«La fedeltà incondizionata al Santo Padre è un valore di sinistra,» commenta infastidito il leader dell'opposizione Weimar Velcroni, «è urgente definire un confine netto tra la satira e l'insulto,» e aggiunge «questo fantomatico Giuseppe Garibaldi non fa nemmeno ridere».
Perentorie le dichiarazioni del Vaticano, che si trova impegnato a pieno ritmo nel tentativo di salvare la vita della giovane malata terminale per la quale il tribunale ha imposto la sospensione del sostentamento vitale. «E' un pessimo momento per la Chiesa e per la società civile,» commenta il cardinal Rovina «insulti da una parte, eutanasie dall'altra».
Rincara la dose il Garibaldi, il quale deposita il proprio testamento e ne rende nota la clausola finale: «Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo, e della confusione che sovente vi succede, s'inoltra, e mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga coll'impostura in cui è maestro, che il defunto compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico: in conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare, in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare. E che solo in stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente di Torquemada»
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