Gaio Sallustio Crispo ha consegnato in ritardo:
Non possum fidei causa imagines neque triumphos aut consulatus maiorum meorum ostentare, at, si res postulet, hastas, uexillum, phaleras, alia militaria dona, praeterea cicatrices aduerso corpore.
Io non posso esibire ritratti, trionfi o consolati dei miei antenati a mo' di garanzia, ma, se fosse necessario, le lance, lo stendardo, le medaglie e altre ricompense militari, ma soprattutto le cicatrici sul petto.
(è Gaio Mario che parla in Bellum Iugurthinum, 85 anzi LXXXV)
E ci sarebbe pure una citazione dall'Enrico V di Shakespeare, e sembra quasi un grido di battaglia per un futuro reading delle
Cicatrici:
Se è destino che si muoia, siamo già in numero più che sufficiente; e se viviamo, meno siamo e più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più. Anzi, fai pure proclamare a tutto l'esercito che chi non si sente l'animo di battersi oggi, se ne vada a casa: gli daremo il lasciapassare e gli metteremo anche in borsa i denari per il viaggio. Non vorremmo morire in compagnia di alcuno che temesse di esserci compagno nella morte. Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano; colui che sopravviverà quest'oggi e tornerà a casa, si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano. Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo: "Domani è San Crispino"; poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà: "Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino". Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno.
di Federico Pucci "
Cratete"
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