Non ci avevo mai pensato, ma record, in inglese, sembra quasi ricordo, in italiano. E visto che s'avvicina il Record Store Day ci ho pensato e dei negozi di dischi, di uno, in particolare, qualcosa mi ricordo.
Mi ricordo il primo disco che ho comprato, era una cassetta e si chiamava “La mia moto”.
Mi ricordo anche il secondo, un disco vero, “Gente come noi”, perché qualche giorno prima il cantante di quel gruppo mi sfregò una mano sulla testa mentre mangiavo un ghiacciolo all'amarena.
Mi ricordo che Augusto morì, e morì male, l'anno dopo.
Mi ricordo i dischi regalati dagli amici in prima media, per il compleanno,“Fear Of The Dark” e "Terremoto", e mi ricordo la sbandata per quei suoni chitarrosi.
Mi ricordo, per esempio, il chiodo che comprai con le cinquantamila lire che mia bisnonna, la Bionda, mi aveva regalato per Natale.
Mi ricordo il mio paese senza negozi di dischi, e dovevo fare quindici chilometri per comprarne uno, prima con la macchina e la mamma, poi con la corriera, poi col motorino e alla fine con la macchina, da solo, senza mamma.
Mi ricordo che ci lavorava Cisco, in quel negozio lì, lavorava con la musica per vivere, prima ancora di vivere di musica e non lavorare.
Mi ricordo le bustine gialle con sopra il nome del negozio e mia madre che diceva Come son comode, queste bustine gialle, per raccogliere le merde del tuo cane.
Mi ricordo che andavo là tutti i sabati dell'anno, sgarrando solo nei festivi.
Mi ricordo la scelta faticosa dell'unico disco su cui buttare la paghetta; avevo una regola ferrea: parto dalla A e compro un disco di un gruppo con la A, sabato prossimo la B, e così via per poi ricominciare ventisei sabati dopo.
Mi ricordo il sorriso circondato dai baffoni del proprietario, c'era la fila per pagare i Take That e io ero in fila col mio disco, in mezzo agli altri, ma quel sorriso lo fece solo a me quando vide che stringevo “Marquee Moon”.
Mi ricordo che anni dopo, ero già grande, lui mi disse Hai comprato un bel po' di classici, qui da noi.
Mi ricordo che risposi Spero di comprarne anche degli altri, di classici, qui da voi.
Mi ricordo il disco di suo figlio, È il suo gruppo, mi diceva, ma hanno un nome strano: Offlaga Disco Pax.
Mi ricordo quando feci un disco io; Se me lo porti lo vendiamo volentieri. Ma è un disco gratis, rispondevo, si scarica da internet, e dentro mi sentivo un traditore.
Mi ricordo la chiusura del negozio, dopo trent'anni, quando anch'io, per puro caso, proprio quell'anno, ero un trentenne.
Mi ricordo che quel giorno comprai “The Stuff That Dreams Are Made Of”, la materia di cui son fatti i sogni, ma era il giorno della fine, della fine dei suoi sogni.
Mi ricordo di un paese in cui ero andato ad abitare per amore, un paese rimasto senza negozio di dischi, all'improvviso, senza nessuno da incolpare.
Mi ricordo la scritta sul muro di fianco alla saracinesca abbassata per sempre, diceva: Tua Madre.
Mi ricordo, non l'avevo scritto io.
Se cerchi “Tosi Dischi Carpi” su google maps ti dice che lo trovi in via Paolo Guaitoli 3. Ma non è vero, non c'è più. C'è solo il mio scaffale del salotto, coi suoi otto scomparti pieni fino a strabordare di sabati tondi e lucidi, di piatti colorati, di musica e passione in ordine alfabetico, e insomma, come dire, di recordi. *
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