mercoledì 10 febbraio 2010

La Musica del Mondo

Ultimamente mi sento un po' accerchiato da un personaggio e dai suoi effimeri o concreti segnali di rimando, un po' come Wile E. Coyote quando lancia una freccia esplosiva firmata ACME e dopo esser uscita dallo schermo se la ritrova alle spalle.

Più di un mese fa, alla radio, radio 2, trasmissione Dispenser, tanto per esser precisi, ascoltavo la vita di Nikola Tesla. Tra le scoperte e le meraviglie, ho sentito, e m'è rimasto impresso, che odiava il suo illustre collega e datore di lavoro Thomas Edison, che, incapace di senso dell'umorismo, si licenziò per una battuta infelice dell'illustre americano e che si ritrovò a scavare fossati sempre per l'azienda di Edison prima di crearsi una società in proprio.
Nella mia mente, alquanto ingenua in questo filone agiografico, per tutto il programma Tesla continuava ad avere le sembianze di David Bowie, come s'era visto nel film The Prestige, magari più brutto e senza occhi bicolori, ma pur sempre slavo nella pelle, nei capelli e negli occhi.

Qualche sera dopo Micamat, un amico di Sant'Arcangelo di Romagna, mi regala 100 dinari serbi e immaginate la mia sorpresa: eccolo lì. Nikola Tesla, in tutto il suo splendore. Moro, baffi e occhi scuri, giacca grigia e camicia bianca, in posa aristocratica da pensatore. Sembrava lo zio di Kafka.
Quella sera stessa mi son ricordato di Coffee & Cigarettes dove Meg e Jack White (mio sosia - o io il suo) parlano di Tesla e di una bobina costruita dal mio doppelgänger.

Finalmente oggi ho avuto modo di rivedere quell'episodio e di rifletterci un po' su. Il pianeta terra come cassa di risonanza acustica. Ecco cosa pensava Tesla. Il mondo come un'immensa struttura in grado di amplificare e condurre, riverberare e disperdere i suoni che la vita produce. Un'immagine seducente, certo affascinante ma forse non così amabile.
Poi non stupitevi se certe mattine avete mal di testa e non sapete perché.

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