domenica 6 maggio 2012

(Trascrizione più o meno fedele di) Una casa editrice punk tra collaborative writing e self-publishing

[Quello che segue è il testo del nostro intervento di ieri al Liceo Classico Giovanni Pico di Mirandola (MO), un liceo abbastanza illuminato (nel senso di evoluto) dove ci sono laboratori di scrittura collettiva via web e progetti su wikipedia, dove condividono e commentano gli ebook, anche i nostri, dove siamo stati accolti da un auditorium pieno di studenti dalla prima alla terza, tutti silenziosissimi durante le letture, coinvolti nel discorso, partecipi nel dibattito successivo. Siamo molto contenti.]

Buongiorno.
Si sente se parlo così?

Prima di cominciare vorremmo ringraziare il Liceo Giovanni Pico – e prima ancora, scusate, ma io ho questa cosa che non riesco a parlare a braccio e mi sono scritto tutto, spero che non vi disturbi; poi avevo la stampante rotta e mi son messo tutto sul Kindle, portate pazienza – ringraziamo tutti e in particolar modo vorremmo ringraziare la professoressa Emanuela Zibordi, che ci teneva così tanto che dicessimo qualcosa sulla nostra esperienza di autoproduzione nell’editoria digitale, se così si può dire, da convincerci a venire qui, in questa scuola, a dire delle cose.

Intanto ci presentiamo: io mi chiamo Marco Manicardi, mi chiamano Many, ho 33 anni, faccio l’ingegnere e vivo a Carpi con quella ragazza lì che si chiama Caterina Imbeni, si fa chiamare grushenka, ha 31 anni e fa la tutor di formazione continua, che non ho ancora capito cosa vuol dire; quel ragazzo lì con la barba, secondo me lo conoscete perché alcuni di voi hanno letto un suo libro quando non facevano educazione fisica... quel ragazzo lì con la barba si chiama Luca Zirondoli, si fa chiamare carlo dulinizo, ha 32 anni, vive a Correggio e fa il disoccupato, vogliategli bene; quell’altra ragazza che c’è lì si chiama Elena Marinelli, anche se in rete la trovate col nome di osvaldo, ha 29 anni, vive a Milano e lavora coi libri; quell’altro ragazzo lì, invece, è un nostro amico, si chiama Peppe Liberti, fa il fisico e vive a Cosenza, oggi è qui perché è passato a salutarci e ce lo siamo portati dietro, non so neanche quanti anni abbia, Peppe Liberti.

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Va bene, cominciamo. Come c’è scritto nel volantino che ha preparato la professoressa Emanuela Zibordi, il nostro intervento si intitola più o meno Barabba: una casa editrice punk tra collaborative writing e self-publishing, dura circa un’ora – portate pazienza, anche noi siamo stati studenti, tanto tempo fa, cercheremo di renderla passabile, quest’ora circa – e parlerà di Barabba Edizioni, una casa editrice che non vende niente, non spende niente, non guadagna niente e, insomma, non esiste, anche se pubblica dei libri. Parleremo anche di qualcuno di questi libri, che sono essenzialmente degli ebook gratuiti e collettivi, dei libri digitali, ma ce n’è stato uno anche di carta. Anzi, uno e mezzo.

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Quella che stiamo per raccontarvi è una storia che inizia nel 2006, quando il mio socio carlo dulinizo – che è quello che ha scritto senza volere Pensieri in Apnea, dopo ne parliamo meglio, intanto non guardatelo male – dicevo, inizia tutto nel 2006 quando il mio socio e il sottoscritto pensiamo Dài, facciamo una rivista letteraria di carta, da mettere nelle edicole della zona di Carpi. Il mio socio era stato folgorato da Pär Lagerkvist, che è uno scrittore che nel 1951 ha ricevuto il nobel per la letteratura con un libro che si chiamava Barabba, e allora abbiam detto Chiamiamo la rivista Barabba. Ci sembrava un bel nome, per una rivista letteraria. Così, ci siamo trovati, noi due insieme a qualche altro carpigiano, abbiamo aperto un blog, l’abbiamo chiamato, appunto, Barabba e abbiamo fatto una riunione per capire cosa scriverci dentro e come costruire la nostra rivista.

E poi cos’è successo? È successo che dopo aver fatto un po’ di campagna promozionale sul blog, dopo che avevamo rifiutato anche un invito di Ugo Cornia per entrare in una rivista letteraria che forse si sarebbe chiamata l’Accalappiacani, niente, Barabba, la rivista, non ha mai visto la luce. Sconsolatissimi, dopo un po’ abbiamo smesso anche di scrivere sul blog, e siamo tornati ognuno alle proprie occupazioni: io all’ingegneria, carlo dulinizo, il mio socio, a laurearsi in lettere e nuotare in piscina.

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Poi, all'inizio del 2010, anzi per la precisione era la fine del 2009, mi è venuto da riesumare il blog per scriverci quello che mi passava per la testa. E anche il dulinizo ha ripreso a scriverci. Lo usavamo proprio come si usa un blog, senza impegno eccessivo. Ma verso la metà di febbraio del 2010 ci siamo incontrati ancora, io e il mio socio, e gli ho chiesto Be’, ma se facessimo un ebook sulla Resistenza, visto che quest’anno a Carpi c’è l’anniversario di Materiali Resistenti? Lui, il mio socio, mi ha detto Ok, pensaci tu per le questioni dell’internet, io organizzo la serata di presentazione. Va bene, gli ho risposto, proviamo a fare ebook collettivo, in pdf, proviamo a coinvolgere le blogsfera. Lui mi ha detto Va bene. Io gli ho detto Allora siam d’accordo. Lui mi ha detto Sì.

Così abbiamo cominciato. Siamo partiti a reclutare scrittori, disegnatori, fotografi e poeti su tutti i social network disponibili (facebook, twitter, tumblr, il blog, eccetera, anche se quello che ha funzionato di più, in termini di partecipazione, è stato FriendFeed). Ci eravamo inventati un tormentone: “Barabba dice 26×1” (una specie di calco del segnale in codice che ha fatto partire la Resistenza, a suo tempo, negli anni ’40, e diceva: “Aldo dice 26×1”) così il 15 di aprile, il termine per la consegna, invece dei dieci o venti racconti che ci aspettavamo di ricevere, avevamo già raccolto una sessantina di contributi tra racconti, saggi, ragionamenti, poesie, disegni, foto e perfino un monologo teatrale di venti pagine.

Allora abbiamo impaginato tutto e l’abbiamo chiamato Schegge di Liberazione. L’abbiamo pubblicato gratuitamente su internet, in pdf, e presentato in pubblico il 24 aprile 2010, in un locale di Carpi, con delle letture e dei blogger che erano venuti da mezza Italia per leggere in pubblico i propri pezzi o quelli altrui, o anche solo per vedere cosa stava succedendo. Dentro ci sono dei racconti bellissimi, come quello che ha scritto Ilke Bab e che adesso vi legge l’elena, cioè osvaldo.

(l’elena legge Resistenza di Ilke Bab)

E com’è andata? Eh, è andata così bene che ci han chiamati a leggerlo a Bologna (due volte), poi a Milano, a Venezia, a Perugia, a Roma, a Fabriano e anche in una radio. Insomma, un ebook e un tour di presentazione, proprio come per i libri veri.

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È andata così bene che verso la metà di maggio, sempre nel 2010, mi incontro ancora col mio socio carlo dulinizo e gli dico: Be', ma se facessimo un ebook sulla Sfortuna, visto che quest'anno a Carpi – adesso sembra che a Carpi succeda un po' tutto – c'è il decennale del Festival di Filosofia e il tema è la Fortuna. Lui, il mio socio, mi ha detto Ok, pensaci tu per le questioni dell'internet, io organizzo la serata di presentazione. Va bene, gli ho risposto, allora siam d'accordo. Lui mi ha detto Sì.

Così abbiamo ricominciato. Ancora, su facebook, su twitter, su tumblr, a voce, e soprattutto su FriendFeed, abbiamo reclutato scrittori, poeti, fotografi e disegnatori. Ci eravamo inventati un altro tormentone: “Accettate la sfiga” (che era il primo gioco di parole che ci è saltato in mente, ma alla gente piaceva). E il 9 di settembre 2010, il termine per la consegna, avevamo già raccolto un'altra settantina di contributi, tra racconti, saggi, ragionamenti, poesie, disegni e foto; e alcuni degli autori erano tra quelli che avevano già partecipato a Schegge di Liberazione, altri erano nuovi.

Poi l’abbiamo impaginato (due volumi, questa volta, sempre in pdf) e l’abbiamo chiamato Cronache di una sorte annunciata (che era il secondo gioco di parole che ci è saltato in mente). È uscito venerdì 17 settembre 2010. L'abbiamo pubblicato gratis su internet e presentato in pubblico quella sera lì, in un locale, con delle letture e dei blogger che ancora erano venuti da mezza Italia per leggere in pubblico i propri pezzi o quelli altrui, o anche solo per vedere cosa stava succedendo. Dentro ci sono delle cose che secondo noi vale la pena ascoltare, come il pezzo che adesso vi legge grushenka, l’ha scritto lei, si chiama “Venticinque”.

(grushenka legge Venticinque)

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È andato molto bene anche Cronache di una sorte annunciata, con migliaia di download e apprezzamenti. E intanto eravamo ancora in giro a leggere Schegge di Liberazione. E insomma, ci siam detti Va bene, siamo contenti così, portiamo ancora in giro le Schegge per un po’, dove ci chiamano, ché la Resistenza è un argomento che ci fa piacere portare in giro, poi magari torniamo alle nostre normali occupazioni, io l’ingegnere, dulinizo il letterato disoccupato e il nuotatore.

Solo che, insomma, quando inizi a fare una cosa, poi ti rimane il tarlo lì che gira nel cervello, e ti vien voglia di provare a spingerti più in là, percorrere strade nuove… e intanto che il mondo gira, il tempo passa, il 2010 sta per finire e il tarlo è ancora lì che tarla, succede che esplodono gli ebook reader: Kindle, iPad, telefoni che leggono i libri, cose così. E intanto, mentre siamo lì che convertiamo e pubblichiamo le Schegge e le Cronache anche in formato epub e mobi, si avvicina anche il compleanno del mio socio carlo dulinizo.

Quasi quasi, mi son detto, quasi quasi prendo i suoi post di Barabba sulla sua esperienza in piscina – perché a trent’anni, il dulinizo s’è iscritto in piscina, ha imparato a nuotare e ha scoperto un mondo nuovo; settimanalmente ne parlava nel suo modo un po' iperletterario su Barabba – prendo i suoi post, mi son detto, e ci faccio un ebook.

E l’ho fatto davvero. L’ho impaginato e l’ho chiamato Pensieri in apnea, forse ne avete sentito parlare, e in fondo ci ho scritto in piccolo: “Barabba Edizioni”. Era la prima volta che lo scrivevamo da qualche parte.

Pensieri in apnea è stato pubblicato online, gratuitamente, in pdf e in epub, il 20 dicembre del 2010, giorno del trentunesimo giro intorno al Sole di carlo dulinizo. Si tratta forse di un caso unico nella Storia dell’editoria: il primo libro pubblicato all’insaputa dell’autore, il primo regalo di compleanno fatto al mondo, invece che al festeggiato. Adesso carlo ve ne legge un passo. Se lo conoscete già, portate pazienza e vogliategli bene.

(carlo dulinizo legge Tutto quel che so)

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E Schegge di Liberazione? Schegge di Liberazione, intanto, continuava a girare. Ci chiamavano a leggerlo in giro, c’era sempre più gente che veniva per leggere o per ascoltare o per vedere cosa stava succedendo. Allora, già che ci siamo, abbiamo pensato, inventiamoci una casa editrice che non esiste e chiamiamola Barabba Edizioni, e proviamo a rifare Schegge di Liberazione anche nel 2011, magari collaborando con l’ANPI di Carpi.

Come nel 2010, al grido, lanciato su tutti i social network, di “Barabba dice 26×1” (l’abbiamo riusato perché funzionava benissimo) sono arrivati oltre novanta contributi. Solo che stavolta, per provare, volevamo fare un libro di carta, e novanta contributi, per ragioni fisiche ed economiche non ci stavano tutti. Così ne abbiamo selezionati una manciata, e questa manciata, l’abbiamo impaginata, stampata in 500 copie e rilegata con un po’ di colla e filo. Dietro ci abbiamo scritto “Barabba Edizioni” e “Creative Commons”.

Il 25 aprile del 2011 dovevamo presentarlo all’Ex Campo di Concentramento di Fossoli, solo che poi è successa una tragedia, in piazza a Carpi, e allora, ufficialmente, è andata a finire che l’abbiamo presentato alla Società Operaia di Mutuo Soccorso d’ambo i sessi Edmondo De Amicis, a Torino, durante il Salone Internazionale del Libro, dove ci avevano addirittura chiesto di tenere una conferenza su Barabba Edizioni ed eravamo l’unica casa editrice inesistente al Salone del Libro, che a ripensarci ci scappa da ridere, come si dice.

Intanto, Schegge di Liberazione del 2011 l’abbiamo anche pubblicato gratuitamente su internet, in pdf, epub e mobi. E dentro ci sono ventinove racconti sulla Resistenza e sulla Liberazione, argomenti che, non so come va ai vostri tempi, ma ai miei non ci arrivavamo mai, col programma. Questi racconti secondo noi sono bellissimi, come la poesia di Azael che si intitola “Virginia che non si muove” e che vi legge l’elena, cioè osvaldo.

(l’elena legge Virginia che non si muove di Azael)

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Non sono necessariamente i migliori, i contributi che abbiamo messo dentro a Schegge di Liberazione 2011, ma sono quelli che forse più si adattavano al formato cartaceo, ma non è detto, non siamo mica degli editori veri. Gli altri sessanta e passa li abbiamo raccolti in un altro ebook che abbiamo pubblicato il 9 maggio 2011, sempre gratuitamente, in pdf e in epub, su internet. Sono 268 pagine di storie resistenti, si chiama Schegge di Liberazione Outtakes. Poi, nel 2012, visto che continuavano ad arrivarci dei racconti anche se avevamo smesso di chiederli in giro, ne abbiamo pubblicato un altro dal titolo Schegge di Liberazione Bonus Tracks. In tutto, alla fine, sono quattro ebook sulla Resistenza pubblicati in un anno e mezzo. Mica male per una casa editrice che non esiste.

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Poi, niente, noi eravamo anche contenti così. Solo, si vede che siamo diventati di moda, perché anche il Corriere è venuto a intervistarci. E un giorno, per caso, sul blog – Barabba è rimasto comunque un blog, dove adesso che siamo una decina a scrivervi, chi vuole e si sveglia al mattino con una cosa da scrivere, la scrive, proprio come si fa coi blog – comunque, dicevo, un giorno, per caso, ci siamo messi a scrivere dei post che raccontavano delle cicatrici che avevamo addosso, quelle vere, quelle delle cadute in bici, o dal seggiolone, per intenderci, e si vede che i blogger si erano abituati alle nostre pubblicazioni collettive, perché stavolta han cominciato ad arrivarci spontaneamente un sacco di racconti.

Così, a un certo punto, ci siamo inventati ancora un tormentone che diceva “dateci un taglio”, perché alla fine siamo poi anche simpatici, e in poco più di un mese ci siamo trovati in mano più di un centinaio di cicatrici altrui. Come per gli altri, quindi, abbiamo impaginato questo ebook pieno di sfregi e difetti e l’abbiamo pubblicato gratis su internet a luglio del 2011 col nome Cicatrici (ci dispiace solo per Gianluca Morozzi che ha scritto un libro dal titolo uguale, se non sapete chi sia Gianluca Morozzi, che non siete mica obbligati a saperlo, davvero, comunque se non lo sapete, Gianluca Morozzi è uno scrittore italiano contemporaneo vivente).

Insomma, è andato molto bene anche Cicatrici, addirittura c’è stato Matteo B. Bianchi (se non sapete chi sia Matteo B. Bianchi, che non siete mica obbligati a saperlo, davvero, comunque se non lo sapete, Matteo B. Bianchi è uno scrittore italiano contemporaneo vivente molto bravo) c’è stato Matteo B. Bianchi che su l’Unità ha scritto che era il libro più bello che si era portato in vacanza, e che l’abbiamo messo in pace col mondo. Che a ripensarci vien da fare la coda da pavone, come si dice.

Dentro a Cicatrici, come abbiamo detto, ci sono un centinaio di sfregi, uno è quello di carlo dulinizo, vogliategli bene, adesso ve lo legge.

(carlo dulinizo legge Giro giro tonfo)

E adesso, visto che c’è anche Peppe Liberti che è venuto a trovarci e noi ce lo siam portati dietro, e visto che anche Peppe Liberti, che è un fisico, ha scritto una cicatrice nel nostro libro sulle cicatrici, adesso ve ne legge una anche lui.

(Peppe Liberti legge Salame)

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Ecco, e con questo abbiamo esaurito la storia di Barabba Edizioni per quanto riguarda il collaborative writing e self-publishing, dove vi abbiamo raccontato dei libri collettivi che pubblichiamo gratis e di come a tutti gli effetti siamo una casa editrice che non esiste.

Ci sarebbero poi degli altri libri che abbiamo pubblicato, ma sono libri di un solo autore, come croccantissima, che è una sottospecie di romanzo di simone rossi (se non sapete chi sia simone rossi, che non siete mica obbligati a saperlo, davvero, comunque se non lo sapete, simone rossi è uno scrittore forlivese contemporaneo vivente molto bravo che si stampa da solo i libri e li porta in giro con dei reading musicati, e li vende così, senza casa editrice oppure li distribuisce gratis con le case editrici inesistenti); o come Spellicolaggini, il manuale di cinema che ha scritto Elena Marinelli, cioè osvaldo, e Febbraio 29, una raccolta di racconti ambientati il 29 febbraio e pubblicati il 29 febbraio di quest’anno sempre da Elena Marinelli, cioè osvaldo.

E infine, un mese fa, visto che io e il carlo dulinizo siamo stati invitati a partecipare al Treno della Memoria 2012, da Carpi ad Auschwitz – c’era anche qualcuno di voi sul treno – abbiamo scritto quattro racconti e un report di viaggio che abbiamo pubblicato gratis il 15 aprile in un ebook che si chiama E far l’amore anche se il mondo muore. Però non ve li leggiamo perché sono racconti lunghi e poi sul treno ci siete stati anche voi, o qualcuno di voi, e insomma, sarete anche stanchi di sentirci parlare, avete ragione, abbiamo quasi finito, portate pazienza.

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(Poi, vabbè, ci sarebbe anche Barabba Elettrolibri, che è una collana di Barabba Edizioni che oltre a non esistere non pubblica niente. In pratica se uno scrittore che ci piace – tipo Azael o Gianni Solla (se non sapete chi siano Azael e Gianni Solla, che non siete mica obbligati a saperlo, davvero, comunque se non lo sapete, Azael e Gianni Solla sono degli scrittori contemporanei vivente molto bravi) – se uno scrittore che ci piace pubblica sul suo sito un racconto o un libro gratis in pdf, noi lo contattiamo e gli chiediamo se non vuole per caso che glielo convertiamo in epub e mobi da leggere sugli ebook reader, e delle volte li pubblichiamo anche prima di leggerli, ché in pdf si fa fatica a leggere gli ebook. Non dovrebbero nemmeno chiamarli ebook, i libri in pdf. Ma stiamo già andando lunghi e, se volete, quando siete a casa stasera su internet, cliccate “Barabba Elettrolibri” sul nostro blog Barabba, poi capite.)

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Intanto, noi continuiamo a girare l’Italia con Schegge di Liberazione, con dei reading musicati che ormai sono diventati un po’ il nostro cavallo di battaglia. E siamo andati, oltre che a Torino, anche a Carpi, a Scandiano, a Forlì, all’ex Campo di Concentramento di Fossoli, a Forte Marghera, a Sogliano al Rubicone, a Bologna, a Milano e in tanti altri posti, alcuni dei quali, come Busto Arsizio, non avevamo neanche idea di dove fossero, prima che ci chiamassero a leggere i nostri racconti sulla Resistenza. Adesso lo facciamo anche insieme al Coro delle Mondine di Novi di Modena, non so se le conoscete, sono molto brave. E poi siamo andati anche a Parigi, a leggere le Schegge di Liberazione davanti al Console, che a ripensarci, ci trema ancora l’orlo delle mutande, come si dice.

E poi basta, adesso siamo qui a dire delle cose in una scuola lungimirante, che oltretutto, ci han detto, fa leggere Pensieri in Apnea a voi studenti quando non fate educazione fisica – che rispetto ai miei tempi, io che vengo da un istituto tecnico di maschi, dove se non facevi educazione fisica perché avevi i tuoi motivi, ti prendevano e ti mettevano a giocare a pallone, magari in porta, e insomma, rispetto ai miei tempi è una bella evoluzione.

Va bene, alla fine di tutto questo intervento, sono due le cose che vorremmo dirvi. La prima è che se vi obbligano a leggere Pensieri in Apnea, non odiatelo, carlo dulinizo, vogliategli bene, non trattatelo come Dante o Manzoni (se non sapete chi siano Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, ecco, allora è un problema, perché mi han detto che è obbligatorio) o comunque, una volta diplomati, smettete di odiarli, Dante, Manzoni e il dulinizo.

La seconda cosa che volevamo dirvi è che noi, quando abbiamo iniziato, non sapevamo fare i libri, non sapevamo leggere dal vivo, non sapevamo niente. Adesso non è che sappiamo fare i libri, o leggere dal vivo, non siamo professionisti di niente. Ma un po' di esperienza ce la siamo fatta. E non lo sappiamo, se ne faremo degli altri, di ebook collettivi, ma se ne faremo degli altri, mandateci pure dei racconti, dei disegni, delle poesie. Poi, se ne avete voglia, potete venirci a vedere quando leggiamo in pubblico e, se ve la sentite, potete venire a leggere anche voi. Potete dircelo all'ultimo minuto.

Grazie.
Abbiamo finito.

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