seconda puntata
In questa settimana Carlo ha cominciato ad acclimatarsi.
Ancora è all'oscuro di alcuni rituali tribali tipici dell'habitat come l'alzarsi e andare a sgambettare in una piscina per bambini poco distante ma, ormai, alla fine della seconda settimana, viene salutato negli spogliatoi come se si fosse tra colleghi di turno o di reparto.
L'unico che si ostina a non salutarlo, quando ci riesce, è suo zio C.M. Lo zio infatti è talmente timido e riservato da risultare antipatico, ma Carlo lo sa che non è sgarberia, è solo un modo estremista per tutelare la sua privacy. Un uomo molto colto lo zio, nel suo studiolo Carlo a dodici anni ha sleggiucchiato Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno, e forse potete immaginare le orecchie rosse e il batticuore di Carlo a leggere quelle pagine in incerta solitudine mentre la cuginetta stava al telefono con le amiche. Ovviamente Carlo capiva ben poco di quel che leggeva ma quel poco che riusciva a comprendere gli piaceva moltissimo.
Ma torniamo allo zio, frequentatore abituale e veterano della quarta corsia, quella degli Eroi della vasca, quella che quando partono in branco sembrano paracadutisti e che a guardarli tutti insieme, attaccati uno dietro l'altro, il braccio di uno subito dopo la gamba dell'altro, ti fanno venire in mente la dentellatura di una motosega elettrica. Carlo si chiede cosa succederebbe se per scherzo si parasse davanti al primo della fila. Maxi-tamponamento ed espulsione a vita dal mondo dell'acqua clorata. Ma forse è invidia, Carlo è ancora solo, senza compagnia e comprende benissimo che, in questa solitudine, la concorrenza e l'inseguimento diventino facilmente l'unico momento di riconoscimento dell'altro.
Il giorno dopo, ecco che che compare, come manna dal cielo, Nina Stiparic,amica e collega di alcune disgrazie lavorative di Carlo e insomma, tutto cambia. Il piccolo cervello rettile della competizione torna ad essere quello di un mammifero senziente, Carlo comincia a parlare a bordo vasca ed è entusiasta di questa apparizione. Nina adora fare le bolle in apnea, dice che è un ottimo modo per scaricare la tensione e che glielo insegnerà. Anche Nina non pratica sport da un po' ma è certamente più in forma, ha un'eleganza innata nello stile rana che Carlo può solo ammirare. Ed è una ribelle nata, dopo poche vasche comincia a muoversi tra le corsie-caste (quarta esclusa) e con Carlo comincia a cercare la corsia più libera. Carlo esce finalmente dal ghetto della prima corsia.
Due giorni dopo, per motivi onirici e lavorativi (o meglio non lavorativi) sia Nina che Carlo sono un po' alterati e girati male. Scoprono subito che nuotare arrabbiati è difficilissimo, l'acqua non si lascia maltrattare, anzi ti fa bere. La frustrazione inceppa i gesti e la complessità dell'insieme. Carlo si rinchiude a ragionare per compartimenti stagni e quando si concentra sulle braccia perde ritmo sulle gambe, quando recupera le gambe gli sembra di essere un frullatore a manovella che s'infossa di testa nell'acqua e quindi perde la respirazione. Calmandosi e scherzando con Nina arrivano a due conclusioni, una semplice, l'altra forse mistica:
a) Lo stile nel nuoto non è una successione lineare di movimenti complicati bensì un'armonia di gesti complessi e simultanei
b) il segreto nel nuoto è riuscire a "tenere l'infinito nel palmo della mano e l'eternità in un'ora" (W. Blake)
Il giorno successivo Carlo conclude la settimana in terza corsia.
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