sabato 26 dicembre 2009

La Rivoluzione Sdrucciola ovvero i Diari delle Clarks

Caro Dottor Perry, con questa mia sono a dolermi del suo intervento sul rapporto tra lotta studentesca e Clarks da lei evidentemente travisato,seppur mi auguro in buona fede.
Nel suo stralcio esemplificativo su una dinamica così perniciosa et oscura, temo che sia caduto in una trappola maieutica e forse revisionista approntata dalle ideologie dominanti (cfr: http://alfredoperry.blogspot.com/2009/12/in-disuso.html).
Mi permetto quindi di proporle la mia versione di questa lotta tutt’altro che impari tra gli Anfibi dell’ordine e le Clarks rivoluzionarie. A parer mio i due modelli semiotici e calzaturieri si fondano su principi diametralmente opposti et oppositivi: laddove gli Anfibi si pongono come oggetto stabile, definito, inamovibile, radicato al suolo, come se fosse artigliato allo stesso, e soprattutto impermeabile da qualsivoglia sostanza o elemento, in definitiva identitario e pertanto fascista (Dio, Patria e Anfibio era un grido controrivoluzionario, ancora in voga, ahinoi, tutt’oggi, a dimostrarne la natura gerarchica, irremovibile e statuaria), le Clarks, grazie alla morbidezza, al calore e alla levigatezza che naturalmente le connota, si prestano all’incontro, alla partecipazione con l’altro e a un potenziale elevatissimo (da lei stesso registrato) di scivolamento. Tale proprietà, lungi dall’essere problematica o negativa, rispondeva perfettamente alle necessità strategiche imposte dallo scontro in atto. Traendo ispirazione (se in modo sciente o no sarà da verificarsi presso altra sede) dall’Arte della Guerra di Sun-Tzu e dalla cosiddetta teoria dei vuoti e dei pieni e riadattando le dinamiche complesse e spiraliformi scaturite dal Teatro-danza della compianta Pina Baush, i rivoluzionari, impossibilitati in una lotta equa sul piano di aderenza alla res terracea, grazie alle Clarks, hanno introdotto uno slittamento strategico ed empirico al fine di costringere gli avversari su un nuovo campo di battaglia. Appropriandosi letteralmente della definizione marxista sulla modernità (All that solid melt in to air – Tutto ciò che è solido diventa aria) i rivoluzionari hanno più volte costretto i terrei e schmittiani anfibi a confrontarsi con l’eterea danza del caos aereo clarksiano-spinozista. La letteratura a tal proposito è colma di testimonianze sul potere obliquo e sdilinquente delle Clarks, che grazie all’insita instabilità et volatilità, hanno permesso ritirate, contrattacchi e accerchiamenti, se si vuole rocamboleschi ma certamente impensabili con qualsiasi altra calzatura.
Oserei infine affermare che la guerriglia urbana, complicatissima arte, non avrebbe avuto luogo senza codesta re-invenzione.
Con l’augurio di averla distolta da un facile approccio hobbessiano e mercantilistico sull’evento le propongo caldamente di unirsi alla Internazionale Clarkistica per partecipare anche lei alla costruzione di un avvenire oltremodo emozionante, scintillante e schettinante.
Alla sua adesione le forniremo un prontuario con segnalati tutti i migliori reparti di traumatologia d’Italia.

Sinceramente e scivolamente suo

Dott. Carlo Dulinizo

1 commento:

  1. Anonimo4:15 PM

    Esimio Dulinizo Dottor Carlo,
    incasso con lo spirito intellettuale, che da sempre filtra le nostre burrascose conversazioni, questo round...
    rimandando in sede teorica un riarmo e un contrattaco quantoprima immediati...
    rimandando, invece, in sede pratica un bel caffè a gennaio.

    suo,
    perry alfredo
    (elettricista)

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