mercoledì 8 maggio 2013

Trucchi della borghesia (85)

[Siamo circa nel 1930 e la famiglia Joad è partita dall'Oklahoma. Là erano mezzadri, ma sono stati sfrattati dall'arrivo della tecnologia nell'agricoltura, cioè dai trattori e dalle banche; allora i Joad si sono messi in viaggio verso ovest, come tutta una gran massa di gente delle loro parti. Ora sono accampati con altre famiglie in viaggio verso la terra dell'abbondanza, sono circa a metà strada, è notte e i maschi stanno facendo filosso sotto il portichetto del padrone del campeggio.]
«Per fortuna che questa vita non ha da durare ancora molto.» Disse Pa. «Tra un po' arriviamo nell'ovest e lavoreremo, e ci faremo un pezzetto di terra da coltivare e con dell'acqua.»
Vicino al bordo del portico stava un uomo coperto di stracci. Aveva una giacca nera tutta strappata. La tela della tuta da lavoro era bucata sulle ginocchia. La sua faccia era nera per la polvere e rigata dov'erano passate le gocce di sudore. Girò la testa verso Pa. «Voialtri dovete avere un bel po' di soldi.»
«No, non abbiamo soldi,» disse Pa. «Ma siamo in tanti e siamo buoni lavoratori. Hanno degli stipendi buoni là, e noi li metteremo tutti insieme e ce la faremo.»
Lo straccione guardò Pa mentre parlava, poi si mise a ridere, e la sua risata divenne via via più sguaiata. Tutte le facce si girarono verso di lui. La risata incontrollata dello straccione lo fece tossire, con gli occhi rossi e bagnati, quando infine riuscì a controllare gli spasmi. «State andando là... Oddio!» Ricominciò a ridere. «State andando là e avrete... degli stipendi buoni... Oddio.» Si fermò e poi riprese, sornione, «Andate a raccogliere le arance, forse? A raccogliere le pesche?»
Il tono di voce di Pa si fece più solenne. «Andiamo a fare quel che c'è da fare. Hanno un bel po' di lavori da offrire là.» E lo straccione ricominciò a ridacchiare sotto i baffi.
Tom si stava irritando. «Cos'è che ci trovi poi da ridere?»
Lo straccione si mise zitto e guardò indisponente le assi del portico. «Voialtri andate tutti in California, scommetto.»
«Te l'ho detto,» disse Pa. «Non devi mica tirare a indovinare.»
Lo straccione disse lentamente, «Io, beh, sto tornando indietro. Vengo da là.»
Le facce si girarono di scatto a fissarlo. Lui stava rigido [...] «Sto tornando indietro a morir di fame. Preferisco finire di morire di fame a casa mia.»
Pa disse, «Cosa stai dicendo? Ho un volantino che dice che gli stipendi sono buoni, e prima avevo anche visto sul giornale che là gli serve della gente per raccogliere la frutta.»
Lo straccione si girò verso Pa. «Non ce l'avete un posto dove tornare?»
«No,» disse Pa. «Ci hanno mandati via. Hanno messo un trattore davanti alla casa.»
«Non tornereste indietro comunque?»
«Certo che no.»
«Allora non voglio mica darvi dei pensieri,» disse lo straccione.
«Per forza che non mi dai dei pensieri. Ho qui un volantino che dice che là gli servono delle persone. Non ha mica senso che stampino dei volantini se non gli servono delle persone. Costa dei soldi stampare i volantini. Non li avrebbero mica distribuiti se non gli servissero davvero delle persone.»
«Non voglio darvi dei pensieri.»
Pa disse irritato, «Ma ci stai prendendo per il culo. Adesso non puoi mica stare zitto. Il mio volantino dice che là gli servono delle persone. Te sei lì che ridi e dici che non è vero. Chi è dei due che dice delle baggianate?»
Lo straccione guardò Pa negli occhi. Sembrava dispiaciuto.
«Il volantino ha ragione,» disse. «Là gli servono delle persone.»
«E allora perché sei qui a istigarci con le tue risate?»
«Perché non sapete che tipo di persone gli servono, a quelli là.»
«E cioè?»
Lo straccione si decise. «Dimmi un po',» disse, «quante persone stanno cercando sul tuo volantino?»
«Ottocento, e solo in un posto, un posto piccolo.»
«È un volantino arancione?»
«Be'... sì.»
«C'è scritto il nome del tipo, così e cosà, contratto di lavoro?»
Pa tirò fuori dalla tasca il volantino ripiegato.
«È vero. E te come lo sai?»
«Guarda,» disse l'altro, «Non ha mica tanto senso. Quel tipo là vuole ottocento persone. Così stampa cinquemila di quelle cose lì e magari lo leggono in ventimila. E magari due o tremila persone si mettono in viaggio per quello che c'è scritto su. Perché è gente che sta andando via di testa dalla preoccupazione.»
«Ma non ha mica senso!» si lamentò Pa.
«Non ce l'ha finché non vedi il tipo che li ha fatti distribuire. Lo vedrai, lo vedrete, o vedrete qualcuno che lavora per lui. Sarai là a campeggiare in riva a un fosso, te e altre cinquanta famiglie. E lui verrà a vedere nelle vostre tende e guarderà se avete ancora qualcosa da mangiare. E se non hai niente, allora dice 'Vuoi un lavoro?' e te gli rispondi 'Volentieri, signore. La ringrazio che mi dà la possibilità di lavorare.' E lui dice 'Puoi servirmi.' E te rispondi 'Quando comincio?' E lui ti dice dove devi andare, e quando, e poi va via. Magari gli servono duecento persone, così lui parla con cinquecento, e quelli lo dicono a degli altri, e quando ti presenti sul posto, ci saranno un migliaio di persone. Allora il tipo dice 'La paga è di venti centesimi all'ora'. E magari sentendo così la metà delle persone va via. Ma ne rimangon poi sempre cinquecento, che sono così affamate che lavorerebbero per dei biscotti. Be', così quel tipo lì ha pronti i suoi contratti per raccogliere le pesche o il cotone. Capito? Più persone arrivano, e più han fame, meno lui le paga. E sceglie quelli con dei figli, se può, perché... ma basta, non voglio darvi dei pensieri.»

(John Steinbeck, The Grapes Of Wrath, cioè Furore, cap. 16; 1939; la traduzione - un po' libera - è mia, e perciò me ne scuso.)
Ho ripensato a questo pezzetto di Steinbeck dopo che stamattina ho sentito alla radio che la Germania ultimamente appiccica in giro per l'internet delle offerte di lavoro per giovani laureati italiani. O meglio: non fa richieste precise, ma dice proprio Venite qua da noi che c'è da lavorare. E dopo ho letto che l'immigrazione italiana in Germania è cresciuta del quaranta percento o giù di lì. E mi verrebbe da dire che i giovani laureati italiani sono i nuovi contadini dell'Oklahoma.

3 commenti:

  1. la traduzione - un po' libera - è mia,

    Bravo

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    1. il suo "Bravo", diobono, mi fa arrossire.

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  2. E direi che hai decisamente ragione!!!

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