Hans Georg Schwarzenbeck era soprannominato "Katsche". Iniziò a giocare nel Bayern Monaco nel 1966 e non cambiò mai squadra. Giocava stopper. Era anche in nazionale, fisso. Insomma, era un buono stopper ed era uno spilungone di un metro e ottantatre che marcava i centravanti e stava sempre in difesa. Ma Schwarzenbeck non se lo cagava mai nessuno. Quando giochi stopper e il tuo libero si chiama Franz Beckenbauer, non ti caga nessuno. Infatti "Katsche" era stato anche campione d'Europa con la Germania Ovest nel 1972, ma mentre tutto il mondo aveva visto Beckenbauer alzare la coppa, in pochi si erano accorti di lui.
Poi un giorno si trovò in finale di coppa dei Campioni contro l'Atletico Madrid. Lo stadio era l'Heysel di Bruxelles, che poco più di una decina d'anni dopo avrebbe visto l'ultima partita della sua storia e una strage, sempre in finale di Coppa dei Campioni.
I tempi regolamentari erano finiti 0-0 e si era andati ai supplementari, che all'epoca erano l'ultima spiaggia. Perché nel 1974 il calcio era ancora uno sport serio, per certi versi. E infatti non si assegnava una vittoria ai calci di rigore, perché ai rigori si dice sempre che sia una "lotteria" e se dovevi laurearti campione d'Europa non si poteva fare la lotteria.
Al 113' l'Atletico Madrid passa in vantaggio con un gol di Luis e gli spagnoli festeggiavano non poco. Poi tutti dietro in trincea. Sette minuti di resistenza e la prima coppa dei campioni dell'Atletico sarebbe stata realtà. Finalmente potevano rispondere ai cugini del Real, che ne avevano tante da perdere il conto, e che sfottevano di continuo dall'alto del loro Palmares.
Sette minuti di sudore, di fatica, con le unghie e con i denti. Sei minuti. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno.
60 secondi. Forse meno.
Il pallone è rotondo e sfugge alla natura che di rotondo non ha creato nulla se non i pianeti. Ogni palla è dunque un mondo. Ogni giro una rotazione oppure una rivoluzione.
Il mondo si trovò sui piedi di Katsche, stranamente avanzato verso la tre quarti avversaria. Katsche andò avanti e, con la forza della disperazione, lasciò partire un tiro. La palla schizzò dritta a velocità fotonica e si infilò in rete. La Baviera esplose in un urlo che non si sentiva dalla fine dell'eco sull'ultima nota della prima del Loehengrin di Wagner. Katsche aveva pareggiato. Il tempo di rimettere la palla a centrocampo e l'arbitro dovette dire che un campione d'Europa non c'era ancora.
Si andò a letto, non sappiamo con che stati d'animo. Due giorni dopo la rivincita e questa volta non si poteva sbagliare. Le squadre scesero in campo già stanche e si capì subito che sarebbe stata una gara di resistenza piuttosto che un confronto tattico in punta di fioretto. Verso la fine del primo tempo segnò Uli Hoeness e il Bayern era in vantaggio. Nel secondo tempo gli spagnoli scoppiarono fisicamente e il Bayern dilagò. Prima una doppietta del super bomber Gerd Mueller e poi ancora Uli Hoeness, pedina fondamentale dell'attacco carrarmato dei Bavaresi. 4-0. Mueller e Hoeness eroi nazionali, "Kaiser" Franz Beckenbauer alzò la coppa in Eurovisione.
Più tardi, quell'anno, avrebbe alzato anche quella di Campione del Mondo, con la Germania. E Katsche sarebbe stato lo stopper di quella squadra. Il Bayern avrebbe cominciato un ciclo: tre coppe dei campioni di fila e una coppa intercontinentale nel 1976. Kaiser Franz diventò un eroe, oggi è nel consiglio direttivo della FIFA ed è stato un celebre allenatore, sia del Bayern che della nazionale, poi è stato un dirigente di successo, conosciuto in tutto il mondo.
Hans Georg Schwarzenbeck si è ritirato nel 1981. Ha aperto un'edicola.
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