mercoledì 16 gennaio 2013

Tra una cotoletta e l'altra

La barista del posto in cui vado in pausa pranzo, oggi, mentre ero lì alla cassa a pagare il mio panino con la cotoletta, mi ha chiesto, prendendomi completamente alla sprovvista, se avessi mica un libro da consigliarle. Mi ha detto che mi vede sempre leggere («perché con quel coso lì si leggono i libri, giusto?», indicando il kindle che mi spuntava dalla tasca). Mi ha detto che anche a lei piace molto leggere, ma che adesso non ha mai tempo, o ne ha molto poco, per via del bar, che ci deve stare tutto il giorno, tutti i giorni, anche la domenica; e per via del mutuo, che è un'ossessione, e dopo il terremoto ancor di più; e perché adesso ha un figlio piccolo, la sera, che ha bisogno della mamma, e ha ragione lui. Mi ha detto che a lei piacciono soprattutto i romanzi, ma «non quelli come Camilleri o le cinquanta sfumature, mi piacciono quelli che quando li hai finiti ti lasciano qualcosa.»

Mentre contavo le monete sulla mano per pagare il mio panino con la cotoletta, ci ho pensato un po', e poi le ho dato la mia risposta, il mio consiglio: Guerra e pace.
Mi ha guardato con una faccia del tipo «diciotto bobine!»

Allora l'ho rassicurata, le ho detto che sì, è lungo, ma è perfetto se uno ha poco tempo, ché i capitoli sono corti ed esaustivi, che c'è la storia, e c'è la Storia, che tutto sommato è fatto in un modo che è come i telefilm di adesso, a puntate, che si segue benissimo, che è scritto in maniera semplice e diretta, che puoi lasciarlo lì per un po' e poi riprenderlo e capire subito dov'eri rimasto, che c'è da innamorarsi dei personaggi, letteralmente, che poi quando l'hai finito hai la testa che ti sembra che si sia spalancata, e che secondo me fa anche bene alla salute.
«C'è solo una difficoltà,» le ho detto alla fine, «ci sono delle parti in francese, e allora devi scegliere un'edizione dove sia tradotto o ci siano delle note.»

Lei ha sorriso, come a voler marcare una superiorità naturale su qualcuno che ha in grande considerazione, e mi ha detto: «ma io il francese lo so molto bene, sai?»
«Wow, parti già in vantaggio su un sacco di lettori!» ho detto io.
«Allora ci penserò,» ha detto lei. E ci siamo salutati

Ho pagato e sono uscito, e mi sono incamminato verso la macchina per tornare in ufficio. Mi sembrava di volare.
E se un giorno la barista del posto in cui vado in pausa pranzo, magari mentre mi porta un panino con la cotoletta e un po' di maionese, il mio preferito, dovesse dirmi che ha letto Guerra e pace e che mi ringrazia di averglielo consigliato, ecco, io, davvero, da quel momento lì in poi, penserò che è stato totalmente appagato, per me, nella mia testa, tra una cotoletta e l'altra, il senso della vita.

9 commenti:

  1. Pensa che la mia professoressa di italiano del liceo (ovvero la figura che più e meglio di tutti dovrebbe farti amare i libri e la lettura) mi obbligò a leggerlo nell'estate tra la quarta e la quinta ginnasio (15 anni appena compiuti), aggiungendoci altri libri e una trentina di versioni di greco e latino. Risultato? arrivai a metà del primo volume (erano 4) e la mandai affanculo, lei, Tolstoj e la Russia intera.
    La odio ancora oggi, per tanti motivi, ma anche per avermi fatto odiare un libro che avrei potuto amare.
    Hai visto mai che decida di riprenderlo...

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    1. azz, guerra e pace che risente dell'effetto "promessi sposi".

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  2. Anzi, direi che Guerra e pace, per un quattordicenne, dovrebbe essere molto ma molto più leggibile dei Promessi obbedienti, anche se forse non altrettanto cattoeducativo... per quanto, pentimenti e oscurantismi non mancano nemmeno in Tolstoj.
    Comunque condivido il tuo consiglio, è un gran bel libro, e chissà come è finita alla cassa una francofona tanto esperta. Ci fai sapere se poi l'ha letto o no?

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    1. se lo legge, sentirete le mie urla di gioia :)

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  3. Bravissimo, credo che al tuo posto anch'io avrei consigliato Guerra e pace!

    Pellegrina:

    per quanto, pentimenti e oscurantismi non mancano nemmeno in Tolstoj.

    Eh già. Bisognerebbe provvederne un'edizione espurgata di tutte quelle fesserie spiritualistiche del Tolstoj, che danno tanta noia ai benpensanti.

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    1. Non sono d'accordo. Bisognerebbe avere lo spirito critico di riconoscere quel che c'è nelle pagine di uno scrittore di quasi due secoli fa, che come Manzoni, del resto, non ha mai nascosto le sue idee.

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  4. Credo che non si possa fare a "Guerra e Pace" una pubblicità migliore di questa.

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  5. Parlare di libri ci alza sempre verso qualcosa di incredibile...

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    1. Anonimo9:51 PM

      Lo dicono anche i kamikaze dopo aver letto I promessi esplosi.

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