Non ricordo bene ma io, quando qualcuno sbraitava Alimortis, mi fermavo, bloccato. Che fosse calcetto, nascondino, rubabandiera, palla avvelenata, tutto: mi congelavo. E così facevamo tutti.
Tutti di pietra.
Col cuore che pompava a mille, gli occhi gonfi e gli sforzi per rallentare il fiato, per diventare una statua meglio degli altri. Tutti immobili, in quella piazzetta piccola baciata dal sole, col porfido più rosso del vino, così rosso che se cadevi e ti sbucciavi e usciva sangue, non lo vedevi. Lo scoprivi poi a casa.
E poi cominciavi a pregare che chi aveva detto Alimortis, che era lui in quel momento a comandare questo momento di gioco, di metagioco, di gioco nel gioco, si stancasse di star fermo. Che gli venisse un prurito, un grattamento, gli arrivasse addosso una bestiola in volo che lo costringesse a farci uscire tutti da questo momentaneo museo di statue viventi.
La variante Arimortis invece era la versione più perfida, perché noi ci siamo sempre immaginati che se i romani dicevano arimortacci tua, era nel senso che dovevi stare più fermo, perché eri morto due volte e che non potevi muoverti assolutissimamente e chi l'aveva lanciato, l'Arimortis, poteva muoversi e girare e vedere com'eravamo tutti belli fermi e immobili. Poi però doveva decretare il migliore e passare a lui, al migliore, il potere di lanciare l'Arimortis, che a sua volta avrebbe trasmesso al prossimo e al prossimo ancora e così via.
Questo per dimostrare che a uno il latino glielo insegnano troppo tardi e non quando gli serve davvero, a sei anni.
Dalle mie parti e ai tempi miei (Spezzano della generazione precedente la tua) MORTIS si usava esattamente come descritto nell'alimortis o arimortis di Wikipedia. Si vede che, pur non conoscendo né il latino né le sue contrazioni, conoscevamo la regola giusta! Oggi invoco spesso un mortis che non torna più: era una possibilità fantastica, un provvidenziale prendere fiato e riordinare le idee. Sono per il ripristino del mortis, si accettano adesioni alla causa.
RispondiElimina