domenica 24 gennaio 2010

In orbita

Eravamo sicuri e strasicuri che il fratello calciatore del nostro amico Alessandro riusciva a mandare il pallone in orbita. Ce l’aveva detto Alessandro in persona, una persona piccola, durante la ricreazione, che non eravamo nemmeno tutti in classe insieme, ma avevamo i nonni nella stessa via e al pomeriggio, dopo la scuola, eravamo sempre fuori a fare qualcosa di strambo. Come quella volta che Federico ha preso un pesce gatto nella fossaraso e l’ha messo in una mastella che usava sua madre per raccogliere i panni. Noi siamo stati una settimana con le canne in giardino a cercare di pescarlo direttamente dalla mastella. Poi è morto, il pesce gatto, e non siamo mai più riusciti a pescarne un altro. O come quella volta che abbiamo fatto scoppiare una rana sulla riva del canale, e poi tutti a raccogliere i pezzi, volevamo ricostruirla con il nastro adesivo e non avevamo messo in conto i rimorsi negli anni a venire per una cosa che la sera stessa scopri che nessuno ride quando la racconti. Ma mandare il pallone in orbita, noi, una cosa così non l’avevamo mai vista. Era una roba da Holly e Benji, una roba da stare eccitati tutta la mattina per andare a vedere il fratello di Alessandro, al pomeriggio, che mandava il pallone in orbita. Non che sapessimo dove fosse esattamente, in orbita, ma ci sembrava una cosa molto, molto in alto, tipo nello spazio, vicino alla luna.

Alle tre del pomeriggio siamo nel cortile di Alessandro, col fiatone e l’eccitazione e Federico che era andato a cercare in orbita sul dizionario. Diceva che se un oggetto va in orbita poi comincia a girare intorno alla terra ma pian piano viene giù, è inevitabile, diceva, prima o poi stai sicuro che vien giù. Quando è arrivato il fratello di Alessandro – e Alessandro aveva un sorriso come se solo lui potesse averlo un fratello così – quando è arrivato, il fratello di Alessandro ha preso il pallone e senza dir niente gli ha dato un calcio della madonna. Il pallone andava sempre più in alto. Sempre più in alto fino a diventare un pallino e poi ancora in più alto, fino a scomparire sopra il tetto del palazzo di fianco. Noi davvero avevamo delle facce che facevano O senza rumore. Federico l’ho dovuto squassare un po’ perché sembrava paralizzato. Il fratello calciatore di Alessandro è tornato in casa ancora senza dir niente. E Alessandro, con un sorriso come se solo lui potesse averlo un fratello così, Alessandro ci ha detto Visto?

Poi il giorno dopo ci ha detto che il pallone era ritornato giù. Era un po’ più sgonfio ma era tornato giù. L’aveva trovato proprio Alessandro in persona, una persona piccola, lì in mezzo al cortile mentre andava a scuola. Federico, che voleva fare lo scienziato, ci ha detto che allora il pallone era andato in orbita davvero, perché se un oggetto va in orbita poi comincia a girare intorno alla terra ma pian piano viene giù, è inevitabile, diceva, prima o poi stai sicuro che vien giù.

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