Parlerò di lumache. Prima parlerò per 16 righe del perché parlerò di lumache.
Lo Ziro e il Many fanno tipo gli editori in internet. Lo Ziro mi fa, un giorno d’estate: scrivi qualcosa per questo secondo e-book che facciamo sulla sfiga? Figo, dico. Mi è sempre piaciuto scrivere. Poi io che sono uno che in internet non partecipa a niente, che in internet non ha nessun tipo di domicilio a parte l’email, mi son anche galvanizzato all’idea di far parte di qualcosa in internet. Grande Ziro, una di queste sere scrivo e ti mando. La sera è quella parte della giornata che dedico al computer, generalmente per i fatti miei, lavoro arretrato a parte. Non ho un blog, non ho un sito, no anobii, friendfeed, twitter et cetera. Non credo che tutte queste mancanze mi abbiano reso una persona migliore. Nemmeno credo mi abbiano reso peggiore, ma non saprei.
Mi hanno reso una persona con un orto.
La sfiga vuole che l’orto sia preda delle lumache. Limacce per la precisione. Che sono tipo lumache ma senza il guscio. Ci sono anche quelle col guscio, ma di preferenza l’orto è invaso dalle limacce. Quando mi mettevo davanti al computer per scrivere qualcosa per Ziro, il Many e il loro stracazzo di ebook non riuscivo a non pensare: Mentre son qua a cazzeggiare, quelle schifose mi stanno mangiando tutte le piantine di pomodoro. Mollavo lì e andavo nell’orto.
Io non credo che il concetto di avere un orto lo possa capire chi non ha un orto. È una sentenza stronza, me ne rendo conto. Però c’è della verità. E non parlo dell’orto dei tuoi nonni o dei tuoi genitori. Il tuo orto. È come quando ti chiedono di spiegare di cosa tratta la tua tesi di laurea: ci puoi provare, ma in fondo sai che l’altro non potrà mai capire tutte le sfaccettature di quel che hai fatto. Noi è il primo anno che abbiamo un orto serio. Serio nel senso che son più di tre mesi che non compriamo verdura – a parte un po’ di carote ogni tanto, dai. Aggiungi che sono vegetariano. È un orto serio, dai, fidati. 64 metri quadrati. Circa. Per la precisione è un orto sinergico. Agnese ha seguito un corso, a fine primavera, sull’orto sinergico. E così abbiamo fatto un orto sinergico. Il nome mi metteva soggezione, evocava fricchettonaggini e madre terra e ciclo della vita, ma in soldoni si tratta di fare dei cumuli di terra e ricoprire tutto di paglia. L’idea l’ha avuta Fukuoka (google: Fukuoka + orto sinergico, desumo), ma lo faceva anche mio nonno: fai i cumuli così le piante han più terra soffice dove crescere; metti la paglia così l’acqua evapora meno e innaffi meno. Poi di diverso c’è che nell’orto sinergico le piante dello stesso tipo non sono tutte attaccate ma distribuite per tutto l’orto, mischiate anche con fiori e officinali; poi, in secondo luogo, l’orto sinergico, dopo qualche anno, non lo devi più lavorare: perché lasci andare le piante in fiore e si seminano da sole; lasci le radici nella terra che la rendono friabile e non devi zappare; depositi le piante morte sul cumulo che concimano da sole. Natura spontanea.
Questa la teoria.
Io c’ho l’orto sinergico da quest’estate, e per ora, da solo, non ha fatto un benemerito. Anzi.
A un certo punto tutta quella stramaledetta paglia l’ho dovuta togliere perché sotto la paglia le lumache se la godevano anche di giorno e facevano orge spaventose (desumo) e si riproducevano a livelli enormi. Paglia di merda.
Le lumache, a livello di ecosistema, non fanno niente di male – e ci mancherebbe. Dove abbiamo creato l’orto era un campo di erba medica. Era territorio loro. Gliel’abbiamo strappato. Hanno tutti i diritti di mangiare i nostri ortaggi. E io ho qualche diritto nel farmi il mio orto. Quindi ambedue i contendenti hanno in parte ragione. Per questo si può parlare di lotta. Di guerra.
All’inizio non capivamo. Le piantine nuove sparivano. Così, da mane a sera. Niente più foglie. Niente di niente che Dio le maledica. Poi, una sera, andando nell’orto verso il tramonto a sfemminare i pomodori, le abbiamo viste. (Sfemminare i pomodori significa togliere gli steli che crescono nelle ascelle degli altri steli. Se non hai capito non è grave. Agnese si lamenta. Agnese è femminista anche per le piccole cose. Dice che non si dovrebbe dire sfemminare i pomodori. Ok)
Ci siamo informati, e le abbiamo tentate tutte. Eccetto roba chimica, che ne facciamo a meno. Cenere. Cenere attorno alle piantine. Niente. Esche lumachicide biologiche. Niente. “Metti delle assi di legno sotto a cui si rifugiano di giorno. Poi le capovolgi e le ammazzi.” Mai trovata una sotto a un’asse di legno. Trappole con la birra. Un cazzo di niente (toh, 3 lumache a trappola in una notte, e 5 Peroni buttate). Tale Ferramol (“Noi lo usiamo in campagna, spacca, son sparite”). Fuochino. Ma bisognerebbe chiedere un prestito per riempire l’orto di Ferramol e vedere che succede. Un amico di qua vicino, che nella vita fa l’idraulico e l’elettricista, e ha lui pure un orto sinergico, ci fa: “L’unica è mettere un cono di rame attorno alle piantine. Le lumache non riescono a salire sul rame”. Sticazzi, tanto vale pagare un cecchino per il turno di notte nell’orto. In internet dice: “I rospi sono ottimi predatori di lumache”. Io più di una sera ho trovato un rospo nell’orto. Per vedere quanto è predatore di lumache ne ho presa una e gliel’ho messa a 5 centimetri dalla bocca. Niente. Forse è timido, dico. Riprendo la lumaca su un rametto e gliel’avvicino alla bocca. Niente. Forse non ha fame. Quindi adagio la lumaca su uno dei suoi labbri, o quel che l’è. Resto a guardare. La lumaca comincia a scendere, supera il gargarozzo, percorre una zampa e torna per terra. Rospo di merda.
Va bene. Ci sto. I rimedi facili non funzionano. Allora scendo in campo in prima persona e vaffanculo. Le colgo in flagrante. Di notte. Prima con una pila in bocca. Poi, compromessa la fluidità mascellare, con una pila bloccata sulla visiera di un cappellino con un grosso elastico. Le prime notti rientravo in casa devastato. Il nostro orto non è grande. Forse è più grande del tuo, ma voglio dire: 250 e più lumache, perdìo. E sicuramente ne avevo lasciate. Al posto della schiena era come avere una di quelle cassette di legna per la frutta, di quelle perfette per accendere il fuoco. Facevo cric, manco riuscivo a stare sdraiato. L’ho detto qualche giorno dopo a un’amica che lavora in campagna (non quella del Ferramol, un’altra), mi fa: Eh, è così lavorare in campagna. Grazie.
Poi però passa. Nel senso che alla terza sera è tutto molto più soft, finché ti accorgi di essere stato chinato due ore e stai divinamente. Paura. E spettacolo.
L’attività di raccolta lumache è una roba seria. Io poi son uno che stare un’ora a saltare da un video all’altro di youtube gli viene la manza. Raccogliere lumache no. Non mi annoia. Anzi. Mi vivifica. Mi galvanizza. Mi transustanzia. Mi redime. Paratassi.
Perché è il tuo orto. E loro te lo distruggeranno. Arrivi ad odiarle. Ti ritrovi ad offenderle ad alta voce. Troie merdose schifose puttane. Agnese si lamenta. Dice che non sono tutte femmine. O-K-C-A-Z-Z-O.
E sera dopo sera, comincio ad impratichirmi. Per questo, ora, vi do delle dritte che spaccano.
Dove mettere le lumache mentre le raccogli? All’inizio usavo sacchetti di carta. Tipo quelli della farina, che dentro non è proprio carta e loro faticavano un po’ a risalire. Risultava difficile aprire per bene il sacchetto e scagliarle dentro. Devi criccarle, le lumache, per staccarle dalle dita. E spesso il cricco le faceva capitombolare vicino all’uscita, ergo dovevo ricriccarle da dentro al sacchetto per spingerle più in basso. Ultimamente ho optato per un recipiente di plastica. Largo. Facilmente centrabile al cricco. Che non si sfalda con l’umidità. Geniale.
Che fare della lumache raccolte?
Inizialmente le uccidevo sul momento. Sembrerebbe la soluzione più facile, che funge pure da cruento monito per le lumache prossime venture. Sbagliato. Possiedono un’abnegazione indefessa; sono incrollabili anche di fronte alle carneficine più spietate. Aggiungi che uccidere una lumaca è difficile. Che fai? La schiacci con le dita? Sguiccia via come l’ultima parte del calippo. La strofini per terra col piede? S’insinua tra le falde del terreno e sopravvive. Bisognerebbe avere una superficie liscia e resistente al calpestio sempre con sé, tipo un’asse di legno, per schiacciarvele sopra. Proibitivo. Io ho due galline. Do le lumache alle galline. Capovolgo il suddetto contenitore di plastica sopra ad una grossa piastrella dirimpetto al pollaio. Vi posiziono sopra un mattone per sigillare le uscite e alla mattina scoperchio. La velocità con cui le galline divorano il centinaio di lumache è un’esperienza tipo un rapporto sessuale di 6 secondi. Che godi, certo, però.
Se una lumaca ti cade quando l’hai agguantata è questione d’onore ritrovarla (spesso di aggrappano a foglie sottostanti. Altre volte le recuperi a terra).
Un giorno una coppia di amici ha trovato dietro casa nostra una lumaca veramente enorme per i miei standard. L’ho raccolta con un ramo e l’ho gettata nel recinto delle galline. Se la sono litigata. A vederle mangiarsela mi è venuto quasi il vomito.
Voi avete mai sentito il bramito dei cervi o dei caprioli? È tipo l’urlo del cane di Satana. Una sera stavo slumacando e a 10 metri dalle mie spalle un capriolo che non avevo sentito avvicinarsi ha bramito fortissimo. Son stato in ansia per un’ora.
Cose da sfatare sulle lumache:
- Le lumache prediligono le foglie basse, vicino alla terra. No. Trovi lumache enormi su steli altissimi esili come un filo scucito.
- Le lumache sono lente. No.
- Le lumache col guscio sono più lente di quelle senza. No.
- Le lumache evitano piante coriacee o disgustose. No. Le trovi comodamente sugli steli pungenti delle zucchine, su un cavolfiore marcio, sul radicchio amaro (quello veramente amaro), sulla menta. La lavanda no, per dire, valle a capire.
- Mangiare lumache aiuta la gastrite. No.
- Le mani si impiastricceranno di un liquame vischioso che non va via con l’acqua al primo lavaggio. Consiglio l’uso di uno straccio per toglierselo prima di lavarsi le mani.
- Ci si sporca le mani.
- Si incontrano animali che potrebbero crearti repulsione: cavallette, ragni, scarafaggi di varie dimensioni, rospi o rane, coccinelle, caprioli, cinghiali (gli ultimi dipendono anche un po’ da dove abiti).
- Può venire mal di schiena.
- Ci si sporca le scarpe.
- Quando le piante sono molto piccole, le lumache possono rosicchiare il tronco principale, a volte anche sotto terra. Troie schifose.
- Ci si sporca i pantaloni. (Anche se so che sarai tentato, non pulirti le mani sui pantaloni: resisti fino alla fine.)
- Bisogna andarci col buio. Di giorno non le trovi. (E col buio c’è buio: ti serve una luce.)
- Se c’è umido ti bagnerai. (Questo vale un po’ per la vita in genere.)
- Anche se costa fatica ammetterlo, le lumache hanno ragione.
Ma, fortunatamente per la mia salute mentale, man mano che passavano i giorni, mi accorgevo che calavano. Dopo un paio di settimane ne recuperavo sì e no una trentina. Finché, complice anche il caldo torrido di metà estate, sono scomparse. Una sera ogni tanto capitavo di nuovo a fare un sopralluogo: quattro o cinque eroiche superstiti schiumavano su qualche foglia di lattuga, ma avevo vinto. E loro avevano perso.
In agosto ci andavo solo dopo i giorni di pioggia, sapendo che le maiale sarebbero arrivate.
C’è stato un ritorno di fiamma verso fine estate, che ho sedato in una manciata di sere.
Insomma, avevo vinto perdìo.
Ora siamo in ottobre. L’autunno le ha fatte tornare, ma le piante ormai sono grandi, e non hanno più paura. Qualche sera faccio una scappata, giusto per non perdere il ritmo.
Ed ecco che mi hanno permesso di scrivere questa roba.
L’inverno passerà. L’orto sarà lì, vedremo in che stato di salute. La prossima primavera forse ricomincerà la guerra. Un’amica ci ha detto che lei vuole preparare un macerato di lumache, fatto seguendo certe fasi lunari, lasciato riposare per qualche settimana, per poi distribuirlo sull’orto. Il principio è quello del similia similibus curantur, ovvero che il simile cura il simile. Potremmo anche provarci.
In una notte di luna piena. Completamente nudi. Delimiteremo un recinto con la cenere. Ci ricopriremo interamente la pelle di lumache. In testa un enorme conchiglia di gasteropode. Ai polsi i coni di rame come braccialetti rituali. Berremo la birra delle trappole alla birra. E senza mai smettere di mescolare il macerato in senso antiorario. Fino allo sfinimento. Fino al primo lucore dell’alba. Forse le lumache sono vampiri.
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Questo pezzo era originariamente sul blog legno.wordpress.com
Da qualche giorno quel blog è defunto, ma visto che a volte conviene credere nella risurrezione ecco che le lumache ritornano a nuova vita su Barabba.
Io ti ringrazio dal più profondo del mio cuore perché quando ti leggo mi fai stare bene e mi diverti un sacco. Ascolterò anche la musica dei Gazebo Penguins, perché da quello che scrivi non puoi che suonar bene!
RispondiEliminaUna rivelazione. Raccogliere una ad una le lumache infami che mi hanno divorato le piantine cresciute da seme con tanto amore e trapiantate da poco. Cerco su google lumache orto sinergico e mi ritrovo a leggere questo divertentissimo pezzo sulla tua esperienza con le lumache. Mi immedesimo. Voglio tentare la strada dell'orto sinergico ma ho un grosso problema da risolvere prima, onde evitare ulteriori frustrazioni. Rido come una matta al pensiero di uscire come te ogni sera con torcia a cercare lumache. Ma poi capita che dopo cena, ieri sera, fresca fresca della lettura del tuo pezzo, scendo per ricondurre il cavallo nel recinto e ad ogni passo incontro non una ma tre, quattro lumache ed inizio una forsennata ed ossessiva raccolta in un secchio. Ripasso dopo pochi minuti negli stessi luoghi e di nuovo, raccolgo lumache lumache e lumache (senza guanti, bleh). Alla fine mi arrendo allo scendere del buio, ho riempito ben dieci centimetri di fondo di secchio. L'idea è di darne un po' alla volta ai paperi che ne vanno ghiottissimi ma piu' di un tot non ne mangiano, alla volta. Cosi' ricopro alla meglio il secchio e lo lascio nel garage. La mattina scendo per le solite mansioni della mattina e trovo il secchio scoperchiato (forse qualche gatto indisciplinato?) e le lumache sparite!!!!
RispondiEliminaPer fortuna nei paraggi ne ritrovo subito buona parte, un po' fuori nell'erba, un po' sparse ovunque nel garage. Maledette!
Comunque grazie per il tuo racconto, mi stimola a continuare la caccia. Senza un esempio precedente, dubito che avrei creduto di dovere cacciare una ad una le simpatiche divoratrici di orto!
Sono alla terza sera di guerra aperta, armata di lampada frontale (essì, mi sono organizzata). Dopo aver visto sparire da un giorno all'altro l'insalata sono andata nell'orto la sera e le ho viste. L'ordine delle emozioni è stato: Panico. Disperazione. Rabbia, voglia di vendetta, voglia di distruggerle, quelle stronze. In molti siti e blog sull'agricoltura biologica e simili consigliano di "spostare i simpatici animaletti in luoghi vicini".
RispondiEliminaMa son fuori?!
Purtroppo non avendo galline devo arrangiarmi con un contenitore di plastica con dentro un po di acqua e sale. Le lumache muoiono all'istante, e dopo qualche minuto si sciolgono. All'inizio mi faceva veramente schifo, adesso devo ammettere che un po ci godo.
Grazie mille del racconto. Genuino e appassionato, complimenti!
mi sono fatta un sacco di risate,grazie.sei forte.
RispondiEliminanon capisco nulla di orto e di lumache ma mi è piaciuto troppo questo tuo racconto se scrivi un libro lo compro!
RispondiEliminaAdoro adoro adoro
RispondiEliminasei veramente fuori!
RispondiEliminaun grande ... un genio ... un grande genio!
fantastico, mi sono rivista e sganasciata dal ridere eheheh (fukuoka+agricoltura naturale/hazelip+sinergico, meglio)
RispondiEliminaSei un genio!
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