mercoledì 22 giugno 2011

Cicatrici: Mio fratello è figlio unico

(Posizione)
Sotto al mento, ma ho la barba e non si vede, ma io so che c'è e lo sa anche Lorenzo.

(Cause)
Sono figlio unico. Da quando non vivo più con i miei genitori - ormai saranno quattro anni - mia mamma fa un po' fatica a mandare giù questo fatto che non vivo più con loro, nonostante ormai siano quattro anni. Ultimamente mia mamma, che di mestiere fa la maestra d'asilo, due volte alla settimana fa la baby sitter a questo bambino, Lorenzo. Lorenzo ha dieci anni, gli occhiali, la frangia e una malattia degenerativa del sangue che lo costringe a stare spesso a casa da scuola: si ammala con una facilità disarmante, prende un sacco di medicine e ha già fatto più ore di ospedale di quante sia giusto sopportare. Gli piacciono le macchinine, i dinosauri e le uova di cioccolato. Lorenzo, mi ha detto una volta mia mamma, non avrà mai un'erezione in vita sua: durante uno dei suoi soggiorni in ospedale, per evitare ulteriori complicazioni, un dottore gli ha aperto due tagli nell'inguine e gli ha tolto quello che c'era da togliere. Lorenzo fa la pipì da seduto e ogni volta si gratta l'interno coscia come se volesse cancellare quelle cicatrici, come se fossero disegnate.
Come glielo spieghi a un bambino di dieci anni che la sua vita non sarà mai come quella degli altri? Come glielo spieghi a un bambino di dieci anni che forse non arriverà a compierne venti?
Non glielo spieghi.
Mia mamma, almeno, non gliel'ha spiegato.
Ogni volta che Lorenzo fa la pipì e cerca di grattarsi via dalle cosce uno dei segni più evidenti della sua diversità, mia mamma gli racconta la storia della mia cicatrice sotto al mento: Lorenzo, ti ricordi Simone? Mio figlio. Quello che una volta ha pianto perché a Pasqua gli ho regalato un ovetto di cioccolata più piccolo del tuo, ma lui ormai è grande, tu invece sei il mio bambino.
Lorenzo si tira su i pantaloni e fa sì con la testa: si ricorda di me, mi conosce, anche se non ci siamo mai visti: questa cosa di Simone che piange di gelosia perché il suo uovo di cioccolata è più piccolo lo fa ridere sempre.
Mia mamma allora se lo mette sulle ginocchia e gli racconta di quella volta, io avevo due anni, lei ventiquattro, e una mattina mi sono svegliato piangendo con il collo gonfio e rosso, Un collo come una mortadella, dice mia mamma, Simone piangeva e piangeva e sembrava che non riuscisse a respirare. Mia mamma impazzisce. Mio babbo è uno che non perde mai la calma: carica moglie e figlio sull'Alfa Sud e li porta in ospedale. Dottore, mio figlio ha qualcosa che non va. Il pediatra mi tocca il collo e ci trova una ciste. Niente di troppo grave: mi ricoverano d'urgenza, mi aprono un taglietto sotto al mento, me la tolgono, ci mettono un cerotto a forma di farfalla, mi danno un ghiacciolo perché sono stato bravo. Il giorno dopo sono di nuovo a casa a giocare con le macchinine.
Simone non si è mai lamentato della sua cicatrice, dice a quel punto mia mamma.
Lorenzo tira l'acqua e fa sì con la testa: questo fatto che il figlio della sua dada abbia una cicatrice come la sua, per lui, è una specie di consolazione.
Siamo uguali io e Simone, dada?
Sì, dice mia mamma. Siete uguali: siete tutti e due i miei bambini. Ma tu un po' di più.

(Conseguenze)
Ogni tanto sono geloso di un bambino di dieci anni, ma quelli sono problemi miei. Ogni tanto mia mamma fa questi transfert e trasforma Lorenzo nel nipote che non le ho ancora dato, ma quelli sono problemi suoi. Ogni tanto Lorenzo, quando fa la pipì, non si gratta, perché ha capito che le cicatrici sono una cosa normale, ce le hanno tutti, e lui non è diverso dagli altri bambini, e questo è merito della sua dada, mia mamma, ciao mamma, salutami il mio fratellino.


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Voi avete ancora una settimana e un giorno, fino alle 23:59 del 30 giugno, per mandare al solito indirizzo marcomncrd chiocciola gmail punto com (o a quell'altro, se volete: barabba26x1 chiocciola yahoo punto com) la descrizione dei vostri sfregi, se siete scrittori. Una poesia, se siete poeti. Un disegno, se siete disegnatori. Le foto, quelle è meglio di no. Dateci un taglio.

1 commento:

  1. Anonimo6:28 PM

    E' bellissmo. Grazie per averlo condiviso. Anch'io vorrei credere, come Lorenzo, che le mie cicatrici siano uguali a quelle degli altri e riuscire così a scriverne.

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