venerdì 26 novembre 2010

Sigarette spente (1)

Ieri, per la pausa pranzo, io e la mia amica Sandra siamo uscite dalla Sala Borsa e siamo andate a mangiarci i nostri panini con la mortadella e l'insalata verde davanti a San Petronio.
Ah, L., ti saluta San Petronio.
E va bene, ritornando al nostro discorso, davanti a San Petronio c’era uno, un ragazzo di colore, magro, alto, carino, in piedi su un banchetto che parlava a un gruppo di persone disposte in cerchio intorno a lui. Quando ha smesso di parlare, sul banchetto è salita una ragazza, anche lei di colore, meno magra, meno alta, carina anche lei tuttavia, che tra le altre cose ha citato Machiavelli. Dopo è salito sul banchetto uno vestito da clown, che parlava troppo piano perché potessi capire tutto quello che diceva.
Ho capito cosa ha detto solo in tre occasioni, in cui ha parlato più forte, e ha detto, nella prima occasione: A pedate nel culo vanno presi questi signori! E nella seconda: Allora io li prenderei tutti a pedate nel culo! E nella terza: A questi qui dobbiamo dargli delle pedate nel culo!
In tutte e tre le occasioni non ho potuto fare a meno di notare che i presenti, a quelle parole, annuivano molto convinti e si scambiavano sguardi che sembravano voler dire Eh, sì, altroché, ha proprio ragione.
Allora, ho guardato la mia amica Sandra e le ho detto che se avessi dovuto fondare un partito, o una qualche lista, in quel frangente lì io lo avrei chiamato sicuramente P.N.C, Pedate Nel Culo.
Sandra ha riso e si stava per strozzare con la mortadella, o forse con l'insalata verde, comunque poi ha bevuto e è sopravvissuta.
Subito dopo dell’uomo vestito da clown è salito sul banchetto un signore sulla cinquantina, con in testa un cappello di lana fucsia, degli occhiali molto grandi e, in generale, un abbigliamento non proprio sobrio. Mentre si apprestava a salire sul banchetto parlava con un gruppo di signori distinti, in giacca e cravatta, che si erano appena aggiunti al consesso.
Una volta salito, questo signore col cappello di lana fucsia ha detto, riferendosi evidentemente ai signori distinti, ma declamando ad altissima voce verso tutti noi: Volete sapere cosa stiamo facendo? Siete arrivati qui e non sapete cosa stiamo facendo? La rivoluzione!, qui la rivoluzione stiamo facendo! Perché bisogna esprimersi nel teatro dell'esistenza, non solo occupare le università o le stazioni. Qui siete nel teatro della vera rivoluzione!
Sandra ha sgranato gli occhi, ha accartocciato la stagnola del panino e ha tirato fuori le sigarette dalla borsetta.
A quel punto io ancora ascoltavo il cappello fucsia, ma poi ho avuto una specie di visione e mi sono immaginata che arrivava mio padre, o meglio, mi sono immaginata che ero lì in piazza Maggiore che passeggiavo con mio padre, e quando vedevamo questo gruppo di persone mio padre mi guardava con un'espressione interrogativa come a dire E questi?
E io, sempre nella mia immaginazione, gli rispondevo Eh, oh, babbo, il mondo è bello perché è vario!
Poi la fantasia è svanita lasciandomi questa frase: Il mondo è bello perché è vario. Il mondo è bello perché è vario. Il mondo è bello perché è vario. Il mondo è bello perché è vario. Il mondo è bello perché è vario.
Ma ne siamo proprio sicuri? Mi sono domandata Ne siamo sicuri Ilke Bab?
No, mi sono risposta, non ne sono sicura. Forse era bello anche se eravamo tutti come me e Sandra.
Poi Sandra ha finito la sua paglia, mi ha fatto cenno di aspettare, ha fatto una chiamata col cellulare e mi ha detto Anche domattina si fa il corteo, poi forse in facoltà si continua l'occupazione.
Bene, le ho detto io, occhio che hai un pezzo di insalata tra i denti.
E via di nuovo a studiare.

3 commenti:

  1. Anonimo11:43 AM

    bello.

    slyargr per postare

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  2. ...seguir le perplessità del padre, ci porta a verità straordinarie...

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