martedì 16 aprile 2013

E far l'amore - Come se fosse la prima volta - anche se il mondo muore

Un titolo lunghissimo. E intenso.
Proprio così.
Con questo titolo lunghissimo e intenso che fonde e unisce due titoli, uno nell'altro, senza cedere o perdere niente ma anzi potenziandosi a vicenda, nasce l'ultimo appuntamento che ci vede ospiti ancora una volta in quel di Soliera (Mo). Ultimo per questa rassegna, in futuro si vedrà.
Ci trovate questo giovedì 18 Aprile (che il prossimo per noi è Natale) alla Biblioteca Campori di Soliera (Mo) dalle 21.
Update: in previsione della grande affluenza ci spostano al Cinema Teatro Italia, vicinissimo, ma ovviamente molto più capiente. Sempre a ingresso gratuito.

E far l'amore anche se il mondo muore è il nostro ebook nato l'anno scorso dalla collaborazione con la Fondazione Ex-campo di Fossoli e presentato al Museo Monumento al Deportato di Carpi in data 15 Aprile 2012.
Come se fosse la prima volta è il meraviglioso e toccante documentario di Federico Baracchi e Roberto Zampa che ci fa vedere i campi di Aushwitz e Birkenau e ci fa sentire le voci, le considerazioni e i pensieri degli oltre seicento studenti (seicento studenti in 30 minuti, praticamente dei maghi) che l'anno scorso, in gennaio, tra gelo, orrore e comprensione, hanno affrontato il duro e vitale Viaggio della memoria sul treno da Fossòli a Cracovia. In quell'occasione, su quel treno, eravamo presenti anche Many e il sottoscritto e in qualche modo abbiamo cercato di raccontervelo.

Prima di cominciare a scrivere questo piccolo reminder stavo cercando un paio di riflessioni sulla Memoria, e in particolare vena iconoclasta, mi sono detto che, anche se Theodor Adorno nel 1949 sosteneva che " Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie", noi vorremmo provare a farvi sentire cosa devono aver passato quelle vite, anche se in minima parte, con tutto il divario presente tra le nostre scarse capacità e l'immane tragedia.
Poi ho controllato meglio e ho scoperto che nel 1966 Adorno si era rettificato da solo e giustamente scriveva"La sofferenza incessante ha tanto il diritto di esprimersi quanto il martirizzato di urlare; perciò sarà stato un errore la frase che dopo Auschwitz non si possono più scrivere poesie".

Tralasciando l'uso della forma impersonale per segnalare un proprio errore, la riflessione di Adorno è ancora oggi corretta, umana, valida per tutti casi in cui la memoria ci permette di non dimenticare stragi, massacri, guerre che hanno segnato le nostre società come cicatrici.
Non è forse un caso che in un paese così immerso nel Lete dell'oblio, tutti ci ricordiamo il divieto maledicente e però passivizzante dell'Adorno del 1949 e non il giusto grido del martire, attivo, perforante, che inchioda il mondo, e tutti noi con esso, alle nostre responsabilità.

Giovedì, se siam bravi, sentirete di nuovo quel grido.

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