giovedì 17 novembre 2011

Hanno ucciso Barbapapà o Io per me vorrei essere una rana (5)

di Sara Parravicini (quinta parte)

Aria. Mi manca l’aria, cazzo.

Io non ci sto più con la testa, è evidente. Vedo cose che non ci sono. Sono sicura, non ci sono.
No, non è vero: non sono più sicura di niente.
Mi sono appisolata un attimo. Mi risveglio e tutto mi si sta sgretolando intorno.

Merda.
Potevo starmene finalmente a casa tranquilla, e invece.

Cazzo.
Aria, aria.
Pensieri di merda.

Ancora quella sensazione, quello scollamento. Quel sentirsi divisa, una parte di carne e una parte di testa. Il mio mignolo che pulsa in fondo al divano e i miei pensieri altrove, un po’ di lato rispetto al mio corpo.
Io che mi guardo da fuori, io che sono fuori da me.
Il mio mignolo che non è più mio, il mio piede che è il piede di qualcun altro. Non sento più dolore. Eppure il dito è nero, un carboncino mozzo.
Mi sono persa di nuovo, di nuovo ho perso il centro.
Mi sono staccata ancora una volta e non so come fare a tornare indietro.

Aria, aria.
Aria, perdio, aria.

Io, io è un po’ che mi sono sdoppiata. Cioè, che la mia testa se n’è volata via. O forse è il contrario, forse è il mio corpo che mi ha abbandonata, non lo so. So solo che l’effetto è indicibilmente fastidioso, come quando provi inutilmente a mettere a fuoco un’immagine da ubriaca, come quando il doppiaggio di un film è in ritardo.

Aria. Aria, cazzo, aria.
Non tengo più niente.
Respira, respira.
Scrivi, perdio, scrivi. Tieniti insieme.

***

Mi piace pelare le patate.
Come sgarbugliare fili intrecciati.
Sgarbugliare fili intrecciati è trovare il capo di una massa informe che sembra non portare da nessuna parte.
Sgarbugliare fili intorcicati è far tornare collanina una collanina, ridare una funzione agli auricolari dell’mp3, è permettere a un grembiule di svolgere il suo lavoro in cucina.
Sgarbugliare fili è trovare un senso.
Mi piace sgarbugliare i fili attorcigliati.
Come pelare le patate.
Mi tranquillizza.

Ma poi quando ho finito
mi sparpaglio di nuovo
come bucce su un tagliere
donna di scaglie sottili
disordinate
sparse.

E a quel punto tutto se ne va a pallino. È come se venissi trafitta da lame di me. Una rivisitazione di San Sebastiano: anziché frecce, a trapassare il mio corpo sono la mia me-bambina e la mia me-adolescente.
Tutto si fa mal di mare e stanza che gira e mancanza di senso.

Non so più chi sono.

__________
(qui ci sono la prima, la seconda, la terza e la quarta parte)

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