sabato 10 aprile 2010

Due volte al giorno

Percorrere la stessa strada, due volte al giorno, per anni, per andare al lavoro, vedere il susseguirsi delle stagioni sugli alberi, nei prati, le foglie, i boccioli, i frutti, colori che si accendono in primavera, il calor bianco estivo, l'afa e le zanzare, il rosso decadente dell'autunno, i paesaggi azzerati dalla neve, vecchiette che ogni giorno seguono il percorso preciso verso i fornai, la preoccupazione che ti assale quando qualcuna di queste vecchiette non la vedi più, i bambini con le cartelle verso scuola e randagi giocherelloni in vacanza, i corpi al volante che arrancano sul tragitto inverso, i fiori sbocciano e appassiscono, gli incroci calcolati al millesimo di secondo, le curve automatiche, autotrasportatori con le foto di Padre Pio sul retro e lo pseudonimo radioamatoriale sul muso, il mercato nomade di paese in paese, giorno per giorno, furgoncini della pescheria e del salumiere a bloccare il traffico, il lambrusco sulle viti e i trattori verso le cantine, edicole all'apertura e all'ora di chiusura, baristi assonnati la mattina e ipertesi la sera, le file alla fermata dell'autobus, piumini e allergie, il sole nascente da una parte e morente dall'altra, percorrere la stessa strada, due volte al giorno, per anni, per andare al lavoro, incattivisce.

1 commento:

  1. a quanto pare qualcuno dal fronte nel 1917 scrisse a casa HO L'IMPRESSIONE DI PERDERE A POCO A POCO QUELLO CHE AVEVO DI BUONO MA COMUNQUE MI SENTO DI GIORNO IN GIORNO PIù POSITIVO

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