venerdì 2 dicembre 2011
Battaglie perse
Io con i dischi son sempre stata un po’ taccagna. Non so bene il motivo, ero inclinata a quel modo lì. Per esempio, quando ho preso il primo stereo che non aveva il lettore CD compravo i vinili solo se mi piaceva la copertina, tipo Thriller e Bad ce li ho in vinile solo per quel motivo (messa bene, dico ora). Poi avevo una masnada di cassette, ma tante, molte originali e tantissime copiate dai vinili o dalla radio. Poi ho comprato il lettore CD ma i CD costavano tantissimo, ma tanto che – sarà per questa taccagnaggine che non so da dove venga, ce l’ho solo per questa cosa qui – sulle prime ero così scema da prendermi i singoli in CD e solo in un secondo momento forse la cassetta o il vinile (è una cosa scema, l’ho detto, ho anche smesso regalandoli a persone che ho reso addirittura felici). Li ho sempre trattati malissimo. Tutti. I CD, le cassette, i vinili. I vinili meno perché li esponevo e quelli non esposti erano impilati a ridosso dello stereo, quindi bene o male... Ma le cassette, povere loro... Le uniche che hanno mantenuto la propria custodia nei limiti del tenuto bene sono quelle che ascoltavo meno, tipo se vuoi ti regalo la cassetta dei Pulp che è come nuova. I dischi che mi piacevano di più li compravo in CD o li ri-registravo. Cioè, li compravo quando ero sicura che non li avrei avuti in prestito per ridoppiarmeli su cassetta. L’unico CD che ho dei Nirvana è Incesticide, il meno reperibile in giro, a quei tempi (però ho parecchi singoli). L’arte del ridoppiaggio, ecco, quello forse era il mio passatempo preferito. Ci sono dischi che avrò ridoppiato sei o sette volte perché a lungo andare si sentivano male o per una svista premevo rec. Ma queste cose succedevano tanti anni fa. Quando è arrivato lui, la prima cosa che ha detto è “cazzo se li tieni male i CD” perché come ho già detto le copertine dei dischi che mi piacevano erano le prime a rompersi, le prime a sporcarsi (che il CD stava spesso dentro e quindi sulla copertina appoggiavo di tutto). Però suonano ancora tutti bene eh, gli ho risposto. Poi ha portato i suoi. Sembravano nuovi. I doppioni li riconosciamo perchè quello con la costa rovinata o ingiallita è il mio (ah, già, spesso e volentieri le copertine interne le appendevo ai muri). Stessa cosa con i libri: i suoi sembrava che nessuno li avesse letti e invece li aveva letti tutti. Vabbè è matto, ho pensato, d’altronde è un ingegnere. Ha fatto questa cosa di metterli tutti in fila in ordine alfabetico e di scriverseli tutti su un file nel computer. Che poi in quel file lì ci scriveva anche i titoli dei libri e i concerti (i concerti, non scherzo mica). E dava i voti (non scherzo mica). E per me vabbè. Ma quando ha voluto metter mano ai vinili, che lì ne avevo più io, ecco, c’è stata un po’ di battaglia. Il vinile richiede tempo, lo scegli, lo sfili, lo prendi, tiri fuori la custodia dalla copertina, lo metti su... poi – secondo me – lo appoggi alla fine della fila. Così è anche più semplice: il primo che vedi è l’ultimo che hai ascoltato e ogni tanto puoi anche giocare al “adesso quasi quasi ascolto il primo della fila, quello schiacciato dagli altri, il meno ascoltato”. Per me filava, come ragionamento. Per l’ingegnere no. Alla fine ho pensato che con le ossessioni non ci si ragiona e l’ho lasciato fare. Però ancora mi scoccia, questa cosa dei vinili. Mi tocca sapere cosa voglio ascoltare e poi andare alla letterina giusta, col vinile tra l’altro è difficilissimo perché non sempre la costa è bella leggibile. Quanti sono con esattezza non lo so, chiedete all’ingegnere.
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amarcord,
pensieri in analisi
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Il vinile è solo un lontano ricordo che a volte riaffiora in noi.
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