Tutto quel che so degli spogliatoi femminili è frutto di sbirciate furtive, voci da infiltrata, fonti affidabili.
Tutto quel che so degli spogliatoi femminili è che visti da fuori sono esattamente uguali ai nostri, stessi armadietti, stesse panchine, stesse cabine per cambiarsi con ganci ferma porta su due lati, stesse spalliere dove appoggiare gli accappatoi, stesse mattonelle e stesse macchinette asciugacapelli. Visti da fuori sono identici ai nostri e purtroppo un analisi più approfondita non è plausibile, anche maliziosamente casuale, perché il lato opposto agli spogliatoi è un’immensa vetrata e difficilmente puoi dire, involontariamente, di esserti perso. Ecco perché i più pudici e timorosi quando affrontano il corridoio che porta dai nostri spogliatoi alla piscina coperta, passando davanti alle porte perennemente spalancate degli spogliatoi femminili, voltano sempre il viso e si tramutano in noti meteorologi o in paesaggisti fiamminghi mentre con sguardo limpido e sereno contemplano la piscina olimpionica esterna e i cipressi che continuano a ondeggiare come nelle tele di Van Gogh.
Tutto quel che so degli spogliatoi femminili è che nessuna ti saluta, nessuna sorride, nessuna canta o fischietta, nessuna parla, sopratutto con le ultime arrivate. O fai parte del gruppo delle nuotatrici agoniste, o fai parte delle acquagym, o di quelle dello spinning, oppure sei un essere non identificato, pertanto non esisti. Goethe diceva che è l’uomo ad essere animale sociale mentre la donna può vivere in solitudine senza problemi. Non ne sono pienamente convinto ma le testimonianze sono persistenti e comprovate.
Tutto quel che so degli spogliatoi femminili è che dopo l’acquagym serale, in zona bagni, nella quarta doccia a partire da destra, sulla parete orientata ad ovest, c’è una matassa di peli e capelli così grande da far pensare alla depilazione integrale di un gorilla del Congo.
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