lunedì 14 maggio 2012

(Trascrizione più o meno fedele di) Un nome nuovo per l'imperatrice (contro la minaccia del self-publishing) – #SalTo12 extended version

[Quello che segue è il testo dell'intervento che abbiamo fatto ieri al Salone del Libro di Torino, nella saletta Book To The Future. Non c'era tantissima gente, c'era molto rumore. Però a chi era lì – una decina di persone – è piaciuto, pare.]

Buonasera.
Si sente se parlo così?

Prima di cominciare vorremmo ringraziare Bookrepublic – gli appuntamenti della saletta Book To The Future, fin qui, ci son sembrati interessantissimi e ci scusiamo anticipatamente se questo nostro intervento imbolsirà tutta la questione; poi io ho questa cosa che non riesco a parlare a braccio e mi sono scritto tutto, spero che non vi disturbi, portate pazienza; avevo anche la stampante rotta e allora, scusate, ho messo tutto sul Kindle; e bisogna anche che vi confessi che questo intervento l’ho scritto insieme al mio socio carlo dulinizo, e l’abbiamo già letto all’Università di Tor Vergata per LibrInnovando 2012, anche se là durava dieci minuti, qui dura un po’ di più ed è un po’ più approfondito, ma, insomma, se diciamo delle cose che avete già sentito, portate pazienza anche qui – comunque, ringraziamo tutti e in particolar modo vorremmo ringraziare Matteo Brambilla, che ci aveva chiamati anche l’anno scorso al Salone del Libro e gli siam piaciuti così tanto che ci ha richiamati anche quest’anno a parlare di questioni che, sinceramente, conosciamo poco.

Il nostro intervento si intitola Un nome nuovo per l’Imperatrice, ha per sottotitolo contro la minaccia del self-publishing e affronta questioni legate alla creazione e alla distribuzione degli ebook, e all’editoria digitale in generale, questioni per le quali abbiamo idee abbastanza confuse, tranne forse sulla prima, la creazione degli ebook, della quale qualcosa sappiamo.

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Intanto ci presentiamo: io mi chiamo Marco Manicardi, anche se in rete mi conoscon tutti come il Many, faccio l’ingegnere, ho 33 anni e vivo a Carpi, in provincia di Modena, con quella ragazza lì che si chiama Caterina Imbeni, si fa chiamare grushenka, ha 31 anni e fa la tutor di formazione continua, qualunque cosa significhi; il mio socio, quel ragazzo lì, si chiama Luca Zirondoli, anche se in rete si fa chiamare carlo dulinizo, fa il disoccupato, ha 32 anni e vive a Correggio, in provincia di Reggio Emilia; quell’altra ragazza lì, invece, si chiama Elena Marinelli, si fa chiamare osvaldo, ha 29 anni, lavora coi libri e vive a Milano. Insieme abbiamo fondato un blog vagamente letterario di nome Barabba e nel 2010, dopo il gran successo di un ebook collettivo e gratuito sulla Resistenza che avevamo pubblicato sul blog e che s'intitolava Schegge di Liberazione, abbiamo fondato una casa editrice inesistente dal nome Barabba Edizioni, forse qualcuno di voi ne ha sentito parlare, forse no.

Prima di dirvi quello che vogliamo dirvi sulle nostre idee riguardo all’editoria digitale e al nome nuovo per l’Imperatrice, cioè l’argomento del nostro intervento, riprendiamo il filo del discorso da dove l’avevamo lasciato l’anno scorso, quando abbiamo fatto un intervento che raccontava la storia di Barabba Edizioni, che è una casa editrice inesistente, nel senso che non vende niente, non spende niente e non guadagna niente, anche se pubblica lo stesso dei libri. Libri elettronici, principalmente, e collettivi: uno era Schegge di Liberazione, nel 2010, e trattava della Resistenza, uno si chiama Cronache di una sorte annunciata e parla della sfiga, poi abbiamo pubblicato un altro Schegge di Liberazione, nel 2011, in tre volumi, uno anche di carta, e l’anno scorso avevamo letto qualche brano da questi libri e uno da Pensieri in apnea, che è un libro sulla vita, l’amore e la piscina scritto inconsapevolmente dal mio socio carlo dulinizo.

Ecco, noi, quando siam tornati a casa da Torino, l’anno scorso, eravamo anche contenti così, delle cose che avevamo fatto, dei nostri cinque o sei ebook pubblicati gratis, dei reading in giro per l’Italia, degli interventi nelle occasioni pubbliche come al Salone del Libro, eccetera. Solo, si vede che siamo diventati di moda, perché anche il Corriere è venuto a intervistarci, e siamo arrivati terzi nella categoria miglior blog letterario in quella specie di notte degli oscar della blogsfera che si fa tutti gli anni a Rida del Garda.

Poi un giorno, per caso, sul blog, ci siamo messi a scrivere dei post che raccontavano delle cicatrici che avevamo addosso, quelle vere, quelle delle cadute in bici, o dal seggiolone, per intenderci, e si vede che i blogger si erano abituati alle nostre pubblicazioni collettive, perché stavolta han cominciato ad arrivarci spontaneamente un sacco di racconti. Così, a un certo punto, ci siamo inventati un tormentone che diceva “dateci un taglio”, abbiamo lanciato un appello su tutto l’internet e in poco più di un mese ci siamo trovati in mano più di un centinaio di cicatrici altrui. Come per gli altri che avevamo già pubblicato, quindi, abbiamo impaginato questo ebook pieno di sfregi e difetti e l’abbiamo pubblicato gratis su internet a luglio del 2011 col nome Cicatrici (ci dispiace solo per Gianluca Morozzi che ha scritto un libro dal titolo uguale).

Dentro a Cicatrici, come abbiamo detto, ci sono un centinaio di sfregi, uno è quello di carlo dulinizo, adesso ve lo legge.

(carlo dulinizo legge Giro giro tonfo)

Insomma, è andato molto bene, Cicatrici, con migliaia di download che continuano anche adesso dopo quasi un anno, e addirittura c’è stato Matteo B. Bianchi (che se è qua in giro lo salutiamo, visto che dice sempre di essere un nostro fan) c’è stato Matteo B. Bianchi che su l’Unità ha scritto che era il libro più bello che si era portato in vacanza, e che, in qualche modo, l’avevamo messo in pace col mondo. Che a ripensarci vien da fare la coda da pavone, come si dice, perché da noi, che siamo principalmente emiliani, i nostri nonni ci han sempre insegnato che quando una cosa la dice l’Unità, allora è vera.

E adesso, visto che Cicatrici che era un ebook molto bello, secondo noi, e voluminoso, se così si può dire, adesso grushenka ve ne legge un’altra, di cicatrici.

(grushenka legge Salame)

Nel frattempo, son più di due anni che noi barabbisti, cioè quella manciata di persone che scrive sul blog di Barabba, giriamo l'Italia e un po' d'Europa a leggere questi ebook dal vivo a voce alta accompagnati da della musica. Soprattutto Schegge di Liberazione, quello sulla Resistenza, che è un argomento che, oltre a essere importante, si vede che la gente è interessata perché ci chiamano dappertutto, ci han chiamati anche a Parigi a leggere davanti al Console, per dire, che a ripensarci ci trema ancora l’orlo delle mutande, come si dice.

E tutto questo viavai di reading e di ebook è successo un po' per caso, che non ce l’aspettavamo. Talmente per caso che ci chiediamo sempre come mai veniamo chiamati in queste occasioni, diciamo istituzionali, a parlare di ebook come sta succedendo adesso o come, ad esempio, è successo al Salone del Libro di Torino dell’anno scorso dove erano rimasti così contenti che ci han chiamati a dire delle cose anche quest’anno, o all’Università di Tor Vergata per LibrInnovando 2012, qualche settimana fa. Ma comunque, adesso siamo qua, e adesso arriviamo alle cose importanti del nostro discorso, portate pazienza ancora qualche minuto.

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Quello che volevamo dire è che a noi, che veniamo da una provincia piatta dell’Emilia, e qualcuno anche dalla campagna, la situazione attuale, parlando di editoria digitale, ci fa venire in mente quegli alberi pieni di uccelli che quando arriva una schioppettata da lontano si alzano in volo alla rinfusa, per poi cercare di tornare appena possibile sul ramo dov’erano prima. Ecco, adesso, sempre parlando di editoria digitale, ci sembra che la schioppettata è ancora lì che risuona nell’aria, e gli uccelli son tutti alla rinfusa a chiedersi: cos’è successo? dove andiamo? come facciamo? E si creano occasioni pubbliche come questa dove, tra una presentazione di un libro e un’intervista, ognuno dice la sua in attesa, sembra, di poter tornare sul ramo dov’era prima.

Eh, cos’è successo? È successo che a un certo punto i mezzi per fare i libri, i mezzi di produzione, come si diceva una volta nell’era delle ideologie, non sono più esclusiva di pochi, cioè delle case editrici, ma sono a disposizione di gente, tipo noi, che una mattina si svegliano e si mettono a pubblicare degli ebook. E noi lo facciamo gratis, ma c’è anche chi li vende.

Forse avete presente quel bellissimo film, e anche il libro, ma più il film per quelli della mia generazione, che è La Storia Infinita, dove una nube tumultuosa erode sempre più velocemente Fantasya, il mondo creato dall’immaginazione della gente. Quella nube tumultuosa è chiamata, nel film, il Nulla e rappresenta la mancanza di immaginazione di chi ha smesso di sognare e di leggere i libri. Ora, se ci concedete un paragone azzardatissimo, quel Nulla, nel caso nostro – e anche un po’ e soprattutto nel caso vostro, e con vostro ci rivolgiamo alle case editrici esistenti, piccole, medie o grosse che siano – quel Nulla, dicevamo, nel caso vostro, non è tanto la mancanza di immaginazione o l’incapacità di sognare della gente che non legge i libri – che è un altro discorso e che non ci compete – quanto un Troppo, una mole senza forma, ma sempre tumultuosa, di informazioni e rumore, rappresentata dalla gran quantità di autoproduzioni, autopubblicazioni, eccetera, che erode sempre più velocemente la Fantasya dell’editoria. È un Troppo, questa mole, questa nube, che rischia di disorientare anche il lettore.

E dove andiamo?, si chiedono gli uccelli che svolazzano dopo la schioppettata. Proviamo a tornare sul ramo dov’eravamo prima, pensano le case editrici in volo disorientate alla rinfusa. Ed ecco comparire sistemi di protezione anti-pirateria come i DRM, e prezzi di vendita ingiustificabili rispetto all’editoria tradizionale e alla sua filiera che passava attraverso gli alberi e i boscaioli, la carta e i tipografi, i distributori e le librerie. Ma sembra tutto inutile, la nube del self-publishing avanza e s’insinua sempre di più nella Fantasya degli editori, tanto che noi, che pubblichiamo, nel nostro piccolo con un certo successo, degli ebook gratuiti, siamo un po’ come Gmorg, il lupo nero della Storia Infinita che aiuta l’avanzata del Nulla: noi non facciamo altro che alimentare il Troppo, anche se facendolo ci divertiamo come dei matti.

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Per esempio, nell’ultimo anno ci siam divertiti a pubblicare anche dei libri non collettivi. Come croccantissima, che è una sottospecie di romanzo di simone rossi. simone rossi è uno scrittore forlivese contemporaneo vivente, molto bravo, è un barabbista e si stampa da solo i suoi libri portandoli in giro con dei reading musicati, e li vende così, senza casa editrice, quelli di carta, o li dà via gratis in ebook con le case editrici inesistenti. Adesso, simone non è potuto venire, oggi, allora l’elena, cioè osvaldo, vi legge un pezzetto di croccantissima, che è il terzo libro di simone rossi e il suo secondo autoprodotto, noi l’abbiamo pubblicato nell’agosto del 2011.

(l’elena legge un pezzetto di croccantissima)

Poi, rispettivamente a ottobre 2011 e a febbraio del 2012 abbiamo pubblicato due libri di Elena Marinelli, cioè osvaldo. Il primo è stato spellicolaggini, una specie di manuale di cinema, e l’altro è Febbraio 29, una raccolta di racconti ambientati il 29 febbraio e pubblicati il 29 febbraio di quest’anno, visto che si presentava l’occasione bisestile. Adesso Elena Marinelli, cioè osvaldo, ve ne legge dei pezzetti, poi torniamo a prendere il filo del discorso.

(l’elena legge dei pezzetti di spellicolaggini e Febbraio 29)

E infine, un mese fa, visto che io e il carlo dulinizo siamo stati invitati a partecipare al Treno della Memoria 2012, da Carpi ad Auschwitz abbiamo scritto quattro racconti e un report di viaggio che abbiamo pubblicato gratis il 15 aprile in un ebook che si chiama E far l’amore anche se il mondo muore. Però non ve li leggiamo perché sono racconti lunghi e poi sarete anche stanchi di sentirci parlare, avete ragione, abbiamo quasi finito, portate pazienza.

(Poi, vabbè, velocissimamente, c’è da dire che, non contenti, abbiamo addirittura fondato una collana editoriale inesistente e che non pubblica niente dal nome Barabba Elettrolibri, dove ci limitiamo a convertire in ebook e a rendere disponibili in rete dei racconti o dei libri che autori che ci piacciono – tipo Gianni Solla o Azael, per fare due nomi – hanno messo a disposizione gratis in pdf sui loro siti. Glielo chiediamo e li pubblichiamo ancor prima di leggerli, delle volte, questi libri, ché in pdf, scusate, ma si fa fatica. Con Barabba Elettrolibri abbiamo pubblicato 8 ebook di autori diversi.)

E allora, oggi, in tutto, tra Barabba Edizioni e Barabba Elettrolibri, come Gmorg della Storia Infinita, abbiamo nutrito il Troppo con 20 ebook. E a guardarli bene, questi 20 ebook, non è che siano poi così diversi, qualitativamente, da quelli che vengon venduti su Amazon, Bookrepublic, IBS, eccetera. Insomma, mica male per una casa editrice che non esiste.

***

E allora come facciamo adesso?, si chiedono forse gli editori alla rinfusa, molti ancora convinti di poter tornare sul ramo dov’erano prima, quando vedono che senza carta non c’è più nemmeno l’albero su cui s’erano appollaiati. Come facciamo?, si chiedono gli editori, ora che il nostro monopolio è intaccato, ora che i mezzi di produzione dei libri sono così semplici e alla portata di tutti, ora che anche i mezzi per aggirare le protezioni inutili che ci sono sui libri sono in mano ai ragazzini, ora che leggere un libro senza pagarlo è facilissimo, ora che la nostra Fantasya, che già era ostacolata dal mercato, dalla mancanza di lettori e dalla trasformazione dei loro superstiti in consumatori, dalla crisi, dai governi e dalla Grecia, è minacciata dalle orde indipendenti del self-publishing. Come facciamo?, chiedono gli editori.

Come fate? Eh?

Non venite a chiederlo a noi, vi rispondiamo. Non lo sappiamo. Noi siamo solo una casa editrice inesistente, facciamo un po’ come ci pare. Ma noi siamo soprattutto lettori, e in quanto lettori siamo disorientati. Una volta c’eravate voi, editori, una volta tanto tempo fa, molto prima che il digitale diventasse cosa di tutti i giorni da tenere in tasca, molto molto prima, quando eravate voi a indicare una strada, a creare quel mondo dell’immaginazione in cui passavamo i nostri pomeriggi, nelle nostre camerette, a leggere le cose che pubblicavate. Adesso invece c’è il Troppo: il Troppo nelle pubblicazioni, nelle autopubblicazioni, nelle autoproduzioni; il Troppo nella critica, nelle recensioni, nelle segnalazioni in rete; il Troppo informe che avanza ed erode la vostra credibilità.

Non lo sappiamo, come fate e come farete. Non è affar nostro. Ma una cosa, secondo noi, bisogna che la facciate, perché non è solo il possesso dei mezzi di produzione a fare un libro, a fare i libri. Ci sono delle responsabilità sulla diffusione della cultura, sulla qualità delle pubblicazioni, sulla scelta tra ciò che ha valore e ciò che non lo ha, ci sono delle regole da gestire sull’equità dei compensi per chi lavora nella cultura del quartario, come lo definiva Bianciardi, e per quelli che troppo spesso vengono dimenticati in questi discorsi in cui gli editori e i lettori sembrano le sole forze che muovono e padroneggiano il mondo dell’immaginario di Fantasya, e sto parlando degli scrittori.

Non lo sappiamo, cosa farete per evitare che la vostra Fantasya venga disgregata fino all’ultimo granello. Certo non saranno delle protezioni informatiche o dei prezzi insensati a fermare la rovina morale ed economica che già ha distrutto altri settori della cultura. A differenza degli altri settori, però, la letteratura continuerà a vivere con o senza di voi, con o senza la carta, con o senza ciò che da qualche secolo, nemmeno tanti, in verità, chiamiamo libro. Quello che dovete fare è inventare un modo nuovo di fare editoria. Ricreare Fantasya dal Nulla. Quello che dovete fare è guardare in faccia il Troppo che avanza, cercare di capirlo e razionalizzarlo, rendervi conto che il Troppo sta parlando con voi, che siete già coinvolti.

Allora a quel punto lì dovreste alzarvi in piedi nella soffitta in cui state cercando di capire cosa succede, spalancare la finestra sul temporale che c’è là fuori, e urlare un nome nuovo per l’Imperatrice.

Grazie.
Abbiamo finito.

3 commenti:

  1. Ma quanto mi piacete, voi di Barabba! L'intervento è veramente interessante e tosto, mi dispiace non essere tra quelli che l'hanno seguito dal vivo (mi pare di capire pochi eletti). Molti di più vi aspettano Venerdì 18 a Fiorano, statene quasi certi. A proposito, serve qualcosa?

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    1. (grassie) dopo ti scrivo tuttissimo via mail.

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  2. Io c'ero. E a me è piaciuto. :)

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