giovedì 16 dicembre 2010

Sigarette spente (2)

Qui nella biblioteca della Sala Borsa c'è un signore, si chiama Gianni, è quello che si potrebbe definire un habitué della biblioteca.
Se passi un pomeriggio qua dentro, prima o poi lui ti incontra.
Ti incontra, sì, perché lui in biblioteca cammina, cammina moltissimo. Pensa, osserva i libri, gli scaffali, le persone, e guarda anche qualcosa che vede solo lui, ma sembra vederlo così bene quel qualcosa, che io non mi sento di dire che non esiste, quel qualcosa che vede Gianni, anzi, piuttosto mi viene da chiedermi cosa sarà, quel qualcosa che lui conosce e noi, invece, no.
Ieri Gianni era seduto ad un tavolino della pasticceria che c'è qui dentro alla biblioteca.
Per chi non la conosce, la biblioteca della Sala Borsa, a Bologna, è una biblioteca parecchio grande, con un atrio centrale molto spazioso dove la gente si incontra, si collega alla rete wireless del comune, osserva i resti del cardo e del decumano che stanno sotto al pavimento di vetro, si scalda, dà un occhio alle esposizioni temporanee che ci sono ogni tanto, si riposa, cucca... insomma, un posto vivo.
Per qualche tempo c'è stata anche una libreria, poi l'hanno tolta. In effetti era un po' strano che vendessero dei libri dentro ad un posto dove i libri si prendono in prestito e poi si riportano, gratis. Poi, a dirla tutta, io qualche libro ce l'avevo pure comprato, perché a casa ho ancora la tesserina fedeltà di quella libreria.

Ieri, dicevo, Gianni era seduto ad un tavolino lì nell'atrio, ed era l'unico tavolino con delle sedie libere.
Marta era uscita a comprare le sigarette e io volevo approfittare di quei dieci minuti per controllare delle mail.
Allora, invece di andarmi a sedere per terra, appoggiata al muro, ho chiesto a Gianni se potevo sedermi lì, vicino a lui.
Lui mi ha guardato come se dovesse prima avvertirmi di una cosa importante, poi mi ha detto: Ma io sono un poeta, lo sai questo?
Ho sorriso.
No, non lo sapevo che sei un poeta, so solo che ti chiami Gianni, perché un giorno mi hai salutato e ti sei presentato.
E lui ha continuato, come se non mi avesse ascoltato per niente.
Io sono un poeta bimba, quindi se ti siedi qui devi sapere che io dopo ti regalo una stella, te la lascio nel cielo stanotte, appena vien notte, e poi tu la prendi, la metti in tasca, e dopo ce l'hai sempre, la usi ogni volta che hai bisogno di una luce.
Bam!, ho sentito, al cuore: Bam!, un battito più forte, un'aritmia evidentissima, non un infarto, un'emozione, forte. Ho continuato a sorridere, di più, e oltre alla mimica è arrivato anche il suono del sorriso, quel suono che fa l'aria che esce dal naso quando la bocca non è spalancata.
Perché non era una risata aperta aperta, come me ne vengono a volte, era proprio un sorriso, più gentile di una risata.
Grazie, gli ho detto, è un pensiero molto bello.
Tu, sei molto bella, mi ha detto lui, mi ricordi Patty Pravo, No ragazzo no, no ragazzo no, del mio amore non ridere... La conosci, la conosci? Oh, il miiiio ragazzo, invece, ha riiiiso! E lì Gianni ha iniziato a parlare come se stesse recitando. Il miiiio ragazzo, beeeello, un uomo, beeeello, ah, se l'avessi visto! Ma lui, lui ha riiiiso! Del mio amore! Ha riso!
Schhhhhh, fai piano, gli ho detto, fai piano che ci sono le guardie, aspetta un attimo. Ho acceso il portatile, ho aperto iTunes e gli ho messo, a volume basso, Patty Pravo, La Bambola. Senti, ascolta Gianni. E ci siamo messi a cantarla piano tutti e due, lì sul tavolino della pasticceria della Sala Borsa.
L'abbiamo cantata tutta.

Quando mi ha salutato mi ha detto di ricordarmi della stella, che nel cielo c'era sul serio una stella per me, e poi si è allontanato, con le sue tre buste di plastica piene di non so che cosa.
Dov'è che vai?, ho avuto la curiosità di chiedergli mentre andava via.
A Monaco tesoro mio, a Monaco! Vado a riprendermi il mio amooore!
E mi ha tirato un bacio con la mano.

Io gli ho fatto Sì con la testa e ho continuato a guardarlo con lo sguardo più dolce che mi riusciva.
Poi ho riabbassato gli occhi sul portatile e ho visto che c'era iTunes che ancora andava. Ho alzato un po' il volume e la canzone faceva così: “perché se una rosa è una rosa da quando c'è il mondo io devo cambiare, perché se il mare e il cielo e il sole e il vento non cambiano mai, perché se l'amore è l'amore da quando c'è il mondo io devo cambiare, perché ci son già tante cose che stanno cambiando, l'amore non può”.

Pino Donaggio L'ultimo romantico, sento dire all'improvviso da dietro la mia sedia: è Marta. Mi giro e me la trovo lì, alle spalle, che legge sulla schermata di iTunes. E continua: Ma chi cazzo è Pino Donaggio, Ilke? Ma che cazzo di musica ascolti?
Niente Marta, lascia stare, lo dico sempre che mi vergogno di più a far vedere il mio iPod che la mia biancheria intima.
Ah, fa' te, e ci credo, fai bene! E allora, le mail? Chi t'ha scritto, robe importanti?
No, cioè sì, cioè, da Monaco, mi mandano delle stelle.

4 commenti:

  1. Te negli ultimi tempi porti tanta di quella emozione nella mia vita che io non lo so.

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  2. Ho linkato questo post in uno dedicato ai bibliotecari precari di Sala Borsa (è un po' nascosto, ma c'è).
    http://pellegrinablog.blogspot.com/2010/12/bibliotecari-necessari.html
    Spero non ti dispiaccia.

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  3. Ho visto ora Pellegrina, grazie. Purtroppo ho visto anche i nuovi orari di Sala Borsa... e "provate con l'ignoranza" è una frase che mi ricorderò di dire.

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