(Posizione)
Parte sinistra del cranio, perpendicolare rispetto alla sutura coronale (cercate su Wikipedia, come ho fatto io).
(Cause)
In un circolo ricreativo nei dintorni di Carpi, a undici anni, ci stavamo rincorrendo intorno al bigliardino nella sala dei videogiochi. Il circolo però era in piena espansione e, mentre in quattro ci rincorrevamo, lungo le pareti c'erano arnesi da muratura. Non ricordo bene chi ci stava andando attorno, eravamo un bel gruppetto di mocciosi, ma da allora io dei biondicci castani con le polo Lacoste bianche non mi fido proprio. Qualcuno grida Attenti! Io intravedo l'ombra di qualcosa di altissimo che per forza d'inerzia cala giù. Faccio appena in tempo a ruotare la testa mentre cerco di coprirmi con le mani. Non sento il rumore del colpo. Buio. L'immagine dopo sono io che mi rialzo da terra, la bimba che inseguivo che grida e io che non sento la sua voce. Poi mi metto le mani sulla testa, le tolgo e le guardo: sono piene di sangue rosso chiaro. Esco dalla stanza, supero la sala gialla dei sempiterni giocatori di briscola (scommetto che se ci torno oggi li ritrovo ancora lì) e per fortuna trovo subito mio nonno che sta bevendo un bianchino al bancone.
Mio nonno Vittorio è un cacciatore e un cacciatore sa benissimo cosa fare in certi momenti. Con una prontezza inflessibile chiede ghiaccio al barista, mi dice di metterlo in testa e di tenere premuto. Comincio a stare meglio ma ho ancora la ferita che pulsa. Mi fa sdraiare sui sedili posteriori della macchina. Per fortuna è un viaggio breve: l'ospedale dista pochi minuti. Al pronto soccorso mi ricuciscono subito. Non so se per la botta o l'anestesia, ma non sento niente. Sedici punti. Più due sul setto nasale e tre sotto la guancia sinistra da precedenti vicissitudini, fa comunque troppo poco per la Mucca Carolina, la sveglia a forma di mucca che il chirurgo mi aveva promesso nel caso raggiungessi quota venticinque.
(Conseguenze)
La convinzione latente di non essere proprio più una persona normale. E un disgusto acquisito per i ghiaccioli alla menta, che son sicuro, dallo sbrego in testa mi sono entrati in circolo.
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Orsù, avete ancora fino a fine mese, 30 giugno, per narrare le vostre abrasioni, contusioni, scivolamenti, contrizioni, sfregamenti, lacerazioni, ottundimenti, colpi e maledizioni. Insomma: dateci un taglio!
Bello, davvero. Mi sembra di vederlo il sedile posteriore in finta pelle con le macchie di sangue che si fatica a tirare via dalle righine. Bello.
RispondiEliminaGrazie. In effetti non ricordo il materiale con cui era fatto il sedile, ma forse sì, era abbastanza '70. Ora tocca a voi, tocca a te!
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