Da qualche mese ho smesso di fumare.
Il guadagno in termini di salute lo vedrò col senno di poi, per il momento ho l'alito più buono e corro meglio.
Il guadagno in termini economici invece, il guadagno in pecore, come direbbe un mio amico, si calcola facile.
Fumavo circa cinque pacchetti di sigarette a settimana, cinque pacchetti da quattro euro ciascuno, quindi per fumare spendevo venti euro a settimana, ottanta al mese. Ora, da sei mesi, ogni mese ho ottanta pecore in più in saccoccia. Cosa ci faccio? Me le spendo in altri modi.
Il primo mese ci ho comprato caramelle senza zucchero, stecche di liquirizia e quattro sedute di massaggi rilassanti/decontratturanti in un centro benessere che faceva una promozione convenientissima. Compensazione.
Il secondo mese mi ci sono finanziata una delle sbornie più clamorose della mia vita, volevo festeggiare di aver perso un brutto vizio e nell'occasione è finita che ho perso anche l'iPhone, lasciato in spiaggia mentre andavo a fare il bagno, all'alba, cantando quella canzone di Silvestri che fa "gettai ogni cosa nel fiume e mi tuffai nell'oblio, scappai da tutto il marciume e dallo sguardo di Dio". Momento francescano.
Il terzo li ho spesi per un registratore vocale che fa direttamente degli mp3, mi serviva per delle interviste e visto che non avevo più un iPhone... registratore vocale, per forza.
Quarto mese, settembre, ho comprato delle scarpe da tennis e mi sono lasciata sedurre dalle gioie del fitness: liberare endorfine, dimagrire, fare fiato per tentare addirittura la mezza maratona di Bologna. Ilke Bab come Gianni Morandi.
Ottobre, quinto mese senza fumo, ho pensato che mi meritavo quel fine settimana a Monaco che rimandavo da anni, così ho preso i biglietti del treno e ho avvisato il mio amico che vive là che finalmente arrivavo. A/R, offerta Trenitalia, ottanta euro spaccati: cinque pacchetti di paglie.
Adesso sono al sesto mese e per questo anniversario di mezzo anno ho iniziato a cantare, una lezione di canto ogni mercoledì. Pagata la maestra, quel poco che avanza delle ottanta pecore lo spendo in castagne e vino novello. L'abbraccio rassicurante della stagionalità.
Adesso che viene il freddo poi, c'è una situazione inedita che mi si presenta con maggiore evidenza, e a cui associo un ulteriore guadagno.
Un guadagno in termini di tempo e solitudine, se così si può dire: quello dovuto alla pausa sigaretta.
Nei locali tra un bicchiere e l'altro, al cinema durante l'intervallo, in biblioteca nelle canoniche tregue dallo studio, ovunque, prima o poi, negli interstizi della giornata del fumatore, arriva la pausa sigaretta. Per me invece, non arriva più.
Allora che posso fare in quei minuti lì, mentre i fumatori fumano?
Posso pensare, ho pensato. Posso provare a pensare a qualcosa, giusto il tempo di una paglia o poco più. Aprirmi in testa delle parentesi cognitive (!) per poi chiuderle, così, dopo averci messo dentro dei pensieri che altro non sono che sigarette spente.
Ecco, questa sarebbe l'idea.
Come a dire: Ho smesso di fumare, ora voglio iniziare a farmi le seghe mentali.
...non troppe però, che se no diventi cieca...
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