giovedì 6 gennaio 2011

Come uno che va a fare un giro in piazza la domenica

Quando ho appoggiato la bici da corsa al muro, con l’idea in testa di lasciarla lì per sempre, ed era passato già qualche giorno da quando avevo smesso di fare le gare per dedicarmi all’ingegneria e alla vita, mi son detto No, dai, Marco, pedala ancora un po’. Allora l’ho ripresa in mano, la bici da corsa, mi son vestito attillato con la maglia della vecchia squadra, l’ultima, IMAL Pedale Modenese, son saltato sul sellino e via, ho fatto un giro per la bassa.

E mentre ero lì nella campagna modenese, doveva essere, credo, intorno a Gargallo, mi son fermato al bordo della strada, di colpo, ho messo giù il piede, ho bevuto un sorso d’acqua dalla borraccia e mi son messo a fissare il vuoto. Cosa ci facevo, io, lì in mezzo alla prateria emiliana, da solo, con un costumino attillato, a vent’anni, senza nessuna ruota da inseguire, senza uno scopo, senza dover lavorare per una squadra e senza salite per rimanere indietro, ritirarmi e montare sull’ammiraglia come un asino?

Cosa ci facevo lì da solo senza sapere dove andare? Niente.

È in quel momento che ho capito che a me del ciclismo amatoriale non me ne fregava poi tanto. Mi piaceva gareggiare, lottare, agonizzare, fare di quelle fatiche che a un certo punto, delle volte, ti piegavano la testa di lato, e i polmoni cercavano aria inutilmente, e ogni tanto cadevo e mi facevo male, che ancora oggi son pieno di cicatrici sui gomiti e sulle ginocchia, e il primo istinto che hai quando sei lì per terra è di tirarti su, prendere la bici e via, correr dietro agli altri, col sangue che ancora sgocciola sull'asfalto.

E allora cosa stavo facendo, adesso che avevo finito di correre? Andavo in giro in bici da solo come un vecchietto, come un amatore, di quelli che si fanno i cicli di dialisi per vincere un salame, han sempre le cose all’ultimo grido sulla bici e spendon di più in roba da corridore che in regali di Natale per i figli?

Tutte queste cose mi venivano in mente mentre ero ancora lì, al bordo della strada di Gargallo, ché all’inizio volevo andare a Rubiera, e invece ho girato la bici da corsa, ho incastrato i piedi nei pedali e son tornato verso casa, ai venti all’ora, come uno che va a fare un giro in piazza la domenica.

__________

Sono stato l'ospite della settimana sul blog di Grazia, il magazine. Questo post non c'è sul blog di Grazia, il magazine, ma lì ho parlato dei pensieri ciclici, tutta roba che avete già letto su Barabba, anche se l'ho rimaneggiata un po', e li trovate, nell'ordine, appunto, sul blog di Grazia, il magazine: Una malattia, Piccolo, King Kong e Pedala, Marco, Pedala!. Spero almeno che la mamma e la sorella siano contente, la moglie già salta dalla gioia.

Nessun commento:

Posta un commento