

...continua su comeDonChisciotte

mercoledì 11 aprile 2007

I veri problemi di Carpi… ovvero il futuro è ecological-chic

Riguardo all’ex cremeria ho ancora un ultimo sassolino nella scarpa da levare, per adesso…
La sera della recita ci viene comunicato che uno degli interpreti, il consigliere dei Verdi, causa una poco verosimile affezione, risulta assente. Nel trambusto della rappresentazione molti di noi non si erano ancora posti la, ahimè spiacevole, domanda: “ma dove sono i Verdi in tutto ‘sto casino?”
I Barabbisti presenti, nonostante l’assidua partecipazione alle iniziative del comitato, non si erano mai posti interrogativi sull’effettiva assenza o presenza nè sul ruolo di codesti difensori della Natura.
In quel momento ricordai un paio di articoli comparsi su “CarpiCittà”, periodico bimensile del comune di Carpi. Tale sobrio esempio di alta stampa anglosassone è persino disponibile on-line.
Tra gli interventi consiliari a pagina 39 del numero di Dicembre 2006 si trova l’intervento di M. Valentini (Rifondazione Comunista, una delle tante anime del comitato) che muove tre critiche all’azione del comune, tutte e tre in ambito ecologico ed energetico: 1- Il futuro di AIMAG, azienda pubblica provinciale che si occupa di acqua, energia, gas e rifiuti, a forte rischio di privatizzazione; 2- Il caso della ex cremeria; 3- l’elettrodotto aereo tra Carpi e la vicina frazione Migliarina.
Quattro pagine dopo troviamo l’intervento del Consigliere Comunale dei Verdi e qui cedo il posto alla citazione letterale:

"Verdi - Cittadini… a quattro zampe - di Xxxxxxxx Xxxxxx
Il problema del randagismo nella nostra città non è trascurato; infatti ecc. ecc..."

venerdì 6 aprile 2007

Due righe in croce

Oggi è un giorno speciale per Barabba e i Barabbisti, oggi Barabba, come ogni anno, viene acclamato a furor di popolo e liberato dagl'imperialisti romani, oggi un sovversivo scampa alla morte e ci piace immaginarlo mentre assalta accampamenti e soldati, forse...

Documentandoci sugli ultimi studi di esegesi neotestamentaria abbiamo scoperto inquietanti novità e teorie parallele sul rapporto tra Barabba e Jesus Christ Superstar: da un Barabba innocente arrestato per sbaglio durante una sommossa, a un Barabba capo di una fazione politica armata; da un Barabba messia restauratore della sovranità d'Israele secondo una tradizione integralista e violenta, a un Barabba che, a causa di incredibili somiglianze nei nomi (Bar Abbà in aramaico significa "Figlio del Padre", il vero nome di Barabba sarebbe Jeoshua = Gesù e Gesù Cristo viene chiamato anche lui Bar Abbà) finora taciute dai sacri testi, sarebbe il lato politico e sovversivo di Jesus o che addirittura potrebbe essere stato crocefisso al posto suo...

Che dire?... Abituato a pensar male credo che qualsiasi forma di autorità avrebbe preferito mandare a morte un ribelle piuttosto che uno dei tanti guru non violenti dell'epoca...
...E ora chi lo dice ai cristiani?...

Carlo Dulinizo

***

Oggi è un giorno speciale. Oggi era il giorno designato per l'uscita di Barabba, la rivista. Non stiamo qui dichiarando la morte cartacea di Barabba, né la sua crocefissione. Siamo in attesa. In attesa di una distensione delle rigide regole dell'ordine dei giornalisti, in attesa che il nostro lassismo congenito diventi produttivo, in attesa di collaborazioni, in attesa di attese. D'altra parte siamo prolifici su milioni di fronti diversi. Quindi è giusto dare a Cesare quel ch'è di Cesare, presentandoci di fronte alla folla a testa alta, in attesa del giudizio di Pilato.

E' giusto, perciò, menzionare alcune delle persone che collaborano o che hanno semplicemente espresso l'intenzione, sotto nostro invito, di collaborare. Sappiate che (speriamo) presto potrete trovare i loro nomi tra le pagine di una rivista. In ordine sparso:

daniele: altrimenti conosciuto come il tuareg isterico. Il giornalista del gruppo, firma regolare del Giornale di Reggio. Un paio di paginoni centrali di Alias alle spalle, un passato da dj radiofonico e un presente da dj militante. Teatrante, compositore e quant'altro.

leonardo: la blogstar. Un curriculum pressoché infinito e una storia d'Italia a rovescio da raccontare.

il vecchio malvissuto: meriterebbe centinaia di righe d'elogio e milioni di brindisi a Lambrusco. Qualche libro sullo scaffale (Maldicenze, Non c'è più vino, etc.). Decano corsivista di Voce, a cui è stato strappato non senza una certo orgoglio.

valentino: il bandito. Manager disperso nell'impero di Cindia. Esperto di Proust e Mao Tse-tung.

grushenka: latinista affermata e figlia d'arte. Dostoevskijana fino al midollo.

carlo dulinizo: alle prese con una tesi su Rigoni Stern. L'anarchico epistolare della redazione.

h-capra: vincitore del premio Tondelli 2006. Studioso di Peste e Bestemmia. Un contratto editoriale sul groppone, una chitarra al collo, un anello al dito e un i-gloo come rifugio.

valido: corrispondente estero dalla perfida albione. Anch'egli indiscussa blogstar pioneristica. Critico cinematografico e alcolico.

filo: vignettista paziente. Sul filo del rasoio. Organizzatore di eventi culturali, mondani e spesso modaioli in ogni angolo della bassa padana.

many: un maledetto sicofante.

Non siete ansiosi di vederci dispersi nel mare nostrum della carta in edicola?
Quest'anno (forse) non si esce. Ma non tutto è perduto.
Quest'anno viene crocefisso Barabba, il prossimo chissà...
...E ora chi lo dice ai cristiani?...

Many

giovedì 5 aprile 2007

C'è Gigi?

Il Coordinamento Beni Comuni e Partecipazione (lo so, è lungo da ricordare) ha rilasciato una dichiarazione da diffondere ai quattro angoli del globo, nella quale ha trascritto abbastanza fedelmente stralci della seduta del Consiglio Comunale di Carpi di giovedì 29 Marzo (sì, si parla ancora di ex Cremeria). Diffondetela anche voi, chiunque voi siate, da Lisbona a Vladivostok:

Tosi (DS): si dichiara contrario al “populismo”, e in particolare ritiene "offensivo chiedere un’istruttoria pubblica verso quei cittadini che ci votano ogni 5 anni”. Sostiene che "stiamo rendendo fruibile un pezzo di città ai cittadini”, “se avessimo interrotto la speculazione edilizia avremmo una città fatta di tende”, “quello che è stato detto e affisso su Mirco Arletti grida vergogna”, “io non accetto che questa amministrazione venga dipinta come una che non guarda alla sostenibilità ambientale… il sindaco ha il merito di aver portato a Carpi un’oasi del WWF… stiamo facendo il porta a porta”. Da antologia la chiusa finale: “Valentini, voti piu’ spesso con la destra che con noi, sei tu che sei andato a destra o loro che si sono spostati a sinistra?”;
...leggi il testo completo su Carpi Bec

La redazione di Barabba ringrazia (e sostiene) il Coordinamento Beni Comuni e Partecipazione, e con particolare fervore Roberto Galantini che ha perso un paio d'impronte digitali nel trascrivere il tutto.

mercoledì 4 aprile 2007

A Night at the Opera

Si pensava di stendere un velo pietoso sull’assurda assemblea di classe delle superiori svoltasi nell’ampia sala del consiglio comunale a Carpi in data Giovedì 29 Marzo 2007, ma il continuo rimuginare sullo show, su qualche comparsa quantomeno inadatta e su qualche frase a dir poco assurda, ci ha indotto a far nostro l’attempato e logoro diritto di cronaca (vedi i post precedenti).
N.B. l’anonimato è garantito, ma qualsiasi riferimento a fatti, persone o cose è lucidamente voluto.

La performance comincia in ritardo e scopriamo subito che il pubblico non può interagire con gli interpreti ( lo prevede il canovaccio, altro dirvi non so); rompe il ghiaccio e le aspettative l’assessore preposto a dirimere la querelle con un lungo monologo nella parte dell’accusato principale che scaglia accuse ai testimoni. Escluse le banalità mi rimane impresso il ritornello “non mi aspettavo una lotta dura e aspra” più volte ripetuto e scandito davanti ad un gruppo di persone che ha solo svolto qualche innocuo sit-in nell’area a rischio cementificazione, un mini-corteo in piazza per ricordare a tutti che col cemento non si respira e numerose proposte (mai accolte dai commedianti) di assemblea pubblica tra gli esperti del comune e la cittadinanza (…eh sì, lotta veemente e facinorosa…).

Gli atti e le battute scorrono sul proscenio fino all’intervento enigmatico di una semplice maschera di non so quale partito, la quale, nonostante dovesse solo leggere un intervento già scritto in precedenza, non riesce a coordinare tra loro maschile e femminile, singolare e plurale rifulgendo in splendidi enunciati di biscardiana memoria come: “ le mozioni espresse dall’opposizione, i quali possono trovarci d’accordo, è un’evidente meccanismo di ricatto con i quali non posso avere niente a che fare…” (è solo una parafrasi, purtroppo nessuno ha trascritto l’attacco eroico di questa sola donna contro l’intiera et vetusta grammatica italiana, se ci sarà una replica promettiamo di non farci cogliere impreparati).

A proporsi come deus ex machina della tragicommedia ci pensa il sindaco/capocomico con un intricato panegirico che cade subito nel facile refrain di “quanto si sta bene a Carpi, eccetera eccetera…”.

Quando infine il solenne risolutore accenna al Piano Regolatore Generale e ci confida che sin dal lontano 1954 la lungimiranza del Partito aveva previsto le rotonde che attualmente sono in costruzione, il sottoscritto Barabbista esce di senno e corre a fumare una sigaretta contemplando con sublime sgomento la piazza.

martedì 3 aprile 2007

Via col cemento

La stessa sera, sempre in Consiglio Comunale a Carpi durante la battaglia dell'ex Cremeria (vado a memoria):

"Io, quale esponente dei Comunisti Italiani, mi permetto di dissentire con Rifondazione Comunista e voterò contro la mozione che intende sospendere i lavori nell'area [...] Perché noi dei Comunisti Italiani siamo per una cementificazione biosostenibile e bioetica..."

Trovandomi alle spalle del consigliere in questione, il primo istinto è stato quello di unirmi alla risata collettiva del pubblico. Tornando a casa, però, mi sono rimproverato di scarsa documentazione e di facile irragionevolezza emotiva.
Allora ho chiesto al mio vicino, che ha una piccola impresa edile e fa il muratore, se la storia della cementificazione biosostenibile avesse un senso.
Mi ha risposto (vado a memoria): "pe' mmé è 'na strunzàta"
Ma chissà, lui non è mica un politico...


[vignetta di Filo aka Klaus Aughenthaler aka Filosofil.]

lunedì 2 aprile 2007

Comic Sans Sourire

Giovedì scorso una piccola delegazione di Barabba assisteva alla seduta del Consiglio Comunale di Carpi. Ordine del Giorno, il voto sul futuro dell'ex Cremeria. Naturalmente un disastro sotto ogni punto di vista: umano, politico, psicologico, finanche lessicale. Ma sulla questione torneremo in seguito.

Mi sono tornati alla mente un paio dei pezzi di Leonardo sul Comic Sans. Perché, sì, le mozioni che scrollano all'unisono sugli splendidi e superflui LCD posti di fronte ai consiglieri, sotto la guida arguta del presidente, sono scritte in Comic Sans.
E... ecco, mi sono scrodato dove volevo arrivare.

domenica 1 aprile 2007

Qui lo DICO, qui lo nego

Il cardinal Bagnasco sui Dico:
"Se cade l'etica, poi è difficile dire di no anche a incesto e pedofilia"


Risponde Slavoj Zizek:
"Un secolo fa G.K. Chesterton scriveva: 'Gli uomini che cominciano a combattere la chiesa per amore della libertà e dell'umanità finiscono per gettar via la libertà e l'umanità pur di lottare contro la chiesa'. I fanatici difensori della religione fanno lo stesso: hanno cominciato attaccando ferocemente la cultura laica contemporanea e hanno finito per rinunciare a qualunque esperienza religiosa significativa."
(internazionale n. 686)

sabato 24 marzo 2007

Ecco il sistema Liuni Anti Kamikaze

"Geniale trovata di un ufficiale della Guardia di Finanza in congedo.
[...] Si tratta di una capsula di silicone riempita di eccipienti diversi e grasso di suino in grado di liquefarsi in caso di esplosione, contaminando di repellente fluido 'impuro' il corpo del soldato suicida [...] a quest'ultimo verrebbero meno gli straordinari benefici promessi nell'aldilà.
[...] Una nota fabbrica farmaceutica pensa già a una produzione su scala industriale."

Cronaca Vera
(n. 1803 ancora in edicola)