Questa è la stanzetta della casa di Mosca in cui il conte Leone Tolstoj scrisse Resurrezione, La morte di Ivan Il’ič e Sonata a Kreutzer. Tremano un po' le gambe, quando si è lì. (Non per il timore. La foto l'ho fatta di sgamo dalla babushka che controllava la stanza, ma ormai erano quasi due settimane che giravamo per la Russia e avevo imparato a muovermi tra i divieti abbastanza agevolmente.)
La casa di Mosca della famiglia Tolstoj, ci dice una guida cartacea plastificata (quando entri, oltre a farti mettere le pattine, in ogni stanza ti danno un foglietto plastificato con la spiegazione della stanza in tante lingue, tra cui manca comunque l'italiano), è un rarissimo esempio sopravvissuto al tempo di casa in legno della nobiltà moscovita. Intorno c'è anche un bel giardino grande, dove poter passeggiare con le mani raccolte dietro la schiena, in silenzio, ascoltando gli uccelli, guardando i gatti passare, annusando i fiori e andando a sistemarsi sulla panchina posta in cima a una collinetta verde in fondo al parco, dove uno si siede e si sente subito intelligentissimo.
Ci sono tre cose della casa di Tolstoj a Mosca che vale la pena di riportare, e vado ora a elencarle:
La prima cosa sbalorditiva la si trova nel salone principale, quello per i ricevimenti, al piano di sopra, dove c'è un pianoforte. Sotto al pianoforte si vede bella distesa e a bocca spalancata una morbidissima pelle d'orso, di quegli orsi grossi e cattivi come ce ne sono solo in Russia e nelle fiabe. Beh, quell'orso lì, sul cui morbido manto spesso si adagiava Sòf'ja Andrèevna Bers, detta Sonja, coniugata Tolstàja, l'aveva ucciso proprio Lev Tolstoj durante una battuta di caccia, dopo che lo stesso orso dal morbido manto aveva quasi ucciso Lev Tolstoj.
Che a uno gli vien subito da pensare a che cosa ne sarebbe stato del mondo, se quell'orso dal manto morbido avesse ucciso Tolstoj. La guida della stanzetta non diceva altro, allora ho provato a cercare un po' su internet, ma non ho trovato niente, e avevo anche chiesto a Paolo Nori ma anche lui non lo sapeva, però mi piacerebbe scoprire a che età, indicativamente, l'orso dal pelo morbido e bruno rischiò di uccidere Tolstoj, e cosa avesse già scritto Tolstoj, e cosa invece doveva ancora scrivere. Che cosa ci saremmo persi, insomma. Sarebbe davvero un mondo diverso e inimmaginabile, che solo a pensarci mi scoppia la testa. (Se qualcuno ne sa qualcosa in più, e mi manda una mail, io quando lo incontro gli offro da bere.)
Le altre due cose degne di nota della casa di Tolstoj a Mosca si trovano nell'anticamera della stanzetta in cui Tolstoj scrisse Resurrezione, La morte di Ivan Il’ič e Sonata a Kreutzer. E la prima è che ci sono molte scarpe e attrezzi per fare le scarpe, e si scopre (o almeno, noi non lo sapevamo) che il conte Tolstoj aveva quest'hobby, anche un po' invasato, di fare le scarpe e gli stivali per i suoi amici. E dicono che fosse davvero un bravo scarpolino.
L'altra cosa strabiliante è che in un angolo dell'anticamera si vede una bicicletta. Gliel'avevano regalata che lui aveva già sessant'anni e più. E gliel'avevano regalata, penso, come a dire: guardi che bella trovata tecnologica, Conte, vuole provarla? Così lui ci è montato sopra, aveva già la barba lunga, ha fatto due o tre pedalate, poi piano piano ha imparato a usarla e, oh, si vede che gli piaceva davvero tanto, che sulla guida c'è scritto che a Lev Nikolàevič Tolstòj, scrittore dei più grandi dell'umanità, mezzo santone, conte nella Russia zarista, autore di svariati scritti come per esempio Guerra e Pace e Anna Karenina, fondatore di una specie di religione, filosofo dal pensiero finissimo, eccetera, gli piaceva da matti, al pomeriggio, girare in tondo per il cortile della sua casa di Mosca con la sua bellissima bicicletta che gli avevano regalato.
Appena l'ho saputo, e finita la visita, mi sono incamminato un po' per il giardino della casa, con le mani dietro la schiena, in silenzio, e ascoltavo gli uccelli, guardavo i gatti passare, annusavo i fiori, e sono andato a sistemarmi sulla panchina posta in cima alla collinetta verde in fondo al parco, mi sono seduto, sorridente, e, non lo so, come dirlo, ma mi sentivo a casa mia.
Tolstoj vs Orso: 22 dicembre 1858.
RispondiEliminaquindi avremmo solo Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, qualche racconto tra cui quelli di Sebastopoli e i due ussari, E BASTA. glom.
Eliminaecco, grazie.
RispondiEliminasi è guadagnata un vitalizio in bevute :)