venerdì 27 luglio 2012

Gli antieroi - speciale olimpiadi: Etienne Gailly, il combattente

La storia di Dorando Petri la conoscono tutti, chi più chi meno. Le olimpiadi di Londra 1908 furono caratterizzate dall'impresa del fornaio di Mandrio di Correggio e dal suo "fallimento di successo", per prendere a prestito un'espressione usata dalla NASA per la missione Apollo 13. In pochi conoscono le vicende dell'altra maratona di Londra, quella del 1948. In pochi conoscono la vicenda di Etienne Gailly.

Etienne Gailly era un ragazzo belga nato a Beringen nel 1922. Poco più che ventenne si trovò impiegato come paramilitare nella seconda guerra mondiale e rimase profondamente turbato dall'esperienza, in particolare dalle terribili devastazioni subite dal suo paese. La guerra è un affare terribile che sconvolge gli uomini. Un affare fatto di lunghi silenzi e di assalti esplosivi che ti assordano in un attimo. Di vite spezzate, di visioni e alterazioni nella percezione della realtà. In molti tra quelli che tornano vivi dalla guerra, di vita ce n'è poca se non quella espressa dai documenti di identità. Etienne Gailly era un corridore più che discreto, ma non in grado di impensierire i grandi nomi dell'Atletica mondiale. Dopo la guerra decise che avrebbe vinto una medaglia olimpica per onorare il suo paese. Impresa ardua e quasi impossibile, ma non lo era stato anche sopravvivere alla più atroce carneficina della storia d'Europa?

Arrivò a Londra nel 1948 come outsider e si iscrisse alla maratona, gara che non aveva MAI disputato in vita sua. Nessuno si occupò troppo di lui, inizialmente, ma a un certo punto il signor Gailly prese la testa della gara. In quei giorni Londra era preda di un forte caldo e di una inaspettata umidità, e Gailly fece l'errore di non preoccuparsene. A un certo punto rintuzzò persino gli attacchi del favorito, l'argentino Delfo Cabrera, poi resistette a un altro attacco da parte del coreano Choi. A quel punto era chiaro che il ragazzo faceva sul serio e rischiava di infilare la corsa della vita. Anche gli altri cominciarono ad avere paura.

La stanchezza aveva però indurito le gambe del belga, che cominciava a correre piuttosto scomposto e in maniera poco ortodossa. Un paio di rifornimenti saltati sottovalutando l'umidità e il caldo fecero il resto. Gailly arriva vicino allo stadio in evidente stato confusionale, ma ancora davanti a tutti. Lo stadio è tutto con lui ed esplode in un boato assordante.

Un urlo del genere dovrebbe, nelle intenzioni del pubblico, galvanizzare l'atleta e fargli ritrovare la forza perduta. È per questo che si fa il tifo, per aiutare. Gailly, stando alle cronache dell'Epoca, viene travolto da quell'urlo e il suo correre scomposto diventa uno zigzagare in diagonale, gli occhi fuori dalle orbite, lo sguardo assente. Il corpo di Gailly comincia a muoversi in maniera sempre più casuale e tutto lo stadio si immagina che debba cadere da un momento all'altro. Il belga finisce sul prato e veiene reindirizzato sulla pista, poi quando arriva sulla linea del traguardo, la mazzata finale, la campanella dell'ultimo giro. Non è finita. Un altro giro. 400 metri ancora. 400 metri di sofferenza pura, con il corpo che prosegue incurante di quel che la testa vorrebbe, mentre tutto lo stadio accompagna la scena esattamente come i rumori di una guerra. Silenzi interminabili di angoscia alternati a boati improvvisi. 400 metri che sembrano durare un'eternità. Alla prima curva Gailly va dritto, quasi uscendo di pista. I commissari si sbracciano dandogli la direzione e lui, miracolosamente si rimette in carreggiata. Intanto arrivano l'argentino Delfo Cabrera e il britannico Tom Richards che si affacciano sulla porta dello stadio, con una corsa stanca ma efficace. Gailly viene sorpassato prima da uno e poi dall'altro, ma non accenna a smettere il suo claudicante calvario. Lo stadio ora è ammutolito, in un'atmosfera irreale. Gailly avanza, si ferma, sembra cadere, no... avanza ancora, cammina a zig zag. Intanto da dietro si guarda la porta di Maratona per capire chi sta arrivando. Gailly prosegue imperterrito, combatte contro ogni suo demone e persino contro il suo stesso corpo, che vorrebbe fermarsi. Dopo un giro di pista che sembra durare un secolo, taglia il traguardo camminando e crolla a terra, completamente esausto. Lo stadio tira un unico grande sospiro di sollievo e poi si produce in una delle più grandi standig ovation che la storia olimpica ricordi. Medaglia di bronzo.

***

(Etienne Gailly non parteciperà alla premiazione della maratona, perché ancora in ospedale in condizioni gravi. Si arruolerà nell'esercito Belga e combatterà nella guerra di Corea con un commando delle Nazioni Unite insieme al fratello Pierre, che verrà ucciso in battaglia. Etienne, invece, perderà una gamba a causa di una granata. E non correrà mai più fino alla morte, nel 1971.)

1 commento:

  1. Anonimo9:13 AM

    http://portfolio.lesoir.be/v/sport/JO2012/belges_jo/1546_p-20000822-00LVUE_0JWNA4ZX.JPG.html

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