venerdì 5 febbraio 2016

Così fan tutti (io con un mostro verde)

Fan tutti così, a quell’età lì, mi risulta, almeno i maschi, coi brufoli che puntellano la fronte e le erezioni granitiche, fresche e magnifiche, che devono esplodere il prima possibile di nascosto, costi quel che costi; lo fanno tutti, davvero, nessuno escluso; lo fanno tutti così, giuro, e lo fanno con le donnine fotografate o disegnate, o con degli omini, dipende dai gusti, o anche con dei pensieri colorati.
A me, per esempio, è capitato con un mostro verde.

C'è innanzitutto da dire che era la prima volta. La prima volta è un punto che dopo, nel futuro, non importa cosa si faccia, per quanto spericolato sarà, si rivela inarrivabile, nella storia di un uomo. La prima volta sei lì che da qualche giorno fai le tue prove e pensi che anche oggi non succederà niente. E mentre sei lì che provi, e riprovi, che frizioni e rifrizioni, e un po' ansimi perché ti piace, un po' per fare scena, e non t’aspetti un granché, ecco, lì, di colpo: SBAM! Ti si apre la mente, si spalanca l’istante, DIO!, cosa sta succedendo?, perdi la vista, stringi i denti e, boh, non lo sai, perdi il controllo, sussulti un poco, dura qualche secondo, anche meno, e stop, andato.
Ci si riprova tutti i giorni, dopo, nessuno escluso, più volte al giorno, quando capita. Si vuole ritrovarlo, quell'attimo, ma niente, non tornerà mai più. Succederà la stessa cosa, identica, tutti i giorni. Ma non si raggiungerà un livello di piacere fisico, psichico e mistico come la prima volta. Forse questa cosa spiega molto della storia dell'umanità dal punto di vista maschile. Ci penso un'altra volta, perché adesso volevo parlare del mostro verde.

Un giorno d'estate di più di vent'anni fa entravo in una delle due edicole del paese, avevo le braghette corte e la bici appoggiata fuori contro al muro del negozio, era una bellissima bmx bianca. Sono entrato in edicola e cercavo qualche fumetto di fantascienza o di supereroi, due cose di cui andavo ghiottissimo, così mi sono avvicinato al solito banchetto per vedere le novità, ed è lì che l’ho notato: era un libriccino con la copertina sbiadita, sopra c'era una donna mezza nuda, con gli occhiali da vista e poco altro addosso, una rete al posto del reggiseno, due tette grandissime, delle mutandine in pelle nera, minuscole, e capelli corti da maschiaccio. Era impegnata a fare qualcosa, tirava una leva e aveva uno sguardo vittorioso. Di fianco a lei c'era un mostro verde, una specie di Frankenstein con lo sguardo ebete e imbecille, con le pupille che guardavano nel vuoto in direzioni diverse, la lingua di fuori e saette che gli fulminavano la testa, forse per via della donna mezza nuda che tirava la leva.
Lo compro, ho pensato, lo compro perché la fantascienza mi fa andare nei matti e ne vado ghiottissimo, e lo compro anche se c’è scritto sopra VIETATO AI MINORI. Uhm. Meglio comprare anche qualcos'altro, ho pensato, magari L'Uomo Ragno. E sono andato dalla cassiera coi due fumetti uno sopra l'altro: L'Uomo Ragno di sopra, quell'altro sotto, col prezzo del secondo che faceva capolino dalle ragnatele del primo, così la cassiera poteva fare il totale senza fermarsi a guardare o fare troppe domande. Avevo già i soldi contati nell'altra mano, li avevo preparati prima. Ho pagato, serissimo, quasi in apnea. Ho preso la mia bmx bianca appoggiata al muro e sono volato a casa.

Fan tutti così, a quell'età lì, mi risulta, almeno i maschi. Entrano in edicola, gironzolano con lo sguardo perso nel vuoto e il naso per aria, guardano i fumetti, guardano le copertine colorate degli uomini ragno, dei mutanti, dei cow-boy, degli indagatori dell'incubo e dei topolini, ma l'occhio, davvero, punta da un'altra parte, nello scaffale vicino, dove ci sono i fumetti vietati, illeciti, attraenti come una partita di pallone per la strada, ma in modo diverso. È normale, guardare lì vicino, mentre senti che nei pantaloni succede qualcosa, che s'ingrossa. E di solito si suda, ci si agita e si esce di corsa senza voltarsi indietro, stringendo forte i giornalini nelle mani, lanciando la bici per terra appena arrivati a casa.
E così io ero arrivato a casa dei nonni e mi ero fiondato nel mio stanzino al piano di sopra, quello dove stavo sempre a leggere i fumetti, dove nessuno di solito veniva a disturbarmi e per chiamarmi bastavano due urla dal piano di sotto. Ho chiuso la porta con la chiave, ho buttato L'Uomo Ragno sul pavimento e ho preso quell’altro. L’ho aperto ed era bellissimo. Ho scoperto che la donna mezza nuda era una scienziata pazza che aveva questa passione mai sentita: la necrofilia, cioè andava nei cimiteri e prendeva dei pezzi di cadavere, poi a casa li rimontava per creare il suo mostro verde dandogli vita con una scarica elettrica, dandogli anche un nome, e facendogli indurire il pisello con delle scosse elettriche e delle punture di silicone, così da potercisi agevolmente sedere sopra.
Ero contentissimo e qualcosa s’ingrossava. E mi son detto: valà, dai, proviamo.

Fan tutti così, la prima volta, si chiudono nella stanza o nel bagno e sfogliano qualcosa, adesso ci sono gli smartphone, i computer portatili, i video, le foto da scorrere con un dito, ma prima no, prima c’erano solo i giornalini e l'immaginazione; e io ero lì, quell'estate, nella mia stanzetta al piano di sopra della casa dei nonni, col pistolino duro a frizionare e frizionare, ad ansimare, anche se tutto sommato non m’aspettavo granché, come le volte prima, quando a forza di dai e dai mi stancavo perché non succedeva niente. E mentre ero lì che frizionavo e frizionavo, e intanto guardavo la donna mezza nuda, che ora era proprio nuda, fare le sue cose necrofile col suo mostro verde assemblato da pezzi di cadavere, ecco, a un certo punto, di colpo: SBAM! Si apre la mente, si spalanca l’istante, DIO!, cosa sta succedendo?, va via la vista, stringo i denti e, boh, non lo so, perdo il controllo, sussulto, dura qualche secondo e poi stop. Basta. Tutto finito.
Mi guardo le mani e sono bagnate. E capisco che è normale, che alcuni miei amici l'avevano già fatto prima e questo è il mio turno, che fanno tutti così. Solo che di solito succede con le donnine fotografate o disegnate o con degli omini, dipende dai gusti, o anche con dei pensieri colorati.
A me, ecco, è capitato, con una donnina disegnata, sì.
Solo che c'era anche un mostro verde.

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Oggi sono 20 anni che è scomparso Roberto Raviola, in arte Magnus, uno dei più grandi fumettisti italiani e forse europei (e forse del mondo, toh). Volevo ricordarlo così, con una storia che anni fa scrissi per un progetto mai realizzato e che ho ritrovato tra le bozze di Gmail l’altro giorno.
È una storia abbastanza vera.
Necron, a parte le zozzerie, che potevano piacere o meno, era un bellissimo fumetto. La copertina del numero citato, che uscì in edicola nel 1993, è questa qui. (Qui lo potete scaricare in PDF. Non so se sia legale, ma in giro non si trova più.)

Ciao Magnus. Grazie di tutto.

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