La prima cosa che penso quando mi parlano di trasparenza è la spiegazione che Céline dà sul suo modo di scrivere e sulla resa dell’oralità nei suoi testi. Se immergete un bastone dritto nell’acqua il riflesso ve lo farà vedere storto, se lo tirate fuori, lo piegate un poco e lo re-immergete, ecco che dal pelo dell’acqua l’immagine sarà dritta. Le sue piegature o storpiature furono fortissimi attacchi ai canoni formali della lingua scritta francese ma non siamo qui a parlare di questo. M’interessava l’esempio, che secondo me sta a dimostrare che nell’ambito della cultura e dei rapporti umani la trasparenza è un artificio. Noi tutti abbiamo bisogno di una seconda stesura, per chiarire meglio ciò che vogliamo far sapere agli altri e a noi stessi.
Basti vedere anche i tentativi di scrittura automatica dei surrealisti: nessuno, nemmeno lo scrivente stesso era in grado di comprendere fino in fondo la sequenza delle parole scelte e per questo più che alla psicanalisi (che presumeva di poterlo fare) mi pareva che fossero molto interessati all’eros, alle scampagnate e al vino. Come dargli torto.
Altra cosa, c’è un bellissimo racconto di Cortázar, in cui il protagonista, un impiegato alle nazioni unite come lui, comincia a selezionare la propria vista privilegiando di volta in volta un dettaglio e cancellando il resto del paesaggio umano e giorno dopo giorno si concentra solo sulla marea di cappelli che passeggiano insieme a lui sui boulevard, poi sugli occhiali, sulle pipe, sul percorso che un succo d’arancia sta compiendo nell’apparato digerente di un suo superiore, sulle lacrime della sua segretaria che gli sembrano due piccole fontanelle. E questo mi ha fatto pensare che, anche se a volte mi piacerebbe vedere al di là degli oggetti fisici, come ad esempio mentre sto in macchina e davanti ho il rimorchio di un camion che è talmente grande da bloccarmi la visuale, certamente vedere in giro tutto quello che accade nei nostri corpi sarebbe forse interessante ma quasi sicuramente disgustoso.
A proposito di camions, mi piace molto fare strade basse, alternative ai soliti percorsi, ma per me non c’è niente di più inquietante, fuori posto e losco di un camion che alle due di notte ti sta davanti su piccole stradine di campagna a senso unico. Poi magari lui, il camionista, si sarà anche perso, ma in quei momenti forse vorrei davvero avere i raggi X.
Altra assurdità che ci rimanda alla trasparenza è la telepatia, il potere di leggere le menti. C’è un racconto geniale che si chiama “Fantascienza per telepati” di E. M. Blake, è in una raccolta Urania che mi hanno regalato. Pagina bianca, tranne una riga breve in mezzo: “Beh, voi sapete quel che voglio dire.” Che in originale deve avere tutto il sapore dell’intercalare monotono e placido. Non credo che in giro per il mondo esistano ancora progetti che finanziano questi esperimenti ma vorrei contattarli per spiegare loro che è tutto inutile. È tutto inutile anche secondo Wittgenstein perché senza il linguaggio e ripetuti, forse infiniti come nel caso di Sisifo, tentativi di comunicare e d’interagire, i nostri cervelli ammuffirebbero e non penserebbero nemmeno più.
D’altra parte, alcuni desideri di trasparenza non riescono a risolvere il problema. Qualche anno fa un video, con credo colonna sonora dei Radiohead, diviso in due parti mostrava la giornata tipo di un bambino indiano, sfruttato, malnutrito e sporco lavorare alla fabbricazione di una maglia che veniva indossata dall’altra parte dal bambino americano nella sua giornata tranquilla, passata tra scuola, amici, giochi e famiglia, non sa dell’altro.
Qualcuno chiama tutto questo “Feticismo delle Merci”, ma non credo che etichette, targhettine o certificati di qualsiasi tipo possano aiutarci da questo velo di Maya perenne, se si cerca sempre la scappatoia. Vicino a mio zio, che fa il contadino, c’è un tizio che ha una porcilaia e l’affitta a mesi o settimane, come fosse un hotel. I maiali vengono da tutt’Europa, soggiornano per un po’, a seconda della legge di riferimento nazionale, e poi tornano in patria con la certificazione di maiale italiano, e quindi più buono e più costoso dei cuginetti che non sono venuti in gita. Se non fosse grottesco sarebbe geniale, le bestie ricevono la cittadinanza prima degli uomini. Non pensavo nemmeno che potessero cambiarla.
La nostra società stessa, tornando in tema, come diceva Zola crollerebbe dopo due giorni di verità perché è fondata sul segreto, sulla paranoia, su saperi strategici conosciuti da pochi. Sarebbe buffo se tutti i cittadini di Rimini sapessero dov’è il bottone di lancio dei missili balistici intercontinentali anti-Urss. Ancora più buffo sarebbe una caccia al tesoro cittadina a quel bottone.
In realtà credo che non reggeremmo a due giorni di verità a livello più micro, più domestico. Un commento schietto, un gesto indeciso, un’interpretazione sbagliata e il cenone di Natale si tramuterebbe in una strage. Perché siam pur sempre scimmie evolute, d’accordo, con diplomi, lauree, specializzazioni, corsi di formazione, apprendistato, atti notarili, giuramenti solenni, pretese d’aldilà ma pur sempre scimmie e come tali, permalose oltre ogni dire, io per primo.
Credo anche che la trasparenza non ci toglierà dall’arbitrio, dal caso, dall’incidente non calcolato, che traspare in controluce dalle nostre vite e solo uno scienziato pazzo direbbe il contrario.
“La rivoluzione sarà mentale o non sarà”, diceva quello, prima di venire elettrificato fino all’infermità fisica e forse mentale in vari manicomi francesi. A lui non è andata molto bene ma credo però che se cominciamo a cambiare noi stessi e a rimanere aperti e disponibili senza troppe paure, dimenticheremo la trasparenza e accetteremo la serena opacità del mondo.
Ps: A dimostrazione della mia teoria, non ho effettuato una seconda stesura (effetto trasparenza), quindi immagino sia un discorso un po’ balzano, ma, a discapito della mia teoria, non me la prenderò in caso di esclusione.
Ps2: Non ho scritto nulla sulla pubblicità perché non la capisco e perché alla Conad, dato che son mancino, vado sempre nelle direzioni opposte agli altri clienti e rischio sempre di venire investito dai loro carrelli.
Come gli articoli/racconti che avrete letto in giro un po' ovunque, anche questo è contenuto, sotto vuoto con aglio, cipolla, patata e carnazza nel mitico Prospektiva 53, la rivista che in rete dicono sia la nuova McSweeney's, ma mica perché ci scrivo io, sia chiaro...
poi oggi siamo pure sul Corriere...
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