di Auro
Il lungagnone pedala dietro di me divertito, incuriosito, con il suo intercalare toscano a sottolineare tutto il pavé. La mia vecchia bici arrugginita sotto il suo peso un po’ cigola e un po’ tentenna. Io sfilo lungo il fianco della mia città accarezzandole la pancia con le mie più leggere ruote sottili, le facciamo il solletico stanotte. Di qua, lungagnone, di qua. Drin, svoltiamo a destra, inciampando in marciapiedi irriverenti e in macchine parcheggiate come pustole sul viso.
Guardala qui, lungagnone, guarda la mia città. Bella e puttana, masochista e bulimica. Guarda questa piazza, immaginati l’interno di quel palazzo sventrato, immaginati l’urlo di impotenza di chi credeva in un mondo diverso e possibile. E poi, poi qui, lungagnone, sono iniziati i primi passi di quei funerali.
Dio, lungagnone, questa città è sangue e lacrime, lo sai, vero? È come un vestito bellissimo su una donna che fino al giorno prima vendeva sigarette nei bar luridi di Porta Romana; sono gli occhi di una donna convinta di potersi prendere delle libertà, e non sa che fra trent'anni le pagherà tutte, quelle libertà, al festino di un vecchio porco qualsiasi, che regala fiori e appalti. Sono gli occhi di ragazza, sono le mani sotto la gonna, sono le gonne sempre più corte, i culi sempre più sodi. E dietro l'angolo solo invidiosa indignazione.
Guarda questa piazza, guarda l’orologio: sono le quattro di notte e non hai ancora visto niente: non ti ho ancora portato ai vicoli delle lavandaie, a vedere la casa dov’è nata mia nonna, non conosci ancora i vicoli scuri di via fiori chiari. Ci sono fenicotteri rosa fra queste colate di cemento, lo sai?
Rimettiti in sella, ragazzino, che tutto comincia da qui, il suo punto d’origine è questo, è questa piazza, è questa città.
Fallo per me: se proprio non riesci a innamorarti di me stanotte, almeno innamorati di lei. Per sempre.
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Questo è un pezzo che Auro ha scritto su una foto che avevo fatto io una sera d'inverno di un paio d'anni fa, e insieme, racconto e foto, son finiti nel luglio del 2010 a pagina 16 di un libro elettrico che si chiamava My Own Private Milano. Visto che sono uno abbastanza feticista in fatto di ricorrenze, sono andato a ripescare il tutto e lo pubblico oggi alle 16:37, quando la luna è rossa, rossa di violenza.
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