venerdì 8 febbraio 2013

Avvertimenti

Ieri, oltre a essersi concluso felicemente l'anno della maledizione cristica per il socio tecnocrate, al quale anche da qui porgiamo festevoli auguri, sono successe due cose, che hanno a che fare coi quadri, e che hanno a che fare con la Francia.
Ieri una donna ha scritto qualcosa con l'evidenziatore giallo nella parte bassa della Libertà di Eugène Delacroix. Ovviamente la scrivente è stata subito fermata da un sorvegliante, anche grazie all'aiuto di un visitatore. Gli esperti già dicono che è un danno superficiale. Che il restauro sarà presto fatto. Ma la parte più interessante non la sappiamo ancora, cioè: 
Che cosa ha scritto col suo benedetto evidenziatore giallo? 
Credeva di non essere vista? 
Pensava che la scritta non sarebbe stata notata, se non da chi voleva lei? 
C'è un legame tra l'evidenziatore e il quadro?
Era un messaggio cifrato?
Un messaggio d'amore?
Un messaggio politico, considerando appunto il quadro?

Sempre ieri poi, è circolata e rimbalzata in rete la notizia che l'Origine del mondo di Gustave Courbet avrebbe un viso, sempre dipinto e addirittura riconducibile a un nome e cognome. Il quadro che noi tutti conosciamo sarebbe dunque il pezzo di una tela a figura intera, una parte del tutto. Se tale riconoscimento sarà confermato il dettaglio smetterebbe, a parer mio, di avere la connotazione universalistica e universale che gli ho sempre attribuito. ma questo è il mio parere. 

Gilles Deleuze (si, questa è la parte noiosa) in una delle sue lezioni all'università che ho visto in tv grazie a Fuori orario di Enrico Ghezzi e sopratutto alla mia insonnia, sosteneva che l'interesse per il viso, per il volto, per l'espressione della faccia, è una attenzione tutta moderna e legata al nostro interesse per l'anima e la coscienza. I popoli primitivi, sempre secondo Deleuze, invece davano massima importanza al corpo, certamente per questioni di sopravvivenza e di riproduzione della specie. 

Moderni o non moderni, la scoperta del volto toglierà l'imbarazzo ai solerti censori, timorosi per lo sconvolgimento delle giovani menti.
Forse.
Un paio d'anni fa, infatti, l'opera era esposta in via temporanea al MART di Rovereto e qualche metro prima dell'ingresso era stato collocato un solenne avviso su piedistallo che avvertiva il gentile pubblico della presenza di tale dipinto nel catalogo, collocato appositamente in una saletta appartata così da poter essere tralasciato senza troppi problemi nel corso della visita. 
Ovviamente il testo era corredato dall'immagine a colori e proporzionata del dipinto. 
Esattamente all'altezza di quando ero in quinta elementare.

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