venerdì 25 marzo 2011

Cicatrici: Il drago

[riceviamo e pubblichiamo onoratissimi la cicatrice di Mitia Chiarin, che molti conoscono come la Fatacarabina alla testa del collettivovoci]

(Posizione)
Palmo della mano destra all’attaccatura del polso .

(Cause)
Un insetto. Un’ape, per la precisione. Era una di quelle domeniche d’estate, calde, e io dormivo nel lettone dei miei genitori, con tutte le finestre (tutte, erano due) aperte. Avevo sei anni e già amavo i materassi grandi in solitaria, quelli dove ti puoi muovere senza intralci e se ti piace nuoti e se ti piace scalci, e se hai un incubo e devi lottare con il drago, fai presto a usare il lenzuolo come uno scudo. Io dormivo e sentivo un fastidio al polso e nel mio sognare, ricordo, avevo pensato che era meglio non svegliarmi per vedere cosa succedeva e ho continuato a dormire perché nel sogno avevo una cosa da finire. Ero alle prese col drago, una specie di Godzilla ma più snello, con una coda lunghissima. Io non so bene cosa sia successo, ma quello mi ha addentato il polso. E ho urlato, e allora mi sono svegliata, con il lenzuolo sulla faccia e il braccio destro steso sul cuscino, e quando ho girato la testa per guardarlo c’era la tela del cuscino bianco tutta macchiata di sangue e francamente io ci ho messo un attimo prima di rendermi conto che quel rosso era sangue, perché pensavo di stare ancora sognando e che fosse la conseguenza della lotta con il drago. E invece no, il sangue usciva dal palmo della mia mano e c’era una cosa che si muoveva, che camminava tirando e rompendo la pelle e quella era una piccola ape.

Piccola, meticolosa, laboriosa. Mi ha camminato sotto pelle per due, tre centimetri, decisa come era a non smettere di andare dove voleva, e ci ha messo un pochino a morire soffocata nel mio sangue, prima che io la notassi. Si era posata sul cuscino, le era arrivata addosso la mia mano, lei si è difesa. Mia madre me l’ha raccontata così, ma lei non c’era, in camera, era a far non so che in cucina. L’ape poi l’hanno tolta e buttata, morta, in giardino e io ho pensato che era davvero minuscola eppure mi sapeva fare male. Quanto il drago dei miei sogni.

Ci sono voluti alcuni punti e un lungo pianto con il moccio al naso, mentre mamma mi consolava, per tranquillizzarmi. Il gonfiore è durato un giorno.

(Conseguenze)
Il segno è lì tra palmo e polso della mano destra. È un mio tratto, adesso, come i capelli arruffati. Le api mi sono simpatiche. Bisogna portarci rispetto tanto quanto ai draghi. Come combattenti, non sono niente male.


di Mitia Chiarin “Fatacarabina”

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