Quindicesima puntata
L'altra settimana, dopo la piscina, due polpastrelli della mano destra ci han messo quattro ore a tornare normali. Anulare e medio. Non ero stato a mollo poi moltissimo, un'oretta come al solito, e le grinze delle altre dita erano scomparse quasi subito. Quelle due dita no. Ci ho fatto caso mentre guidavo. Guidavo e mi guardavo le dita. Amleto al volante. Le ho guardate bene. C'erano qualcosa come cinque o sei spacchi verticali che seguivano la direzione del dito in lunghezza, ma piccoli, senza spessore. Tanto che ho pensato se mi ero fatto male o mi ero strusciato contro qualcosa di ruvido. Li toccavo, li strofinavo e niente, non sentivo niente, solo una superficie appena più indurita. Poi sono andati via, o almeno così credevo.
Il giorno dopo, sempre dopo la nuotata, i solchi son ricomparsi e non andavano più via. Erano più duri e la pelle intorno si era fatta più rossa. Si stavano espandendo. Ho incominciato a temere che fossero squame. Che sarei diventato un anfibio, un mostro marino, una pessima sirena. Che sarei diventato un tritone, come quegli altri, quelli di là, dell'altra corsia, che si fanno chiamare Uomini di Atlantide. Che non avrei più avuto una riproduzione sessuata che si possa dire tale. Poi però mi hanno rassicurato, erano solo funghi. Mai stato così contento di avere una cosa così sgradevole.
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