mercoledì 5 maggio 2010

Gloria

Una volta avevo una strana specie di ammirazione per quelli che lavoravano fino a stare male fisicamente. Del tipo che Hans Peter Ziegner, di Saalfelden (Austria), era in ospedale con l’ulcera e dopo che venne operato usciva dalla camera con il telefonino. Contro ogni raccomandazione dei medici telefonava in giro per smistare dei camion.

Alberto Miselli di Molinella ha avuto due infarti. Oggi guida ancora il camion e gira smadonnando se non viene caricato il suo container entro trenta minuti.

Una volta questi qui mi sembravano gente eroica. Nella loro evidente follia, li vedevo eroi dalla parte del giusto, come quelli che difendevano in montagna un avamposto sacrificando la vita per la vittoria finale. Oggi per loro provo un timido rispetto, perché mio padre mi ha insegnato che la gente che lavora va rispettata.

Però oggi non è più il rispetto che si tributa agli eroi, anche se folli. È più qualcosa di simile alla pena e alla compassione che si prova per le vittime. Per i matti che, senza un motivo, sono usciti in strada con una pistola contro un esercito e sono morti.

Pietà, compassione. Nessun eroismo. Vaffanculo.

1 commento:

  1. Mio padre mi ha insegnato che se per esempio incontri uno per strada che sta lavorando lo devi far passare per primo "chi lavora sempre prima mi diceva".

    Questo mi piace.

    Il fatto che si sia fatto venire due infarti al lavoro un poco meno.

    Giustamente rispetto ma non eroismo.

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