lunedì 1 febbraio 2010

La cosa più morale del mondo

(sottotitolo) Un amico sincero a volte fa male-malissimo

La Claudia Malavasi era una gran figa. Era una di quelle ragazze che ti ipnotizzavano, almeno a me. Io ne ero cottissimo. La Claudia Malavasi suonava il flauto. Faceva il conservatorio, non so a che anno fosse. Una volta l'avevano chiamata a far finta di suonare nella pubblicità dei Ferrero Rocher, quella dove un lui e una lei sono a teatro e si apre un sipario e c'è della gente che suona e parte la musica cogliona dei Ferrero Rocher. Era prima che Ambrogio si facesse sfruttare dalla riccona capitalista che aveva voglia di qualcosa di buono. La Claudia Malavasi credeva che i dischi di musica pop si registrassero dal vivo, come fanno le orchestre con la classica. Una cosa abbastanza ingenua per una musicista di circa 18/19 anni, ma la Claudia Malavasi era abbastanza ingenua, a volte. Il che non sminuiva il fatto che fosse una gran figa.

La Claudia Malavasi si mise con Buccia. Buccia in realtà si chiamava Marco Silvestri. Giocava a pallone con me, io ero terzino e lui ala. Era veramente forte e faceva un sacco di gol. Andavamo d'accordo, anche se lui era un fighino e io uno sfigato. Non so perché gli venne dato il nome Buccia, non so neanche cosa volesse dire. So solo che se lo chiamavano Buccia i grandi non diceva nulla, se lo chiamavamo Buccia io o gli altri, invece, si incazzava. Buccia aveva un amico del cuore che si chiamava Pietro Cavani. Pietro Cavani era stato in classe con me dalle elementari alle superiori dove le bocciature ci separarono. Pietro Cavani venne chiamato per qualche tempo "gene", non so se come abbreviativo di "genetica" o che. Poi un giorno si cominciò a chiamarlo "il Robboso" o “Robbo” e anche qui il motivo mi è ignoto visto che la droga era un affare decisamente ancora leggero dalle mie parti (sarebbe diventato pesante solo tempo dopo e non certo per lui).

Buccia era un ragazzo felice. Aveva una bella ragazza che lo amava, aveva tanti amici di cui uno preziosissimo. Poi un giorno si decise di andare in quella che si chiamava ancora Cecoslovacchia. Il muro di Berlino era appena caduto e si ironizzava sulle cecoslovacche, ponendo l'accento sulla parte bovina della nazionalità e chiamandole, con virile e codarda ironia, cecosloporche, cecoslozozze, cecoslotroie. Insomma, si andava a fare quello che oggi vien chiamato "turismo sessuale". Alcuni maschi negavano, ma si diceva avessero la coda di paglia. E si scherzava. Robbo scherzava poco sull'argomento. Lui non sarebbe andato a Praga. Ma scherzava poco e nessuno capiva perché. Nessuno se lo chiedeva, a dire il vero.

Comunque, Robbo scherzante o no, le ragazze dei partecipanti alla spedizione cecoslofiga venivano pungolate ogni giorno dai restanti membri (pardon) della compagnia del bar, con allusioni e battute sempre più grevi. Ognuna fingeva indifferenza oppure scommetteva con cieca fiducia sulla fedeltà del proprio ragazzo. Anche la Claudia Malavasi, a dire il vero, scherzava un bel po’ sull'argomento, ma lo faceva con simpatia e una buona dose di senso dell'umorismo.

Poco prima di partire però accadde una cosa strana. Robbo andò da Buccia, lo chiamò in un angolo e gli disse molto candidamente che, secondo lui, la Claudia Malavasi lo stava puntando. Insomma, gli fece capire che forse era il caso di dubitare della fedeltà della sua amata. Buccia ribatté che sicuramente l'amico suo si era fatto un'idea sbagliata e lo ringraziò dell'avvertimento. Robbo però non aveva ancora finito il suo discorso. Disse con Buccia che se la Claudia Malavasi ci avesse provato, lui ci sarebbe stato alla grande. Disse per la precisione che lui non avrebbe fatto nulla per incitarla, ma qualora lei ci avesse provato lui avrebbe fatto quello che ogni uomo avrebbe fatto con una gran bella figa.

Buccia si incazzò non poco. I due discussero animatamente e quella sera si lasciarono con una certa acrimonia. Il giorno seguente Buccia partiva per Praga. Si era appena dopo Natale, il 28 o il 29, una cosa così.

L'ultimo dell'anno, con quelli rimasti a casa, si andò tutti a cena da un amico. Poi a Bondeno di Suzzara, in provincia di Mantova. C'era una festa enorme, si diceva. Eravamo tutti ubriachi. Durante la spedizione a Bondeno di Suzzara, Robbo e la Claudia erano sul sedile posteriore della macchina di nonricordochi. La Claudia, che era una gran figa, quel giorno era in tiro particolare e ricordo che aveva una specie di boa di struzzo e un vestito luccicante che ne esaltava le forme e le tette, delle tette decisamente belle.

Narra la leggenda che disse al Robbo "Marco va con le cecoslovacche e io vado con gli italiani" prima di sprofondare con lui sul sedile posteriore. Non entrarono nel locale dove c'era la megafesta a Bondeno di Suzzara. Rimasero lì a fare quello che un uomo e una donna che si attraggono reciprocamente fanno, senza pudore.

Il giorno dopo qualcuno sapeva già del fattaccio, ma si pensò di non dire nulla o commentare. La faccenda rimase un segreto tra iniziati. Un paio di giorni e i partecipanti alla spedizione oltrecortina ritornarono. Robbo andò SUBITO da Buccia e gli raccontò, per filo e per segno, ogni cosa nei minimi dettagli. Buccia si incazzò non poco, si sentì tradito dalla sua donna e dal suo migliore amico.

Buccia e la Claudia Malavasi si mollarono. La Claudia Malavasi non si mise con Robbo, ma restò sola per un po’ e con la reputazione macchiata.

Tutta la compagnia diede del bastardo a Robbo per quello che aveva fatto. Solo io e mio fratello, ricordo bene questa cosa, dicemmo che Robbo era "un grande, forse il più grande di tutti". Robbo infatti ci disse poi che "tanto lei lo avrebbe fatto comunque o con me o con un altro". Nessuno capì l'estremo rigore morale alla base della sua decisione.

Robbo tempo dopo sparì dalla compagnia. Nessuno lo vide più. Lasciò in bar e in bottega dei conti da pagare enormi che saldò dopo mesi di sacrifici e ristrettezze.


(da un racconto di Tiziano Fiorveluti – storia vera, nomi inventati ma plausibili)

2 commenti:

  1. è un po'la risposta novese a quello che mi chiedevo retoricamente qualche giorno fa: cosa fanno le mogli/fidanzate/morose dei puttanieri?

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  2. e soprattutto gli amici dei puttanieri.

    Non è comunque una storia novese, ma un po' più a sud, mica di tanto.

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