Mio padre si chiama Iules, ma non si è mica sempre chiamato così. Prima era Jules, con una certa ambiguità nella prima lettera. Fino a quarant'anni su alcuni documenti c'era la I, su altri la J. All'anagrafe dicevano che c'era la I ma poi si grattavano la testa e rispondevano che non erano mica tanto sicuri neanche loro, perché una volta le schede le compilavano a mano e proprio sotto la I c'era uno sbavo e non si capiva se fosse inchiostro sputato dalla penna, forse non era una biro, una penna a sfera, perché chissà quando è arrivata in un paesino di poche migliaia di anime la penna a sfera, la biro, anche se è stata inventata nel 1938 e le prime le vendevano nel 1945; e forse era inchiostro sputato dalla penna, forse uno sbavo intenzionale, perché nel 1953 la J non era una lettera tanto in voga, c'era gente che non la conosceva, e l'impiegato dell'epoca, nel dubbio, magari ha messo lo sbavo.
Mia nonna, sua madre, gli ha dato nome Jules perché leggeva i fotoromanzi su Grandhotel e c'era questo Jules che era un gran figo. Poi quando mio nonno è corso all'anagrafe per registrare suo figlio, su un bigliettino aveva scritto Jules con una calligrafia tremolante e mica si immaginava che Jules si leggeva alla francese. Lui all'impiegato dell'anagrafe gli ha detto iules, poi gli ha fatto vedere il bigliettino e l'impiegato ha compilato la scheda con lo sbavo.
Mio padre fino a quarant'anni si è firmato con una I che sembrava una J, era contento così, faceva un bel ricciolo sotto la I, una cosa quasi artistica, una felicità ogni volta che doveva firmare un assegno o un voto sul mio diario o una giustificazione per la scuola. Lo guardavo sempre con ammirazione ogni volta che firmava. Gli dicevo Babbo ma che bella firma, ma che bel nome.
Poi a quarant'anni gli arriva una lettera dallo Stato. Volevano chiudere la questione perché non erano mica sicuri che gli fossero arrivate tutte le bollette. Gli han detto Sig. Iules o Jules, si decida, le mandiamo un modulo da compilare e lei sceglie il suo nome una volta per tutte, noi le inviamo dei documenti nuovi di zecca e aggiorniamo tutte le sue pratiche, ma si decida, ché qua non ci capiamo niente. Allora mio padre è stato una settimana col mento appoggiato sul pugno, seduto al tavolo della cucina, per decidere come chiamarsi definitivamente da lì in poi. Una mattina, senza dir niente a nessuno, è andato a spedire il modulo. Quando è tornato a casa si è fatto un caffé, e quando ci siamo svegliati, io e mia sorella, ci ha detto Ragazzi, mi chiamo Iules, con la I.
Ho sempre pensato che decidere il proprio nome a quarant'anni fosse una cosa giusta. Metterei una legge per la quale ognuno, a quarant'anni, o anche prima, se vuole può scrivere una lettera allo Stato dove dice che nel pieno delle facoltà mentali decide di cambiare nome. Anche il cognome. Poi se a uno gli piace il nome che porta lo può anche tenere. Come dovrebbe essere il battesimo, scegliere coscientemente il proprio nome sarebbe una cosa matura, per una persona e per uno Stato. Io, per esempio, non ho dubbi. Io lo so che se potessi mi chiamerei John Laser.
Mia nonna, sua madre, gli ha dato nome Jules perché leggeva i fotoromanzi su Grandhotel e c'era questo Jules che era un gran figo. Poi quando mio nonno è corso all'anagrafe per registrare suo figlio, su un bigliettino aveva scritto Jules con una calligrafia tremolante e mica si immaginava che Jules si leggeva alla francese. Lui all'impiegato dell'anagrafe gli ha detto iules, poi gli ha fatto vedere il bigliettino e l'impiegato ha compilato la scheda con lo sbavo.
Mio padre fino a quarant'anni si è firmato con una I che sembrava una J, era contento così, faceva un bel ricciolo sotto la I, una cosa quasi artistica, una felicità ogni volta che doveva firmare un assegno o un voto sul mio diario o una giustificazione per la scuola. Lo guardavo sempre con ammirazione ogni volta che firmava. Gli dicevo Babbo ma che bella firma, ma che bel nome.
Poi a quarant'anni gli arriva una lettera dallo Stato. Volevano chiudere la questione perché non erano mica sicuri che gli fossero arrivate tutte le bollette. Gli han detto Sig. Iules o Jules, si decida, le mandiamo un modulo da compilare e lei sceglie il suo nome una volta per tutte, noi le inviamo dei documenti nuovi di zecca e aggiorniamo tutte le sue pratiche, ma si decida, ché qua non ci capiamo niente. Allora mio padre è stato una settimana col mento appoggiato sul pugno, seduto al tavolo della cucina, per decidere come chiamarsi definitivamente da lì in poi. Una mattina, senza dir niente a nessuno, è andato a spedire il modulo. Quando è tornato a casa si è fatto un caffé, e quando ci siamo svegliati, io e mia sorella, ci ha detto Ragazzi, mi chiamo Iules, con la I.
Ho sempre pensato che decidere il proprio nome a quarant'anni fosse una cosa giusta. Metterei una legge per la quale ognuno, a quarant'anni, o anche prima, se vuole può scrivere una lettera allo Stato dove dice che nel pieno delle facoltà mentali decide di cambiare nome. Anche il cognome. Poi se a uno gli piace il nome che porta lo può anche tenere. Come dovrebbe essere il battesimo, scegliere coscientemente il proprio nome sarebbe una cosa matura, per una persona e per uno Stato. Io, per esempio, non ho dubbi. Io lo so che se potessi mi chiamerei John Laser.
Credo che mi chiamerei Nicole Supertramp.
RispondiEliminaO Lily Supertramp?
Eh, un bel problema.
E se a uno non ci andasse più bene quel nome lì?
Hm.
Credo che mi chiamerei Lily Reed.
Oppure Nicole Reed.
Eh, un bel problema.
no, si cambia una volta sola. Lo si deve fare responsabilmente, è una cosa importante :)
RispondiEliminaAllora dovrò trovare il modo di decidermi.
RispondiEliminaMagari chiederò un consiglio (: