venerdì 25 febbraio 2011

Cicatrici: Don't Feed The Seagull AKA se ti fai male le prendi

[Riceviamo e volentieri pubblichiamo la cicatrice di Massimiliano Calamelli, conosciuto come mc e come mcalamelli]

(Posizione)
Ginocchio sinistro.

(Cause)
Quella frase, la parte che segue AKA intendo, ha accompagnato tutta la mia infanzia e buona parte della pubertà, senza però trasformarsi in realtà; ho dovuto attendere il 2003 per coglierne realmente il senso.

Dunque 2003, un pomeriggio di luglio, esterno giorno, spiaggia.

“Ci facciamo una nuotata fino agli scogli?”
“Dai, che ormai mi sono strinato, è dall’una che sono al sole.”

Sciaff, sciaff, sciaff, sciaff, sciaff.

“Saliamo?”
“No, torniamo indietro.”
“Dai, salgo un secondo, mi tuffo, e ritorniamo.”
“Che due palle.”
“Arrivo.”

Salgo, aggrappandomi a uno scoglio, cercando di non mettere i piedi sulle cozze. Ci riesco.

“Hai fatto?”
“Uffa, un secondo, intanto son salito. Cerco un punto buono per tuffarmi e arrivo. Uh, ciao gabbiano!”
“Si vabbè, io mi avvio... Cosa.Cazzo.Stai.Facendo.”
“Dai, cerco una cozza un po’ grande, voglio vedere se il gabbiano la mangia.”
“Voglio tornare giù, muoviti. E occhio a non cadere, lo sai come funziona, no?”
“Lo so, lo so, se mi faccio male poi le prendo.”

Intravedo la cozza delle dimensioni giuste, poggio i piedi su uno scoglio che affiora, immaginando di avere le zampette di un geco. Raggiungo la cozza, la strappo via e la tiro sul sasso per spaccarne il guscio. La raccolgo, tolgo buona parte del guscio rotto, carico il braccio per lanciare il cicciolotto ex-bivalve al gabbiano.

Scivolo.

“No, cazzo, no... Ahia!”

Cado con un ginocchio sullo scoglio sopra i cirripedi e le cozze. I primi non si rompono e mi lacerano, le seconde si rompono e mi tagliano.

“Sei un coglione! Porca troia! Te l’avevo detto, diobono, cosa cazzo sei andato a fare li?”
“Dai, niente, sto bene, adesso arrivo e torniamo a riva”

Acqua di mare, sale, bruciore. Tanto.

Sciaff, sciaff, pausa, sciaff, pausa, sciaff, pausa, sciaff.

Arriviamo a riva e appena il ginocchio sinistro esce dal pelo dell’acqua ci accorgiamo che grondo sangue. E che camminare è fatica. Senza parlare andiamo allo scooter, ci infiliamo i caschi e partiamo verso il pronto soccorso, con la pedana poggiapiedi dell’Habana che diventava pian piano a pois. Dopo un po’, dopo un bel po’, mi parla e mi dice un sacco di brutte parole, e mi dà anche dei cazzotti nella schiena.
Ed eccola, l’illuminazione, il senso compiuto della frase che finalmente appare ai miei occhi.

“Ti sei fatto male, ora le prendi anche. Te l’avevo promesso.”

(Conseguenze)
Giuro, mi ha dato quasi più fastidio quella frase che la pulizia della ferita dai pezzi di cozza e i punti dopo.
E si vede che era la giornata delle illuminazioni, perché siamo passati dai suoi genitori e dopo la descrizione dell’accaduto, guardando sua mamma in faccia, mi è diventato chiaro il significato della parola “Patacca”.


di Massimiliano Calamelli

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