«Tra i continui lampi caddero alcune gocce, esitanti, dividendo così i porteños in quei due partiti che, diceva Bruno, si formano sempre nelle soffocanti giornate d'afa estiva: quelli che, con espressione scettica e amareggiata, già un po' stereotipata dall'esperienza di cinquant'anni, affermano che non succederà niente, che le imponenti nuvole finiranno per sciogliersi e che il giorno dopo il caldo sarà ancora peggiore e molto più umido; e quelli, ingenui e speranzosi a cui basta un inverno per dimenticare l'oppressione di quelle giornate atrioci, i quali annunciano che le nuvole faranno piovere subito stanotte o, nella peggiore delle ipotesi, non oltre domani.
[...]
Insomma, i temporali estivi di Buenos Aires dividono gli abitanti, come in qualsiasi altra grande città del mondo, in pessimisti e ottimisti. Divisione, come spiegava Bruno a Martín, che esiste a priori, ci siano o meno temporali, ma che si rivela solo a certe condizioni, come un'immagine quando si sviluppa una lastra. E, diceva anche, se questo vale per qualsiasi regione del mondo dove esistono esseri umani, è indubbio che in Argentina, e soprattutto a Buenos Aires, la proporzione dei pessimisti è molto più alta, per la stessa ragione che il tango è più triste della tarantella o della polca o di qualsiasi altro ballo di qualunque altra parte del mondo.»
(da Sopra eroi e tombe, Ernesto Sábato, Giulio Einaudi editore, Parte seconda - capitolo sesto, versione ebook)
Bello, soprattutto la parte prima dei puntini. Vergogna mia che non ho mai letto niente di questo autore. Vergogna tua non averne menzionato il traduttore: Jaime Riera Rehren.
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