A Viterbo, ma pure a Tuscania, ma anche a Tarquinia, che son tutte medievali e viterbesèrrime, ma poi anche a Civitavecchia, chissà perché, che di medievale e viterbese non c’ha nulla, lo scemo del villaggio, il redneck del deep south méricano, lo sciocchino, il bifolco, lo chiamano goio. Ad esser gojo è l’uovo mezzo fecondato, che di riff o di raff (a Civitavecchia si dice de riffe o de raffe, e pure ottennove per non dire diciassette) non s’è fatto pulcino: e niente, è una bruttura, una ròba deforme, verso la quale si ha ostilità, che s’avverte come nemica. Gli ebrei chiamano i non ebrei, i patrizi, gòi: si potrebbe dire che se l’ebraismo fosse un liquido seminale che feconda gl’uomini come ovuli, i gòi sarebbero gl’ovuli sui quali quel liquido seminale non ha attecchito bene.
(di Fabrizio Gabrielli)
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