martedì 24 agosto 2010

Siamo una società orribile (5)

Mio padre, lo ricordo benissimo, dava grande importanza alla seduta mattutina in gabinetto, diceva che in quei minuti bisognava non pensare ad altro, concentrarsi bene, farla tutta, e non capiva perché noialtri ragazzi avessimo sempre bisogno di portarci dietro il giornalino.
Per me è vero il contrario, però rispetto le idee e il ricordo di mio padre, alto e magro, con il suo pigiama rosa-grigio, quando entrava ciabattando al gabinetto, e ad andarci dopo di lui sentivi un odore forte e virile, commisto di tabacco, un odore di babbo, che ti accoglieva come un'ombra, come una nuvola protettrice. Io invidiavo a mio padre quest'odore, perché capivo appunto che soltanto un uomo fatto, con moglie e figlioli, può odorare così.
E perciò ora dovrei essere contento, anche orgoglioso, quando m'avvedo dell'odore forte, commisto di tabacco, d'essere diventato io un uomo fatto, un babbo con moglie e figlioli. Invece no. Invece anzi mi sgomento, perché la mia non è un'ombra, una nuvola grande e protettrice. No, io del babbo ho soltanto questo, il puzzo.
(Luciano Bianciardi, La vita agra - Bompiani 2002, pagg. 176-177)
Vorrei che non vi sentiste in dovere di usare lo sciacquone a metà strada, in cessi pubblici, nei bar, in azienda o quando avete ospiti in casa, perché volete che nessuno dei vostri rumori e dei vostri odori arrivino al prossimo, lì, sulla porta o poco distante. Maledetto quel popolo che spreca dieci litri d'acqua in più, ogni volta, sulla tazza, vergognandosi di un 'plof'.

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