Ventunesima puntata
Se appena ti stacchi dal bordo senti che nel darti la spinta la pelle sotto la pianta del piede, per una minuscola frazione di secondo, si muove tutta, va tutto bene.
E mentre sei sotto a mulinare solo con le gambe a due millimetri dalle piastrelle del fondale e dentro di te senti di avere tanta aria come un hangar per aeroplani, stiamo migliorando.
Quando dopo emergi e cominci a slungarti e a pigiare tutta quella massa d'acqua e ti accorgi che dalla foga ti si è arricciata la cuffia sopra l'orecchio, vuol dire che cominci a essere veloce.
Se poi tutte le bolle che butti fuori dal naso ti rimbombano in testa come i motori di un B-52 e mentre incroci casualmente, arto contro arto, il nuotatore dell'altra corsia, il suono è un "Ciach!" secco e duro, ti senti forte e sicuro.
E poi ti accorgi che, mentre giri la faccia per respirare, il tuo braccio, l'avambraccio e la superficie dell'acqua formano nel tuo occhio un triangolo immaginario che ti sembra la pinna metafisica di uno squalo, e ti monta dentro qualcosa.
Che poi se senti che dalla punta della tua testa, in un posto imprecisato, tra la fine della fronte e l'inizio della calotta cranica, come per una strana kundalini, ti nasce un'onda, la tua onda, che crei, fai salire, trascini e spingi via, allora ti senti davvero velocissimo.
E se alla fine, arrivato dall'altra parte, in attesa che le tartarughe davanti a te prendano un po' il largo per non doverle tallonare, di colpo e senza pensarci ti accartocci e fai una capriola all'indietro, allora stai veramente diventando supersonico... oppure sei solo incazzato nero.
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