giovedì 15 luglio 2010

Scene da un autotrasporto

Episodio 1 - L'italianità delle imprese

Mi piace parlare francese. Lo parlo bene. Una delle cose che mi piace del mio lavoro è parlare con gli autisti nella loro lingua.
Un francese che carica per la Valle d'Aosta mi chiede se la merce sia da preparare. Gli rispondo che, sì, è da preparare, ma non ci vuole molto. Una mezz'ora al massimo. "Mezz'ora francese o mezz'ora italiana?" è una domanda classica, ho imparato a ridere di questo sciovinismo anche perché a volte hanno ragione, e comunque la gente non si giudica per stereotipi, ma per quello che fa. Per quieto vivere è meglio tacere, su certe cose è meglio sorvolare e poi l'autista lo conosco ed è simpatico e tranquillo. Una risata in due e lo mando al camion. Sono le 9 esatte. Mi dice che se alle 9 e mezza non è fuori di qui gli devo offrire il caffè. Rido. Anche lui. Si comincia.
Arriva un autista di Napoli che carica spesso. Non diciamo nulla, mi fa solo vedere i buoni. Lo mando al camion. Carichiamo anche lui e il destino vuole che si ripresentino entrambi per i documenti nello stesso istante. Sono le 9:34 e il francese, ridendo, mi dice che sono in ritardo di 4 minuti. Allora gli lancio la chiave del caffè. Lui la prende al volo e poi mi dice che no, non è necessario, che scherzava, eccetera. Ribadisco che lui deve prendere il caffè e offro io. Mi chiede se son sicuro e gli rispondo di sì, che non c'è problema. Insomma, una chiacchierata tra signori. Lui prende il caffè e, mentre sto facendo i documenti, il napoletano dice al francese "Aspetta, aspetta". Con i miei soldi, senza avermi chiesto nulla, si prende una lattina di tè freddo. Poi, quando sto per fargli firmare i documenti, mi guarda e mi dice "IL TÈ È RIMASTO IN ITALIA" tutto contento, come se avesse fatto una buona azione.

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