“Quando dalla Sicilia sono venuta a Carpi, facevo…avevo con me il lasciapassare dell’istituto Tommaso Cannizzaro per andare a scuola e fare la prima magistrale superiore. Allora era diverso il sistema…però mi sono accorta che non avevo il palettò, avevo la...come palettò, sebbene era marzo, avevo la mantella da piccola italiana, allora, quella lì. E mi sembrava che andare…a questi istituti a Modena, che il magistrale era solo a Modena…con delle ragazze che avevano delle famiglie bene di Carpi non mi sarei trovata bene. Fra l’altro c’era da prendere la corriera di Valenti, perché allora…oppure il treno, ci voleva dei soldi e noi avevamo il sussidio da sfollati, quindi non è che potevo dire e fare…allora ho promesso a mia madre che dopo la guerra avrei…ripreso a studiare, e allora c’era una legge fascista, se vuoi, che c’erano le madrine di guerra oppure uno poteva andare a lavorare a…a fare qualcosa per…per la patria, diciam così; allora io sono andata, non mi ricordo come si chiama, c’era una parola, precisa... feci domanda alla stazione di Carpi, la stazione di Carpi mi prese, andai a Mantova, un mese, a imparare a fare i biglietti e poi…venni assunta…alla stazione di Carpi, fino a settembre. Nel settembre del 43, quando c’è stato il, quel, quell’armistizio, insomma che sembrava che la guerra fosse finita, invece non era niente finita; era andato giù il fascismo ma, la guerra era tornata a incominciare con i tedeschi, e si vedeva già i tedeschi in stazione, e passare i treni, eh!, ma allora…non si capiva bene…e siccome allora mia madre non ha voluto che io tornassi a andare a lavorare, io sono arrivata a casa ma nessuno mi è venuto a prendere…per tornare a lavorare, io sono stata a casa…dalla stazione così.” (D.A. classe 1926)
Mancano 29 giorni: un racconto, un disegno, una poesia sulla Resistenza - Barabba dice 26X1
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