(Posizione)
Tipo quella del bagno: addome, in fondo a destra.
(Cause)
Dodici anni, al sabato sera si dorme dal babbo. Il lunedì se ci si sveglia si va a scuola. Se non ci si sveglia non lo si dice alla mamma. M’ero svegliata che sentivo una lama nella pancia ed ero caduta dal letto. Panico. Babbo, babbo, sto male. Mio padre arriva. Panico. Dai alzati, magari è un’indigestione. No, babbo, non mi alzo, non ci riesco. Allora cosa faccio? Chiama la mamma! Passa mezz’ora, la mamma arriva arrabbiata, pensa che sia una scusa per non andare a scuola ma poi capisce. Dottoressa. Mi porta dalla dottoressa che dice vai al pronto soccorso, non dire che siete passate di qua, è in peritonite acuta, vai subito. Vedi, mamma, io e il babbo non c’entriamo. Ricoverata subito.
Ho il letto in mezzo. Da una parte una signora rossa di capelli è intubata. Dall’altra c’è una vecchina piccolina, più bassa di me che sono bassa e lo ero ancora di più a dodici anni, che scorreggia sempre, mica solo di notte. Ogni tanto parla da sola, non capisco una parola perché ha l’accento meridionale. Mi fanno due punture al giorno dolorosissime e non posso mangiare. Mi nascondo sotto al letto ma le punture me le fanno lo stesso. La tizia di fianco un giorno sparisce, poi torna con un vasetto sul comodino con dei sassi dentro. Me li hanno tolti dalla pancia sai? Che schifo, penso.
Allora chiacchieravo con la vecchina, Assunta si chiamava, ci chiacchierava anche mio padre appena arrivava, e anche la mamma perché nessuno la veniva a trovare. Mai. Il giorno dell’operazione mi danno delle capsule e mi dicono mandale giù, solo che io non le so ingoiare le medicine, lo so. Dai non fare la difficile, me le infilano in gola e io le vomito sull’infermiera. Si arrabbia. Mi dice, allora mi tocca farti la puntura. Me ne hai fatte duemila di punture ormai, fammene un’altra e amen.
Poi ricordo solo che finalmente potevo mangiare la pastina in brodo, seduta al tavolino con l’Assuntina. Io sono uscita che in stanza c’era rimasta solo lei.
(Conseguenze)
Il taglio è lì, così banale che neanche te ne puoi vantare con gli amici. Ma un giorno, un mese circa dopo il ricovero, vedo la Gazzetta che nella pagina di Carpi titola “Dramma della solitudine: anziana sola si suicida dandosi fuoco”. Era l’Assuntina. S’era accesa la veste con un fiammifero, nell’atrio di casa.
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Avete ancora qualche giorno, fino alle 23:59 del 30 giugno, per mandare al solito indirizzo marcomncrd chiocciola gmail punto com (o a quell'altro, se volete: barabba26x1 chiocciola yahoo punto com) la descrizione dei vostri sfregi, se siete scrittori. Una poesia, se siete poeti. Un disegno, se siete disegnatori. Le foto, quelle è meglio di no. Dai, dateci un taglio.
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